Londra e Bruxelles più vicine all’intesa sui servizi finanziari
Si va verso il riconoscimento reciproco dei regimi regolamentari (equivalenza) Ma Downing Street frena: «Non c’è ancora accordo, toglietevi le lenti rosa»
Troppo bello per essere vero: l’accordo sui servizi finanziari tra Londra e Bruxelles non è stato ancora definito. Ieri mattina la sterlina aveva preso il volo in seguito alle indiscrezioni del quotidiano The Times che l’intesa era stata raggiunta, ma nelle ore successive sia Downing Street che la Commissione Europea hanno raffreddato gli entusiasmi. Qualcosa però si sta muovendo e le due parti hanno fatto «progressi sostanziali» sulla questione.
L’articolo del Times, ripreso e amplificato dalla Bbc e da altri media, dichiarava che Londra e Bruxelles avevano concordato l’equivalenza, il riconoscimento reciproco dei rispettivi regimi regolamentari e anche raggiunto un’intesa sullo scambio di dati. L’intesa, mirata a garantire l’accesso ai mercati europei a banche e istituti finanziari britannici anche dopo Brexit, sarebbe stata definita entro tre settimane.
Sarebbe stata la soluzione di uno dei problemi più spinosi di Brexit. Per Londra, che ha la maggiore concentrazione di banche al mondo, è il primo mercato globale per il forex e le assicurazioni e secondo per la gestione di fondi, è cruciale mantenere accesso ai mercati europei. Finora la Ue ha sempre detto di non essere disposta a concedere un accordo speciale “su misura” sui servizi finanziari, anche se sta rivedendo le regole del sistema di equivalenza in vigore.
«È ora di calmarsi, non c’è accordo, toglietevi le lenti rosa», ha detto ieri il portavoce della premier Theresa May, aggiungendo però che «continuiamo a fare progressi verso la definizione di nuove intese nei servizi finanziari».
Michel Barnier, il negoziatorecapo Ue, è stato altrettanto chiaro: «Articolo fuorviante su Brexit e servizi finanziari – ha dichiarato. - Ricordo che la Ue può concedere e ritirare autonomamente l’equivalenza.
La Ue è pronta ad avere uno stretto dialogo con il Regno Unito, come con tutti gli altri Paesi terzi, nel pieno rispetto dell’autonomia di entrambe le parti». Barnier ha quindi ribadito ancora una volta che la Gran Bretagna verrà considerata un Paese terzo senza concessioni straordinarie o status speciale.
Il Governo britannico ha anche sottolineato di avere ambizioni che vanno ben oltre un semplice accordo di equivalenza, che è considerato insufficiente. In teoria Bruxelles, come ha accennato Barnier, può ritirare la concessione dell’equivalenza con solo 30 giorni di preavviso, anche se non l’ha mai fatto. Secondo CityUK, che rappresenta il settore finanziario londinese, l’equivalenza «non rappresenta una soluzione sostenibile sul lungo termine». Per questo Londra chiede di più.
«Il nostro obiettivo è di andare
Andamento di ieri. Euro per sterline oltre il sistema attuale di equivalenza della Ue e arrivare a una nuova partnership economica e regolamentare con la Ue sui servizi finanziari, - ha detto ieri il portavoce della May. – Questa sarà fondata sul principio di autonomia per entrambe le parti sulle decisioni che riguardano l’accesso ai mercati, con una struttura bilaterale di impegni a sostegno del funzionamento dell’intesa per assicurare la trasparenza e la stabilità e promuovere la cooperazione».
Mancano cinque mesi alla data prevista di Brexit e un numero sempre maggiore di banche stanno aprendo o ampliando le sedi in Paesi Ue e trasferendo personale per poter continuare a seguire i clienti europei dopo il 29 marzo 2019. Finora non c’è stato il temuto esodo dalla City, ma si prevede che, data l’incertezza sull’accordo che potrà essere raggiunto tra Londra e Bruxelles, il ritmo acceleri man mano che la data di Brexit si avvicina.
A Londra, se non a Bruxelles, aumenta comunque l’ottimismo su una prossima soluzione positiva. Il ministro per l’uscita dalla Ue, Dominic Raab, ha scritto in una lettera ai deputati che l’accordo su Brexit potrebbe essere raggiunto il 21 novembre. Ieri però ha fatto marcia indietro, dicendo che non è stata ancora fissata una data. La questione del confine interno irlandese continua a essere il maggiore ostacolo alla conclusione dei negoziati.
La Banca d’Inghilterra intanto ieri ha mantenuto invariati i tassi d’interesse allo 0,75%, ma ha lasciato intendere che in futuro potrebbe alzarli a un ritmo più accelerato.
LONDRA