I grandi investitori Usa «vendono» Francia in vista delle elezioni
«Frexit» è l'abbreviazione du jour per il malessere europeo degli investitori americani. Abbreviazione delle valanghe di possibili ripercussioni d’un eventuale esito-shock delle elezioni francesi. Un esito che non viene considerato lo scenario «di base». Ma che rimane più che mai nelle carte: le incognite in arrivo da Parigi sono state aggravate ieri dalle incertezze per le elezioni appena annunciate in Gran Bretagna. E riportano alla mente di colossi quali Fidelity e BlackRock, Goldman Sachs e Pimco la scomoda memoria di altre recenti previsioni sbagliate di molti sondaggi e tanta finanza, dalla vittoria a sorpresa di Donald Trump in casa a quella di Brexit. La decisione di evitare di essere scottati prescrive una formula pressoché unanime: cautela preventiva, strategie di contenimento del rischio e scommesse pessimiste su debito e valuta. Con attività short, ribassiste, su titoli di stato francesi e della periferia europea come sull’euro. E operazioni di hedging del rischio che avvantaggiano, ad esempio, divise rifugio quali il franco svizzero, titoli cassaforte come i treasuries americani e, se davvero si vuol rimanere sul Vecchio continente, i Bund tedeschi.
Meno paura incute forse l’azionario dove, se nell’immediato detta pur sempre legge lo spettro di significativa volatilità, sembrano far fede all’orizzonte le valutazioni considerate tuttora moderate e le prospettive giudicate incoraggianti sul fronte delle performance dei bilanci aziendali. Bank of America-Merrill Lynch, JP Morgan e Jefferies appaiono generalmente positive sull’azionario europeo. Nel breve, però, il costo dell’hedging a fronte di declini dell’indice Stoxx 50 è salito ai massimi dal voto su Brexit. E David Kelly di JP Morgan avverte, in particolare, che un secondo turno all’insegna di un duello in Francia tra i due candidati «estremi», Marine Le Pen e Jean-Luc Melenchon, creerebbe grande incertezza per il mercato sul risultato e sulla «diversa direzione futura del Paese».
Il nervosismo, così, tiene banco negli uffici dei grandi fondi statunitensi e internazionali. Il costo delle opzioni a un mese per comprare euro contro dollari, rispetto al loro contrario, è scivolato ai minimi dalla crisi del debito del 2011. Mentre il premio chiesto a titoli decennali francesi rispet- to ai tedeschi è quasi triplicato in cinque mesi. In omaggio a un simile clima Fidelity ha ridimensionato la sua esposizione al debito di Parigi, ha fatto sapere il gestore di portafoglio David Simner. Questo nonostante preveda alla fine una vittoria elettorale di Emmanuel Macron, il candidato di punta oggi preferito dal business. Goldman Sachs, da parte sua, raccomanda di vendere debito francese alla vigilia di entrambi i turni elettorali.
Pimco, con i suoi 1.500 miliardi di dollari in gestione, si fregia di quello che definisce come un «logico hedge», cioè la puntata sul franco svizzero contro l’euro. Uno dei suoi gestori, Thomas Kressin, lo riassume come «essere lunghi sul
LE POSIZIONI Scommesse pessimistiche su debito e valuta, operazioni di hedging, più fiducia nell’azionario: i big «fiutano» il voto
franco svizzero e short dell'euro al cospetto del tail risk di un successo di Le Pen». L’ipotesi di lavoro è che senza scosse alle urne la scommessa comporti poche rinunce, garantendo invece guadagni nel caso di uno scenario a sorpresa.
BlackRock, gestore globale leader, si protegge con opzioni put da possibili cali dell’euro. Vede il primo turno delle elezioni come fonte di forte volatilità e un risultato a sorpresa anti-establishment come la più grave minaccia esistenziale di sempre per l’euro e l’Unione Europea. Una posizione descritta di recente sia da Scott Thiel, vice-responsabile degli investimenti nel reddito fisso globale, che dal chief investment strategist Richard Turnhill.
Mark Grant di Hilltop Securities, con i rendimenti dei treasuries a dieci anni ormai scivolati al 2,2%, invita a proteggersi con uno «scudo» composto anzitutto da corporate bond americani di alta qualità e da alcuni fondi obbligazionari chiusi, citando tra i fattori di rischio anche gli elevati prezzi raggiunti ormai dalle azioni americane. «L’orizzonte di rischio si è ampliato con le elezioni anticipate britanniche», ha scritto ieri l’euroscettico in una nota ai clienti. «Questo si aggiunge a Frexit, Grexit, Swexit e Italgo», aggiunge snocciolando il rosario di quello che vede come il pericolo di una progressiva frantumazione dell'Ue. Grant esprime preoccupazione, tra l’altro, per le pressioni sul sistema bancario italiano.