Germania, l’effetto auto pesa sul Pil Crescita negativa come nel 2015
Nel terzo trimestre calo dello 0,2% anche per le tensioni commerciali
Per la prima volta dal 2015 l’economia tedesca è in calo. Nel terzo trimestre di quest’anno ha segnato una contrazione dello 0,2% rispetto al trimestre precedente, una flessione più marcata del -0,1% atteso dagli economisti. Sulla flessione pesano le tensioni nel commercio internazionale provocate dal neoprotezionismo trumpiano. Ma un altro fattore, assolutamente congiunturale, ha strangolato il settore trainante della locomotiva europea: l’auto. L’adeguamento alle nuove, severe regole sul diesel, il “Worldwide Harmonized LightDuty Vehicles Test Procedure” ha costretto le fabbriche automobilistiche tedesche a rallentare la produzione, soprattutto ad agosto. Secondo gli analisti si tratta di una battuta d’arresto momentanea, non c’è alcun rischio recessione e nel prossimo trimestre dovrebbe tornare il segno più.
Dal nostro corrispondente Nel terzo trimestre del 2018 il Pil tedesco è calato dello 0,2% rispetto al precedente, interrompendo un ciclo di trimestri positivi che durava dall’inizio del 2015, il più lungo dalla riunificazione del 1990. L’apparizione del segno meno sull’andamento dell’ economia tedesca ha colto di sorpresa molti economisti, anche nei più prestigiosi think tank tedeschi, che si aspettavano lo “zero” piatto. Ma il dato non è stato drammatizzato: non è un’inversione di tendenza, la Germania crescerà nel 2018, nel 2019 e anche 2020. Non è un dato foriero di recessione (tecnicamente due trimestri consecutivi negativi): un solo trimestre in rosso contro nove mesi in crescita nel 2018, compresi gli ultimi tre di quest’anno.
Il Pil sarebbe arretrato in Germania principalmente per un fattore temporaneo e circoscritto come quello dell’introduzione dal primo settembre dei nuovi e più severi standard WLTP globali di omologazione delle auto su consumi ed emissioni di gas di scarico: un collo di bottiglia che ha frenato l’industria dell’auto (si veda box a fianco) che pesa per il 23,6% sul settore manifatturiero. Ma le minori vendite di auto in Germania segnalano al tempo stesso un crescente malessere dei consumatori. Quel -0,2% è dunque anche visto come una spia che si è accesa, un primo timido campanello d’allarme, non solo per le esportazioni che sono calate e le importazioni che sono aumentate (un singhiozzo per ora) ma per i consumi interni che si sono raffreddati, temporaneamente o no.
Oltre agli standard WLTP, il Pil tedesco si è contratto nel terzo trimestre per colpa delle tensioni sul commercio mondiale causate dalla guerra dei dazi tra Usa e Cina e per le minacce di Donald Trump contro l’economia europea e in particolare tedesca. La domanda di auto tedesche in Germania è calata e anche la fiducia del consumatore tedesco lancia segnali di affaticamento: la turbolenza provocata in Europa da Brexit e Italia, l’inflazione tedesca che è salita sopra il 2% (a ottobre è stimata al 2,5%), l’andamento del prezzo del petrolio(ora sceso ma prima salito), l’instabilità politica in Germania con Angela Merkel e Horst Seehofer che lasciano la leadership rispettivamente della Cdu e Csu. Le vendite al dettaglio nel terzo trimestre sono come minimo stagnanti rispetto al trimestre precedente, mentre la propensione al risparmio è lievemente salita, sia pur da livelli eccezionalmente bassi.
Il cattivo terzo trimestre sarà seguito da un quarto trimestre robusto, stimano gli economisti in Germania: i consumi interni dovranno riprendersi perchè le trattative salariali concluse nel settore privato portano a un aumento dei salari del 3% nel settore chimico e del 4% in quello edile.
Neanche in Germania la crescita va data per scontata, nonostante la disoccupazione sotto il 5% e il costo del denaro ai minimi storici. La Confindustria tedesca non è tranquilla, chiede un taglio delle tasse societarie (tra le più alte in Europa e più alte di quelle Usa), una riduzione dei costi dell’energia (tra i più cari in Europa) e più investimenti pubblici nelle infrastrutture, soprattutto digitali, per ridurre il gap con Usa e Cina. La GroKo, guidata da una Merkel debole e formata da tre partiti alle prese con il peggior consenso elettorale dal Dopoguerra, non riesce a trasferire ai cittadini/consumatori tedeschi né messaggi rassicuranti né visionari: in questi giorni il governo ha annunciato un nuovo investimento da 3 miliardi in ricerca e sviluppo dell’intelligenza artificiale. Intanto l’industria dell’auto chiede una tregua sul fronte delle misure anti-inquinamento mentre ieri il Parlamento europeo ha adottato un obiettivo più elevato per i nuovi camion (35%) rispetto a quello della Commissione europea (30%) per ridurre le emissioni di gas serra entro il 2030.
FRANCOFORTE