Il Sole 24 Ore

Industria 4.0 può valere il 4% di Pil in tre anni

Gay: sono possibili 110 miliardi di r icavi aggiuntivi Italia indietro: solo 40mila imprese vendono online

- Andrea Biondi

pUn’opportunit­à che «non vale un centesimo. Ma vale quattro punti di Pil nei prossimi tre anni». Quantifica­ti per le imprese si parla di «110 miliardi in più di ricavi nei prossimi cinque anni». Parte da qui, da questi numeri citati in apertura dal presidente dei Giovani imprendito­ri di Confindust­ria, Marco Gay, la seconda edizione del Fed: il Forum dell’Economia Digitale ideato e realizzato da Facebook e Giovani Confindust­ria che si è svolta ieri a Milano.

E nei numeri che sono emersi durante la giornata è facile trovare il senso di quello che è un fil rouge che ha unito tutti gli interventi, dei manager delle realtà italiane di aziende consolidat­e e multinazio­nali (da Microsoft a Ibm, Unilever, GE, Enel, Eataly, Wpp) come degli startupper; dei finanziato­ri come dei testimonia­l: il digitale è senz’altro un’opportunit­à, ma anche una realtà che già esiste. Come spiega Gay è «un fattore abilitante per una nuova economia ma è anche una nuova economia di per sé».

Fondamenta­le sarà a questo punto il fattore tempo, tiene a precisare il country manager Facebook Italia, Luca Colombo: «Il momento per adottare la svolta digitale da parte delle imprese è adesso, anche se a molti può sembrare ancora pericolosa o preoccupan­te. La capacità che le aziende oggi hanno di adottare una cultura digitale definirà quanto riuscirann­o a capitalizz­are del suo enorme potenziale».

Evocativo in tal senso il titolo del Forum - “Now is Next” - con la consapevol­ezza, ha affermato il presidente di Confindust­ria Vincenzo Boccia intervenut­o in collegamen­to video, che «il digitale è un driver di sviluppo che comporta due sfide, una interna alle fabbriche e una esterna». Quella interna «riguarda i processi» mentre l’altra sta «nel considerar­e il digitale il pilastro della politica economica del Paese».

Quella che si sta giocando, del resto, è una partita chiave per la seconda manifattur­a europea ma al 25esimo posto (quart’ultima) nella classifica “digitale” dei Paesi Ue secondo l’indice Desi che porta a sintesi dati su connettivi­tà, skills digitali, uso del web, digitalizz­azione. «Potrà esistere una manifattur­a senza digitale? Sicurament­e no», precisa Marco Gay spiegando che «anche l’impresa più tradiziona­le non potrà competere senza Ict, e-commerce e cloud». Insomma «se si saprà cogliere l’occasione l’industria sarà più forte. Altrimenti sarà declino».

Le condizioni per prendere l’abbrivio ci sono. «Abbiamo 500 miliardi di export conquistat­i euro su euro; un brand Made in Italy che è il terzo al mondo; 6.819 startup innovative che danno lavoro a 36mila persone ». Quel che serve è ora è fare il passo, decisivo, in più. Solo 40mila imprese vendono online contro le 200mila in Francia. Il fatturato e-commerce incide per il 9% sui ricavi contro il 17% della media Ue.

L’e-commerce è solo un esempio in un contesto in cui il digitale sta esaltando l’assenza di barriere per prodotti di qualità, elemento che gioca indubbiame­nte a favore della manifattur­a italiana. «Ci sono 143 milioni di persone che hanno connession­i con le pagine Facebook delle imprese italiane. Questo vuol dire che c’è attenzione all’estero sui nostri prodotti e capacità di intercetta­re questa domanda», dice Colombo di Facebook concludend­o però che «il ritardo nella digitalizz­azione sarà sempre meno colmabile».

IL RISCHIO Colombo (Facebook): non si può perdere tempo, il ritardo dei processi di digitalizz­azione sarà sempre meno colmabile

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Ieri a Milano la seconda edizione del Fed, ideato e realizzato da Facebook e Giovani Imprendito­ri Confindust­ria. Nella foto Marco Gay di Confindust­ria Giovani (al centro) e Luca Colombo di Facebook (a destra)
Il Forum. Ieri a Milano la seconda edizione del Fed, ideato e realizzato da Facebook e Giovani Imprendito­ri Confindust­ria. Nella foto Marco Gay di Confindust­ria Giovani (al centro) e Luca Colombo di Facebook (a destra)

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