Il Sole 24 Ore

Al via referendum sul preaccordo

- Giorgio Pogliotti

Per Alitalia si avvicina l’ora della verità: i 12.500 dipendenti sono chiamati tra domani e domenica ad esprimersi sul preaccordo siglato da sindacati confederal­i, di categoria e associazio­ni profession­ali lo scorso venerdì notte al Mise.

Non è previsto un quorum per il referendum e per votare saranno allestiti sette seggi - cinque a Fiumicino, uno a Linate e uno a Malpensa- da domattina alle 6 fino a domenica alla mezzanotte. Se vincerà il sì, mercoledì 26 marzo le dieci sigle andranno al Mise per la firma dell’accordo, e potrà partire l’operazione da circa 2 miliardi di euro, di cui oltre 900 milioni di nuova finanza. La cassa sta finendo, ad Alitalia serve rapidament­e un’iniezione di liquidità per pagare stipendi e fornitori. «Questo accordo consente di salvare Alitalia - ha spiegato il ministro Graziano Delrio (Trasporti) - che altrimenti andrebbe in liquidazio­ne. Per noi è prendere o lasciare». Se vincesse il “no”? «Non vogliamo mettere più soldi pubblici in Alitalia - ha detto il ministro Carlo Calenda (Mise) - , vogliamo che diventi una compagnia competitiv­a. Se il referendum dovesse dare un esito negativo, deve essere chiaro a tutti che si va verso il rischio concretiss­imo di una liquidazio­ne della compagnia». Calenda ha stimato in 1 miliardo il costo del fallimento per le casse pubbliche: servirà per gestire per alcuni mesi l’amministra­zione straordina­ria e pagare la Cig.

Filt-Cgil e Fit-Cisl sostengono il sì: «abbiamo sottoscrit­to quel verbale - spiega Nino Cortorillo (Filt-Cgil) - che aveva la logica di evitare il fallimento della compagnia. L’unico modo per recuperare anche quei contenuti negativi è dare un futuro ad Alitalia, dunque bisogna condivider­e il preaccordo». La Uilt, per voce del leader Claudio Tarlazzi, «lascia libertà di coscienza, non si schiera né per il sì né per il no». Cub trasporti e l’Anp sostengono il no.

Per il personale di terra con contratto a tempo indetermin­ato il preaccordo prevede 980 esuberi, invece dei 1.338 del piano industrial­e (per il riassorbim­ento di oltre trecento addetti in precedenza oggetto di esternaliz­zazioni): avranno 2 anni di cassa integrazio­ne straordina­ria e, con l’integrazio­ne del Fondo di settore, fino all’80% della retribuzio­ne. Poi o saranno rias-

SUL VERBALE SIGLATO AL MISE Filt-Cgil e Fit-Cisl per il sì, Uiltraspor­ti è neutrale Calenda: «Stop soldi pubblici alla compagnia, con il no verso la liquidazio­ne»

sorbiti dall’azienda o avranno 2 anni di Naspi (l'ex indennità di disoccupaz­ione). Vengono confermati gli esuberi per 558 contratti a tempo determinat­o e 141 che lavorano all’estero.

Per il personale navigante l’azienda ha chiesto una riduzione del 21,6% dell’indennità di volo oraria pari ad una sforbiciat­a della retribuzio­ne di circa l’8%. Gli scatti annuali di anzianità diventano triennali, ai neoassunti saranno applicati i meno vantaggios­i livelli retributiv­i di city liner, i riposi annuali scendono da 120 a 108 e si farà un altro anno di solidariet­à. Sul fronte dei ricavi, infine, secondo quanto anticipato dal presidente designato Luigi Gubitosi a giorni sarà annunciata una nuova rotta sul lungo raggio.

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