Finint, più vicina l’intesa Marchi-De Vido
Trattative avanzate per il r iassetto della holding che controlla Save - Vidal nominato amministratore unico
Q ualcuno parla di giorni propizi. Altri si spingono a dire che la quadra è stata trovata e che l’intesa potrebbe essere firmata in settimana. Per ora di certo c’è solo che Finint ha una nuova guida: ieri, pur con il parere contrario di Enrico Marchi, Gianluca Vidal è stato nominato amministratore unico della holding. L’ascesa, sigillata dal voto favorevole di due sindaci, non ha ricevuto il via libera di Marchi, rimasto particolarmente insoddisfatto dell’esito. Le priorità, tuttavia, al momento sarebbero altre. In primis quella di risolvere il conflitto con lo storico partner Andrea De Vido. E in questo senso potrebbero esserci alcune novità chiave in tempi rapidi. Già nel recente passato sembrava che l’intesa tra Marchi e De Vido fosse vicina, poi all’ultimo è saltato l’accordo. Ora, però, si dice che i presupposti per portare a buon fine l’operazione ci siano tutti. L’imprenditore avrebbe trovato i partner pronti a sostenerlo nella delicata partita, si tratterebbe di due fondi infrastrutturali (in passato era circolato il nome di Infravia) e anche le banche si sarebbero rese disponibili a sostenere finanziariamente il riassetto che, con ogni probabilità, a valle potrebbe coinvolgere anche Save
Quanto ai termini dell’operazione, Marchi dovrebbe di fatto liquidare De Vido da Finint rilevando il 50% della holding e diventando così dominus della finanziaria che tiene le redini dell’aeroporto di Venezia. La valorizzazione della partecipazione, secondo alcune stime, potrebbe aggirarsi attorno ai 120 milioni. Non tutto l’ammontare verrebbe però pagato cash, una parte sarebbe saldata attraverso lo scambio di asset e quindi in natura. Rispetto a ciò merita sottolineare che Save, che ieri ha chiuso in ribasso del 2,68% a 19,95 euro, vanta una capitalizzazione che ormai sfiora gli 1,150 miliardi. D’altra parte, dallo scorso primo settembre il titolo è cresciuto di ben il 36% e venerdì 17 marzo, peraltro, ha registrato pure scambi boom con oltre 140 mila pezzi passati di mano contro una media giornaliera di 33 mila azioni trattate.
Detto ciò, le prossime ore saranno certamente cruciali per capire se il divorzio tra i due storici partner si consumerà o meno. Gli ultimi mesi sono stati particolarmente complessi al punto che lo scontro interno si è riversato anche sulla governance della holding che solo ieri, dopo le dimissioni dell’ex consigliere Giovanni Perissinotto a febbraio scorso, ha trovato un nuovo assetto di governo. Sulla possibilità che ora, però, si possa procedere con il definitivo rimpasto azionario, non è stato possibile raccogliere commenti ufficiali. Alla finestra, in ogni caso, resta Atlantia, socio rilevante dello scalo con una quota di poco superiore al 22%. La società ha sempre dichiarato che si tratta di una partecipazione finanziaria. Tuttavia, è innegabile l’interesse industriale latente stante il controllo che la holding ha su Aeroporti di Roma e il recente acquisto dell’Aeroporto di Nizza. Non va sottovalutata, però, la componente economica: il gruppo guidato da Giovanni Castellucci ha rilevato il pacchetto più rotondo, ossia il 21,3%, a 14,75 euro contro i circa 20 euro cui quota ora Save.
LE IPOTESI Marchi potrebbe rilevare la quota in mano a De Vido e per farlo avrebbe trovato il supporto di alcuni fondi infrastrutturali