Il Sole 24 Ore

Un premier per Macron, lunedì l’annuncio

Valls vuole candidarsi nella lista del presidente: il Partito socialista è morto

- Marco Moussanet

L’annuncio è previsto per lunedì, dopo l’insediamen­to all’Eliseo. Ma a Parigi è già grande attesa per il “nome” del premier che Emmanuel Macron sceglierà per guidare il governo.

L’annuncio è previsto per lunedì prossimo, all’indomani dell’insediamen­to all’Eliseo. Ma da domenica sera, quando ancora i sostenitor­i di Emmanuel Macron stavano festeggian­do sulla spianata del Louvre, non si parla d’altro: chi sarà il premier del nuovo presidente?

La scelta è cruciale e Macron non può sbagliarla. Il capo del Governo avrà infatti il compito di guidare la campagna elettorale delle legislativ­e di metà giugno, il cui risultato è vitale per assicurare a “La République en marche” (Lrem) – e quindi al presidente – una maggioranz­a parlamenta­re. Senza la quale Macron sarà un’anatra zoppa, nella sostanzial­e impossibil­ità di agire nei tempi e nei modi necessari all'applicazio­ne del suo programma. A partire dalle legge che gli dovrebbe con- sentire di adottare per decreto, cioè con la massima rapidità, almeno le prime misure.

Macron ha dichiarato di averlo già scelto. E ne ha tracciato il profilo: «Qualcuno che abbia una solida esperienza politica e le competenze per dirigere una maggioranz­a parlamenta­re». Per ottenerla, dopo aver portato a termine con successo l’Opa sul partito socialista, il presidente deve andare a cercare voti nell’elettorato della destra, dei Républicai­ns. Tra i simpatizza­nti più moderati del partito di Sarkozy e Fillon.

L’uomo giusto per questa missione – ed è infatti il nome che circola con maggiore insistenza – potrebbe essere Xavier Bertrand. Esponente dell’ala più centrista (e laicista) dei Républicai­ns, apprezzato anche da parte della sinistra, ha 52 anni e prima di fare il politico a tempo pieno ha lavorato, come assicurato­re. Cosa che non guasta. Massone, a lungo membro del Grande Oriente di Francia, è stato uno stimato ministro del Lavoro tra il 2007 e il 2012. Dall’inizio dell’anno scorso è presidente della regione Hauts-de-France ( Nord-Pas-de-Calais-Picardie). Dopo aver vinto – grazie alla desistenza del partito socialista – il duello proprio con Marine Le Pen. Si tratterebb­e di convincerl­o, perché lui avrebbe fatto capire di non essere disponibil­e.

L’altro nome su tutte le bocche è quello del centrista Jean-Louis Borloo, 66 anni. Dopo aver fatto a lungo l’avvocato – specializz­ato in M&A, a metà degli anni 80 è stato segnalato da “Forbes” come uno dei più pagati al mondo – e aver insegnato ana- lisi finanziari­a alla prestigios­a Hec, ha iniziato a far politica guidando una lista civica a Valencienn­es, disastrata cittadina industrial­e del Nord di cui è stato sindaco dal 1989 al 2002, contribuen­do al suo rilancio. Eletto al Parlamento europeo nella lista Udf guidata da Simone Veil, è stato un popolare ministro del Lavoro e dell’Ambiente con Chirac e Sarkozy. Molto attento ai temi della coesione sociale, ha abbandonat­o la politica attiva nel 2014 per dedicarsi alla Fondazione che ha creato per finanziare l’elettrific­azione dell’Africa. È ricomparso in scena il 30 aprile, con un “endorsemen­t” a favore di Macron, dichiarand­o di «essere pronto a dare una mano».

Ma non si può ovviamente escludere che Macron abbia in mente un altro nome, riservando magari al Paese l’ennesima sorpresa di questa fase politica del tutto inedita. Non dovrebbe comunque essere Jean-Yves Le Drian, che rimarrebbe alla guida del ministero della Difesa.

Nell’immediato, c’è poi da gestire la grana Manuel Valls. L’ex premier ha infatti annunciato ieri mattina l’intenzione di lasciare il partito socialista, che «ormai è morto», per candidarsi con il partito di Macron nel suo collegio di Evry. Il problema è che Lrem in quella circoscriz­ione ha già scelto un altro candidato (una candidata, per la precisione) e non può mettere a repentagli­o la propria strategia del rinnovamen­to dando l’impression­e di favorire un peso massimo della vecchia politica. Tanto più che mancano ormai poche ore alla presentazi­one ufficiale – prevista per domani mattina – dei 577 candidati del partito.

Alle legislativ­e si stanno evidenteme­nte preparando anche le altre forze politiche. La destra e i socialisti attenuando gli aspetti più contestati dei programmi di Fillon (via l’aumento dell’Iva e taglio di 500mila posti pubblici in sette anni invece che in cinque) e Hamon. Il Front National, che punta a una quarantina di seggi, cercando di mettere a tacere – almeno per ora - i diffusi malumori interni sulla campagna della Le Pen (in particolar­e sull’euro). Il partito dovrà in qualche modo fare i conti anche con la decisione di Marion Maréchal Le Pen (deputata dal 2012, la più giovane parlamenta­re di sempre, e figura centrale del partito nella regione Provenza-Costa Azzurra) di ritirarsi dalla politica attiva. Ufficialme­nte per ragioni personali - ha una figlia piccola, è separata e vuole provare a fare qualcos’altro nella vita, come aveva già anticipato nei mesi scorsi - anche se certo lo scontro ideologico con la zia Marine (e il superconsi­gliere Florian Philippot) e il risultato elettorale (lei aveva scommesso sul 40%, sei punti in più) hanno pesato sulla scelta.

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Dal barbiere. Emmanuel Macron saluta dopo essere stato dal parrucchie­re a Parigi

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