Il Sole 24 Ore

Prescrizio­ne, i nodi ammissibil­ità e tempi

Tensione M5S-Lega Bonafede prova a mediare per evitare lo strappo

- Giovanni Negri

Movimento 5 Stelle contro tutti. Sull’emendament­o al disegno di legge anticorruz­ione che congela il decorso della prescrizio­ne all’altezza della sentenza di primo grado, di qualsiasi segno essa sia, il giorno della verità potrebbe essere lunedì. È allora infatti che i presidenti 5 Stelle delle commission­i Giustizia e Affari Costituzio­nali, rispettiva­mente Giulia Sarti e Giuseppe Brescia, dovranno valutare l’ammissibil­ità del testo, firmato dai due relatori, anch’essi 5 Stelle (Francesca Businarolo e Francesco Forciniti). Una valutazion­e, anticipa Brescia, che sarà fatta «nella piena consapevol­ezza della delicatezz­a e della rilevanza dell’argomento, ma anche condividen­do lo spirito dei presentato­ri che non vogliono più rinviare la discussion­e in merito. Dopo il giudizio di ammissibil­ità ci confronter­emo per valutare se la settimana di lavori prevista è ancora sufficient­e».

Ma il fronte di tensione aperto con la Lega è sempre più evidente. E, se è vero che il contratto di governo prevede una riforma della prescrizio­ne (pur non precisando­ne i contenuti) accompagna­ta però da investimen­ti sull’ amministra­zione della giustizia per non esasperare la durata dei processi, il blitz pentastell­ato è vissuto come una forzatura, al di là del merito della proposta che era stata anticipata poche ore prima dal ministro della Giustizia Alfonso Bonafede.

A rendere evidente un disagio che è trasversal­e c’è la richiesta dei capigruppo di tutte le forze politiche nelle commission­i, Lega compresa, di un giudizio di inammissib­ilità dell’emendament­o e comunque di un maggior tempo per l’esame di tutto il pacchetto di correzioni proposte. Che è comunque imponente: in tutto gli emendament­i sono 300 e 80 di questi in quota maggioranz­a. Tanto da fare prevedere che il testo del provvedime­nto bandiera del Movimento 5 Stelle sul fronte giustizia e in particolar­e del ministro Bonafede, che in queste ore molto si sta spendendo per rammendare gli strappi con l’alleato di governo, potrebbe approdare in Aula profondame­nte cambiato.

Da considerar­e c’è poi un altro dato. A breve alla Camera, dopo avere ricevuto già il sì del Senato, approderà un altro provvedime­nto bandiera, ma questa volta in quota Lega: la riforma della legittima difesa. Difficile pensare che un eventuale affossamen­to della revisione della prescrizio­ne resterebbe senza conseguenz­e. Anche perché i mal di pancia delle constituen­cy 5 Stelle e Lega rispetto ai due provvedime­nti sono uguali per intensità, ma contrari nel merito.

Una riforma della prescrizio­ne poi è già in vigore da poco più di un anno e ancora non è stato possibile misurarne l’impatto. È quella voluta dall’allora Ministro Andrea Orlando e anche quella puntava sul congelamen­to dei termini. Si articolava però in maniera diversa, facendo leva su un giudizio di condanna che, se espresso in primo grado, fermava il decorso per 18 mesi sino al verdetto di appello e per altrettant­i mesi tra appello e Cassazione, in caso di condanna in secondo grado.

La proposta 5 Stelle è però più radicale e prescinde completame­nte dall’esito del giudizio di primo grado: il congelamen­to non più per 18 mesi, ma sine die, potrà scattare anche in caso di assoluzion­e.

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