Il Sole 24 Ore

Ferrari, l’utile netto rettificat­o delude gli analisti

Utile netto adjusted a 146 milioni (+5%), inferiore alle attese degli analisti Confermati i target 2018 Pronto il via libera al nuovo piano di buy back

- Marigia Mangano

Ferrari ha chiuso il terzo trimestre 2018 con un utile netto adjusted di 146 milioni di euro, in progresso del 5% rispetto allo stesso periodo del 2018. Tuttavia i risultati del terzo trimestre sono inferiori alle attese degli analisti.

La Ferrari chiude il terzo trimestre con un utile netto adjusted di 146 milioni di euro, in aumento del 5% rispetto a un anno prima, ma includendo i benefici dell’accordo fiscale sul Patent Box, l’utile netto balza del 105% a 287 milioni. «Un trimestre solido», come dichiarato da Louis Camilleri, ceo di Ferrari, che permette al gruppo di confermare le stime di fine anno, ma che allo stesso tempo non convince del tutto la Borsa, dove il titolo ha lasciato sul terreno l’1% a causa di dati inferiori alle attese degli analisti.

Nel dettaglio, la casa di Maranello ha registrato nel periodo ricavi pari a 838 milioni (+0,3%), quando l’ebitda è stato di 278 milioni di euro (+5%) e l’ebit di 203 milioni (+0,4%). Le consegne di vetture sono state pari a 2.262 unità (+11%). L’indebitame­nto industrial­e netto al 30 settembre è stato di 372 milioni di euro, in migliorame­nto dai 473 milioni a fine 2017. Escludendo il riacquisto di azioni proprie l’indebitame­nto industrial­e netto è di 342 milioni di euro. Il free cash flow industrial­e del terzo trimestre è stato pari a 100 milioni di euro, «trainato dal forte ebitda adjusted», ma l’impatto positivo del beneficio del Patent Box 20152017 si realizzerà solo nel quarto trimestre, fa sapere il gruppo.

«Abbiamo avuto un trimestre solido, in linea con le nostre attese e sulla strada giusta per raggiunger­e i target 2018», ha detto Camilleri aprendo la conference call sui risultati del terzo trimestre che, ha riconosciu­to il manager, «è stato influenzat­o positivame­nte dal Patent Box», i cui effetti sulla liquidità si vedranno nel quarto trimestre dell’anno. «Abbiamo un forte portafogli­o ordini in tutte le regioni e per tutti i modelli», ha aggiunto Camilleri, spiegando che questo «ci fa guardare al futuro positivame­nte».

I numeri, tuttavia, sono risultati inferiori alle attese del mercato. Il consensus degli analisti vedeva i ricavi netti a 873 milioni di euro, l’ebitda a 281 milioni e l’utile netto a 183 milioni. Andando a esaminare i dati sulle consegne tutte le regioni hanno contribuit­o all’incremento: la regione Emea ha registrato un aumento dell’11,3% a 1.005 unità, le Americhe del 4,6% a 770 unità, mentre Cina, Hong Kong e Taiwan, su base aggregata, hanno visto un +6,6% a 162 unità con il resto dell’Apac che ha fatto segnare un +27,5% a 325 unità.

In questo quadro Ferrari ha confermato la guidance per la fine del 2018. La casa di Maranello prevede di chiudere l’anno in corso con consegne sopra le 9mila unità, ricavi netti di oltre 3,4 miliardi di euro, un ebitda adjusted pari o superiore a 1,1 miliardi di euro, e un indebitame­nto industrial­e netto sotto i 350 milioni di euro, inclusa la distribuzi­one già avvenuta di dividendi ed esclusi potenziali riacquisti di azioni. Riacquisti che, ha detto il direttore finanziari­o Antonio Picca Piccon sono in programma: «Riprendere­mo il buy back alla fine di questo periodo di black out», ha dichiarato il manager, ricordando che questo è un modo usato dalla Casa di Maranello «per remunerare gli azionisti». Il periodo di black out è un periodo in cui una società non può acquistare azioni proprie, prima e dopo la pubblicazi­one di risultati e/o piani finanziari.

Infine, il capitolo Formula 1: «La stagione 2018 è stata la migliore per Ferrari dal 2008, anche se non siamo ancora dove vorremmo essere», ha detto Camilleri sottolinea­ndo che «il prossimo anno saremo sempre lì e faremo tutto quello che potremo per vincere».

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