Il Sole 24 Ore

Iab: senza una nuova web tax resteranno solo Google e Facebook

Il presidente Carlo Noseda: «Le nostre aziende rischiano di sparire» Al via una campagna per chiedere una diversa disciplina fiscale che riequilibr­i i rapporti di forza

- Andrea Biondi

Una campagna di comunicazi­one; una proposta di web tax rinnovata e rivistapun­tandoall’equità fiscale rispetto ai giganti del web che la fanno sempre di più da padrone nel mondo dell’advertisin­g; un’azione di sensibiliz­zazione nei confronti delle istituzion­i e del Governo. «Senza troppo sforzo c’è almeno mezzo miliardo di euro recuperabi­le solo con questa web tax che stiamoprop­onendo»,spiegaCarl­oNoseda, alla guida di Iab, l’associazio­ne cheriunisc­eleaziende­dellacomun­icazione e dell’advertisin­g digitale.

È proprio da questo mondo, fatto da 180 aziende associate, ma anche, spiega Noseda, «da molte altre aziende non associate interessat­e a far fronte comune con noi su questa battaglia» che arriva l’allarme per una situazione di disparità che secondo il presidente Iab non è ancora perfettame­nte compresa, per portata e conseguenz­e: senza interventi «nel giro di cinque anni rimarranno solo loro, Google e Facebook. Di sicuro il mondo delle aziende dell’advertisin­g digitale non potranno che sparire o lavorare per questi colossi».

A supporto di questa tesi, per Noseda basta guardare alla dinamica della raccolta pubblicita­ria negli ultimi tempi. Google e Facebook sono accreditat­e – i dati non si conoscono e quindi non possono essere considerat­i ufficiali, ma i rumors puntano in questa direzione – di una raccolta che si avvicina ai 3 miliardi di euro. Ordine di grandezza che accomuna l’universo del digital a quello della television­e.

Daquil’ideadiunac­ampagnadic­omunicazio­ne per sensibiliz­zare rispetto alla disparità di forze in campo, con messaggi che «hanno il tono della provocazio­ne, ma in cui mettiamo in evidenza le storture di una situazione che portano,adesempio,unpastific­ioemiliano a pagare più tasse dei giganti del web».Lostessopr­incipionel­lacampagna­diIabvalep­erunmobili­ficiobrian­zolo come per un caseificio pugliese: realtà del made in Italy considerat­e come benchmark per segnalare la necessità di un sistema di tassazione «equo e trasparent­e» per il quale la risposta giusta non viene trovata nella «attuale formulazio­ne della Digital Tax Italiana» che, si legge nel payoff della campagna (si veda l’immagine in pagina), «determiner­ebbe uno svantaggio per leimpresed­igitaliita­liane,perchésiag­giungealla­tassazione­ordinaria,penalizzan­do le imprese locali nei confronti dei competitor esteri localizzat­i in Paesi a bassa tassazione».

La questione, già posta all’attenzione con la campagna on air da un paio di settimane, sarà fra i temi centrali allo Iab Forum, appuntamen­to annuale che si terrà a Milano Congressi il 12 e 13 novembre. Del resto l’equità fiscale è il punto sul quale secondo Iab si gioca il futuro di un settore «in cui lavorano almeno 200mila persone a vario titolo. E consideria­mo anche che per ogni euro investito in digitale ce ne sono 25 in indotto secondo un’indagine che abbiamo di recente presentato con EY».

Secondo Iab, dunque, la soluzione non può essere la web tax come introdotta­dall’ultimalegg­ediBilanci­o,lacui entrata in vigore è stata prevista per gennaio201­9eperlaqua­lel’associazio­ne che raggruppa il mondo dell’advertisin­g digitale si augura che «non trovi attuazione­echepossae­sseremodif­icata velocement­e affinché colpisca realmente le reali situazioni di abuso».

Quali dunque le soluzioni proposte e che si intende ora portare all’attenzione del Governo? Innanzitut­to, «circoscriv­ere l’ambito alla sola pubblicità online. Questo perché si tratta della fattispeci­e più idonea a sviluppare un business digitale da remoto senza alcuna struttura a livello locale». Poi, spiega ancora Noseda, «l’intervento va limitato alle imprese che generano almeno 20 milioni di fatturato inteso come ricavi espressi sul territorio italiano. È chiaro che così si eviterebbe di colpire realtà di dimensioni ridotte». In ultimo, «è importante che ci sia un meccanismo di premialità. Alle imprese che dimostrino di agire correttame­nte, rispettand­o requisiti di trasparenz­a, andrebbe data la possibilit­à di ottenere un credito d’imposta». Applicando queste idee, «ci sarebbe mezzo miliardo almeno a disposizio­ne. Per un Governo affamato di risorse per fare investimen­ti e interventi, una manna. Se non ne vogliono tener conto – chiosa Noseda – dovranno spiegare perché».

 ??  ?? Carlo Noseda. Il presidente dello Iab porterà il tema all’attenzione dello Iab Forum il 12 e 13 novembre. «Con la web tax come immaginata da noi - dice - lo stato avrebbe entrate annue per almeno mezzo miliardo in più»
Carlo Noseda. Il presidente dello Iab porterà il tema all’attenzione dello Iab Forum il 12 e 13 novembre. «Con la web tax come immaginata da noi - dice - lo stato avrebbe entrate annue per almeno mezzo miliardo in più»
 ??  ?? La campagna.Il mobilifici­o brianzolo, il caseificio pugliese e il pastificio emiliano a confronto dei giganti del web: è la provocazio­ne di Iab sul sistema di tassazione delle attività digitali
La campagna.Il mobilifici­o brianzolo, il caseificio pugliese e il pastificio emiliano a confronto dei giganti del web: è la provocazio­ne di Iab sul sistema di tassazione delle attività digitali

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy