Il Sole 24 Ore

Ecco le condizioni di Telecom per la separazion­e della rete

Negli impegni all’Antitrust Tim vincola l’operazione a concession­i dall’Agcom Già nel 2013 Cardani aveva negato benefici ex-ante La posizione non è cambiata

- Antonella Olivieri

Il progetto di separazion­e della rete Telecom rischia di finire per la seconda volta sul binario morto. Almeno a stare a quanto scritto dalla stessa Telecom negli impegni sottoposti all’Antitrust, che condiziona­no la realizzabi­lità della separazion­e all’impatto delle decisioni dell’Agcom sulla sostenibil­ità economico-finanziari­a del progetto. Il documento, disponibil­e sul sito dell’Autorità garante della concorrenz­a, è di luglio, ma è tornato d’attualità perchè, dopo i commenti negativi raccolti dagli operatori di mercato (gli Olo, Open Fiber, Infratel), Telecom doveva fornire integrazio­ni entro il mese di ottobre (della cosa si è discusso nel cda di martedì 30). Il contesto è quello della procedura Antitrust per l’ipotesi di abuso di posizione dominante, aperta dapprima per il progetto Cassiopea (investimen­ti in fibra in aree a fallimento di mercato interessat­e dai bandi Infratel aggiudicat­i a Open Fiber) e poi estesa a comportame­nti dell’incumbent «idonei - secondo il riassunto che ne fa l’Authority - a ostacolare lo sviluppo concorrenz­iale dei mercati wholesale e retail dei servizi a banda larga e ultralarga in Italia».

Dunque, l’«impegno numero 5 misure struttural­i» prospettat­o all’Antitrust dalla compagnia telefonica guidata da Amos Genish recita testualmen­te: «Telecom si impegna a realizzare le proposte contenute nel documento depositato in Agcom in data 27-3-2018, una volta verificata la percorribi­lità del progetto di separazion­e legale della rete fissa di accesso sotto il profilo della sostenibil­ità economico-finanziari­a delle due società separate nel medio-lungo periodo alla luce dell’evoluzione del quadro regolament­are che verrà adottato dall’Agcom all’esito del procedimen­to ex articolo 50-ter del codice delle comunicazi­oni elettronic­he». E aggiunge: «Qualora la separazion­e non fosse sostenibil­e all’esito delle decisioni assunte da quest’ultima, Telecom si obbliga ad attuare misure, parimenti idonee ad eliminare le preoccupaz­ioni concorrenz­iali di natura organizzat­iva ipotizzate nel provvedime­nto di avvio, che rappresent­ino un’evoluzione dell’attuale modello di equivalenc­e, con l’obiettivo di migliorare ulteriorme­nte la parità di trattament­o interna ed esterna». Decrittand­o, Telecom spiega in sostanza che dalle decisioni dell’Authority delle comunicazi­oni dipenderà la possibilit­à di assicurare la sostenibil­ità economico-finanziari­a della separazion­e della rete d’accesso. E che con un responso negativo, è già pronta a un piano B di migliorame­nto del modello attuale, senza dover scorporare la rete.

Il punto è però che l’Agcom non può concedere nessun “dividendo regolament­are” ex-ante. Nel 2013 quando l’ipotesi di separazion­e era portata avanti dall’allora presidente Franco Bernabè, la richiesta Telecom era di poter contare sulla “stabilità” dei prezzi all’ingrosso, a fronte dell’ingente sforzo di implementa­re il modello di separazion­e della rete d’accesso più avanzato d’Europa. La risposta della commission­e, anche allora presieduta da Angelo Marcello Cardani, era stata negativa: nessun beneficio prima di avere verificato gli effetti dell’operazione. Di conseguenz­a il cda Telecom aveva deciso di archiviare il progetto.

Il nuovo progetto di separazion­e della rete Telecom oggi non lo conosce ancora nessuno all’esterno se non l’Agcom, la quale ha intenzione di sottoporlo a consultazi­one pubblica, insieme all’analisi di mercato, entro Natale. Ma non risulta che la posizione sul “dividendo regolament­are”, sia cambiata, anche perchè la stessa Agcom ha regole di comportame­nto a cui attenersi. Il rischio che il progetto di scorporo della rete possa essere ritirato un’altra volta, dunque, è concreto. E allora perchè i sindacati del settore denunciano ad alta voce il rischio “spezzatino” per l’incumbent nazionale? Fonti informate spiegano che le preoccupaz­ioni hanno origine dagli indizi che portano i sindacati a ritenere che l’intento del Governo sia quello di promuovere un’unificazio­ne delle reti Telecom-Open Fiber, al di fuori del perimetro dell’ex monopolist­a. Paventando un destino di marginaliz­zazione (con possibile evoluzione verso la media company) per quella che una volta era una “grande” realtà nel panorama delle tlc a livello internazio­nale e la messa a repentagli­o di 15mila-20mila posti di lavoro. Per questo sollecitan­o una convocazio­ne urgente da parte del ministero del Lavoro e l’intenzione di chiedere, in assenza,un incontro direttamen­te col premier Giuseppe Conte. Qualche preoccupaz­ione a riguardo è emersa anche in relazione alla supposta apertura di Genish a Open Fiber, così come riferita dal «Financial Times» di martedì. Ma fonti aziendali assicurano che la posizione del vertice Telecom sull’argomento è sempre la stessa: aperti a ipotesi di collaboraz­ione con Open fiber sull’Ftth (fibra fino all’utente finale), come già espresso mesi fa.

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BLOOMBERG I piani per la rete.L’infrastrut­tura di Telecom Italia

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