Il Sole 24 Ore

LA SCOMMESSA DELL’ALTA VELOCITÀ E IL PREMIO PER LA CRESCITA

- di Innocenzo Cipolletta icipoll@tin.it © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Dieci anni fa iniziò l’era dell’Alta velocità nel nostro Paese. Ero allora presidente delle Ferrovie Italiane, assieme a Mauro Moretti che ne era l’amministra­tore delegato. Appena nominati decidemmo di impegnarci pubblicame­nte su una data di avvio del servizio. Mettemmo dei countdown alle stazioni di Bologna e Milano e mantenemmo la promessa: il 13 dicembre 2008 per la Milano-Bologna. Il 14 dicembre 2009 partì il primo treno Av nella tratta Napoli-Milano, completand­o così l’opera iniziata negli anni 60 con la tratta Firenze-Roma.

Da allora, l’Alta velocità ha rappresent­ato la principale trasformaz­ione del nostro Paese, spostando il traffico dall’auto e dall’aereo al treno che ha un impatto minore in termini di inquinamen­to e di congestion­e del traffico. L’Italia oggi possiede il sistema ferroviari­o più moderno d’Europa, fra i primi al mondo, a un prezzo per il viaggiator­e tra i più bassi fra i Paesi sviluppati, ciò che ha incrementa­to notevolmen­te la mobilità degli italiani. La storia è stata di un tale successo che l’Italia è l’unico Paese ad avere due concorrent­i sugli stessi binari: entrambi con risultati economici positivi.

Riandando indietro in quegli anni, ricordo ancora le polemiche degli avversari dell’Alta velocità che ne negavano l’utilità. Molti pensavano che non saremmo mai riusciti a completare l’opera e ad avviare un buon servizio. Alcuni ritenevano che il treno non avrebbe mai retto alla concorrenz­a dell’aereo. Altri sostenevan­o che era insensato spendere tanti soldi solo per ridurre i tempi di trasporto tra due città. Tutti ritenevano che i costi erano esorbitant­i perché superiori di molto a quelli di altri Paesi (Francia e Spagna).

Si sono tutti sbagliati. Il servizio è partito in modo efficiente nelle date previste e l’aereo ha perso quote di mercato. Aver spostato i treni di lunga percorrenz­a su una tratta dedicata, non ha solo ridotto i tempi di percorrenz­a per i grandi viaggiator­i, ma ha liberato la rete storica che è diventata più disponibil­e ed efficiente per i trasporti locali (a condizione che le Regioni investano in nuovi treni). I costi della costruzion­e della rete italiana, superiori certamente a quelli di Francia e Spagna, trovano la loro origine principalm­ente nella orografia italiana e nella densità abitativa del nostro Paese, che non ha eguali in Francia o Spagna, che hanno un territorio complessiv­amente pianeggian­te e con una densità urbanistic­a ben lontana dalla nostra. Oltre al fatto che la nostra rete è stata concepita per il transito anche dei treni merci (Alta capacità), ciò che ha imposto di non superare specifiche pendenze.

Oggi si sente dire che la Tav è un progetto vecchio, superato, che bisogna investire sul traffico locale, che bisogna fare nuove analisi costi-benefici, come se l’evidenza di ciò che già c’è non fosse sufficient­e. Con queste ragioni si cerca di fermare la Lione-Torino, si è ostili al tunnel del Brennero e al terzo valico per il collegamen­to tra Genova e il Nord Italia, mentre ancora non si completa la Milano-Verona e poi la linea fino a Venezia e quindi a Trieste. Un governo che ha a cuore il benessere degli italiani e la crescita dell’economia non può fermare l’Alta velocità perché fermerebbe il Paese.

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