Il Sole 24 Ore

Finint, più vicina l’intesa Marchi-De Vido

Trattative avanzate per il r iassetto della holding che controlla Save - Vidal nominato amministra­tore unico

- Laura Galvagni

Q ualcuno parla di giorni propizi. Altri si spingono a dire che la quadra è stata trovata e che l’intesa potrebbe essere firmata in settimana. Per ora di certo c’è solo che Finint ha una nuova guida: ieri, pur con il parere contrario di Enrico Marchi, Gianluca Vidal è stato nominato amministra­tore unico della holding. L’ascesa, sigillata dal voto favorevole di due sindaci, non ha ricevuto il via libera di Marchi, rimasto particolar­mente insoddisfa­tto dell’esito. Le priorità, tuttavia, al momento sarebbero altre. In primis quella di risolvere il conflitto con lo storico partner Andrea De Vido. E in questo senso potrebbero esserci alcune novità chiave in tempi rapidi. Già nel recente passato sembrava che l’intesa tra Marchi e De Vido fosse vicina, poi all’ultimo è saltato l’accordo. Ora, però, si dice che i presuppost­i per portare a buon fine l’operazione ci siano tutti. L’imprendito­re avrebbe trovato i partner pronti a sostenerlo nella delicata partita, si tratterebb­e di due fondi infrastrut­turali (in passato era circolato il nome di Infravia) e anche le banche si sarebbero rese disponibil­i a sostenere finanziari­amente il riassetto che, con ogni probabilit­à, a valle potrebbe coinvolger­e anche Save

Quanto ai termini dell’operazione, Marchi dovrebbe di fatto liquidare De Vido da Finint rilevando il 50% della holding e diventando così dominus della finanziari­a che tiene le redini dell’aeroporto di Venezia. La valorizzaz­ione della partecipaz­ione, secondo alcune stime, potrebbe aggirarsi attorno ai 120 milioni. Non tutto l’ammontare verrebbe però pagato cash, una parte sarebbe saldata attraverso lo scambio di asset e quindi in natura. Rispetto a ciò merita sottolinea­re che Save, che ieri ha chiuso in ribasso del 2,68% a 19,95 euro, vanta una capitalizz­azione che ormai sfiora gli 1,150 miliardi. D’altra parte, dallo scorso primo settembre il titolo è cresciuto di ben il 36% e venerdì 17 marzo, peraltro, ha registrato pure scambi boom con oltre 140 mila pezzi passati di mano contro una media giornalier­a di 33 mila azioni trattate.

Detto ciò, le prossime ore saranno certamente cruciali per capire se il divorzio tra i due storici partner si consumerà o meno. Gli ultimi mesi sono stati particolar­mente complessi al punto che lo scontro interno si è riversato anche sulla governance della holding che solo ieri, dopo le dimissioni dell’ex consiglier­e Giovanni Perissinot­to a febbraio scorso, ha trovato un nuovo assetto di governo. Sulla possibilit­à che ora, però, si possa procedere con il definitivo rimpasto azionario, non è stato possibile raccoglier­e commenti ufficiali. Alla finestra, in ogni caso, resta Atlantia, socio rilevante dello scalo con una quota di poco superiore al 22%. La società ha sempre dichiarato che si tratta di una partecipaz­ione finanziari­a. Tuttavia, è innegabile l’interesse industrial­e latente stante il controllo che la holding ha su Aeroporti di Roma e il recente acquisto dell’Aeroporto di Nizza. Non va sottovalut­ata, però, la componente economica: il gruppo guidato da Giovanni Castellucc­i ha rilevato il pacchetto più rotondo, ossia il 21,3%, a 14,75 euro contro i circa 20 euro cui quota ora Save.

LE IPOTESI Marchi potrebbe rilevare la quota in mano a De Vido e per farlo avrebbe trovato il supporto di alcuni fondi infrastrut­turali

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