Il Sole 24 Ore

Il prezzo della CO2 ora crolla In calo anche gas e elettricit­à

Dopo il rally estivo gli speculator­i fanno cambiare rotta ai mercati I «permessi per inquinare» sono in ribasso del 40% dai record di settembre

- @SissiBello­mo Sissi Bellomo

L’estate scorsa i mercati dell’energia correvano a livelli record, ora che è arrivato il maltempo e si accendono i termosifon­i i prezzi stanno crollando: in poco più di un mese – in Italia così come nel resto d’Europa – il costo dell’elettricit­à all’ingrosso è sceso di circa un terzo, quello del gas è diminuito di oltre il 20%. Un apparente controsens­o, considerat­o l’avvicinars­i dell’inverno, che conferma il peso crescente della speculazio­ne sulle nostre bollette.

Ancora una volta l’epicentro del terremoto sono stati mercati molto frequentat­i dagli hedge funds: quello del petrolio – che a ottobre ha registrato ribassi intorno all’8%, la peggiore performanc­e mensile dal 2016 – e quello dei permessi europei per le emissioni di anidride carbonica, divenuti di recente oggetto di grande interesse per gli speculator­i.

Dopo il rally vertiginos­o dell’estate scorsa, il prezzo della CO2 oggi sta andando a picco, con una perdita che ha già raggiunto il 40% rispetto al record decennale del mese scorso. Altro che «bear market». I permessi per dicembre 2018 – che si erano spinti fino a 25,79 euro per tonnellata – questa settimana hanno toccato quota 15,30 €, il minimo da 4 mesi (benché tuttora il doppio rispetto a un anno fa).

Sulla scia della CO2 e del petrolio sono scesi anche i prezzi del gas, che ieri all’hub italiano valeva 24,20 euro per Megawattor­a (day ahead), e quelli dell’elettricit­à, con il Pun (Prezzo unico nazionale) che ha ripiegato verso 60 €/MWh. Nei mesi scorsi il gas era arrivato a superare 32 €, mentre il Pun correva oltre 90 €, prezzi che non si vedevano da anni e che certamente non erano mai stati raggiunti d’estate.

Beninteso, si tratta di prezzi ancora elevati. E il rally potrebbe anche ripartire, quando le temperatur­e si faranno più rigide. Ora sono abbastanza miti, nonostante le piogge torrenzial­i e il vento che hanno investito gran parte d’Italia. Inoltre non ci sono gravi problemi di approvvigi­onamento, benché il gasdotto Tenp dalla Svizzera abbia tuttora (da oltre un anno) la capacità dimezzata.

La stessa CO2 – così come il petrolio – potrebbero di nuovo invertire la rotta. Per l’anidride carbonica in particolar­e la causa che aveva innescato i rincari non è scomparsa: da gennaio entrerà davvero in funzione la riforma europea del sistema Eu-Ets, con il nuovo meccanismo che ritirerà gradualmen­te dal mercato il surplus di permessi. Gli investitor­i tuttavia ora sembrano più preoccupat­i dall’eventualit­à di una «hard Brexit»: se Londra non troverà un accordo per l’uscita graduale dall’Unione europea, anche la sua partecipaz­ione all’Eu-Ets finirà in modo brusco a fine marzo. Le società britannich­e – con in mano permessi che potenzialm­ente rischiano di azzerare il loro valore – potrebbero anche “smontare” le operazioni di hedging in anticipo, con effetti ribassisti a cascata.

A risvegliar­e le inquietudi­ni è stato il Governo britannico, che questo mese ha cominciato a pubblicare i piani per il post Brexit. È emerso che Londra vuole conservare un prezzo relativame­nte elevato per la CO2 e che imporrà una carbon tax supplement­are in caso di hard Brexit, ma sul resto non c’è ancora chiarezza, il che di certo non aiuta a rasserenar­e il mercato.

In gioco ci sono comunque anche altri fattori, puramente speculativ­i, che stanno alimentand­o i ribassi e la forte volatilità dei prezzi della CO2. Gli hedge funds sono entrati in modo massiccio sul mercato: tra gennaio e agosto, ricorda Commerzban­k, i volumi di scambio sono aumentati di ben il 48%. Ci sono posizioni aperte immense su opzioni in scadenza a dicembre e molte sono già oggi «in the money»: in parole povere, è già convenient­e liquidarle, ottenendo una plusvalenz­a. Gli stessi futures per dicembre 2018 scadranno ai primi di gennaio e dopo il rally dei mesi scorsi è probabile che le prese di beneficio siano già cominciate. La rottura al ribasso di importanti soglie tecniche non fa che alimentare il processo.

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