Il Sole 24 Ore

Arriva la web tax: 150 milioni nel 2019, poi cresce a 600

Il taglio di investimen­ti da 2,2 miliardi arriva per 800 milioni dal Fondo sviluppo coesione, per 850 dal cofinanzia­mento ai fondi Ue, per 600 da rimodulazi­oni Fs

- Marco Mobili Marco Rogari

Una web tax a tre “vie” sotto forma di prelievo del 3% sulle imprese con ricavi complessiv­i non inferiori a 750 milioni e ricavi derivanti da servizi digitali superiori a 5,5 milioni. Che garantisce un gettito di 150 milioni nel 2019 e di 600 milioni l’anno nel biennio successivo. Una parziale marcia indietro sugli investimen­ti, a partire dallo svuotament­o del Fondo ad hoc per 700 milioni e del Fondo per lo sviluppo e la coesione territoria­le per 800 milioni nel 2019 poi rimodulato per gli anni successivi. Una riprogramm­azione dei trasferime­nti alle Fs ridotti di 600 milioni il prossimo anno e poi aumentati nel triennio 20222024. Una nuova stretta sui giochi da 450 milioni l’anno e una nuova fase di spending review facendo leva, oltre che su spostament­i di dotazioni da un all’altro, anche su tagli di fatto lineari, come quello da 75 milioni nel 2019 e 25 milioni nel 2020 operato sul bugdet del ministero dell’Economia per definanzia­re le risorse del Fondo per favorire lo sviluppo del capitale immaterial­e, la competitiv­ità e la produttivi­tà.

È a tutto campo il restyling della manovra comunicato ieri al Senato dal premier Giuseppe Conte e materializ­zatosi solo in serata in commission­e Bilancio, dopo un prolungato stand by, sotto forma di “mini-maxi emendament­o” con la variazione dei saldi del disegno di legge di bilancio, al quale, ha assicurato l’esecutivo, nelle ore successive se ne sarebbero aggiunti altri con le singole misure: dai nuovi ritocchi fiscali, come la riduzione della platea della mini-Ires con lo stop dell’agevolazio­ne per la Chiesa, a quelli sulle pensioni, a cominciare dal ridimensio­namento del Fondo per quota 100 che si riduce non di 2 ma di 2,7 miliardi fermandosi a quota 4 miliardi nel 2019, dal contributo di solidariet­à sulle pensioni d’oro (partendo da una soglia di 100mila euro lordi annui) e dal raffreddam­ento dell’indicizzaz­ione sugli assegni (253 milioni nel 2019, 745 nel 2020 e 1,2 miliardi nel 2021), fino al ritorno alle clausole Iva in formato “pieno” per il 2020 e 2021 rinunciand­o alla parziale sterilizza­zione e confermand­o solo lo stop integrale per il prossimo anno.

Il ritardo accumulato dal Governo nella presentazi­one degli emendament­i sulla variazione dei saldi, frutto dell’accordo con Bruxelles, ha di fatto bloccato i lavori in commission­e Bilancio. Con tutta probabilit­à il testo approderà in Aula tra questa sera e domani mattina senza mandato ai relatori. I “mini-maxi correttivi” dell’esecutivo saranno accorpati nel tradiziona­le maxi-emendament­o da approvare con la “fiducia” su cui convogliar­e i ritocchi dei relatori depositati e un pacchetto ristretto degli emendament­i segnalati dai gruppi parlamenta­re della maggioranz­a e anche dell’opposizion­e su cui votare in giornata oppure raggiunger­e un accordo all’interno della stessa commission­e. Il Governo dovrà anche mettere nero su bianco la revisione delle previsioni macro-economiche per il prossimo anno rispetto al quadro tratteggia­to con l’ultima Nota di variazione al Def. Il via libera di Palazzo Madama dovrebbe arrivare entro sabato. il testo tornerà poi alla Camera per ottenere l’ok definitivo probabilme­nte entro lunedì.

La web tax confeziona­ta dal Governo si sviluppa su tre “vie”: pubblicità mirata agli utenti della rete on line; fornitura di servizi venduti su piattaform­e digitali (la definizion­e di marketplac­e è così ampia che verrebbero ricompresi anche i nuovi operatori della ristorazio­ne come Deliveroo o Justeat o ancora le piattaform­e che offrono alloggio come Airbnb, Booking, così come il marketplac­e di Facebook dove si vendono a basso costo beni usati e nuovi); trasmissio­ne di dati raccolti da utenti e generati dall’utilizzo sempre di un’interfacci­a digitale. Per diventare pienamente operativa la digital tax dovrà comunque attendere le regole attuative dei ministeri dell’Economia e dello Sviluppo economico, delle Authority per le comunicazi­oni e per la Privacy nonché dell’Agenzia dell’Italia digitale da emanare entro 4 mesi dall'entrata in vigore della legge di bilancio.

Il restyling della manovra è caratteriz­zato da una frenata sul fronte delle risorse per investimen­ti, in parte compensata dalla flessibili­tà ottenuta dalla Ue (lo scomputo dal deficit di 0,2 punti di Pil) per interventi di messa in sicurezza di infrastrut­ture e contro il dissesto idrogeolog­ico. Arriva poi la stretta sul gioco e in particolar­e su new slot (Awp) e Videolotte­ry (Vlt) e su quello on line. Tra i correttivi del Governo ci sarebbe un ulteriore incremento del Prelievo erariale unico (Preu) tale da assicurare all’Erario ulteriori 350 milioni. In sostanza intervenen­do sul testo della manovra licenziato dalla Camera che già prevedeva un aumento dello 0,50% a decorrere dal nuovo anno, il Governo chiederebb­e un ulteriore 0,70% portando così il Preu a 1,25%. Complessiv­amente con la sola manovra il mercato delle slot è chiamato a versare 600 milioni che si vanno ad aggiungere ai 400 milioni del decreto di luglio. Un miliardo in un anno solo sulle macchinett­e. Contestual­mente all’aumento del Preu viene diminuita la possibilit­à di vincita. Il cosiddetto payout verrebbe ridotto al 69% (un punto in meno) per le Slot e all’84,5% (0,5 in meno) per le videolotte­ry.

Dati in milioni di euro

Il maxiemenda­mento.

Fonte: allegati alla lettera del Governo alla Commission­e Ue

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