Pechino punta sull’Italia 4.0
Un programma da centinaia di miliardi per una produzione ad alto valore aggiunto
pC ’è un passaggio importante a pagina 30 del Work Report letto dal premier cinese Li Keqiang all’Assemblea del Popolo domenica scorsa, che racchiude una solenne promessa: le società straniere, nel 2017, saranno trattate allo stesso modo di quelle cinesi per quanto riguarda licenze, standard, procurement e potranno usufruire delle stesse linee preferenziali previste per le società cinesi dell’iniziativa Made in China 2025.
Di che si tratta è presto detto. Nel maggio di due anni fa gli strateghi del Governo cinese hanno lanciato un’altra iniziativa per promuovere e sostenere lo sviluppo delle industrie e tecnologie avanzate. L’obiettivo è quello di facilitare la transizione verso un’economia con una struttura produttiva qualitativamente più elevata.
La Cina ha già deciso quali industrie guideranno l’economia cinese del futuro. Adesso ha anche una roadmap lungo la quale attivare questo piano: China Manufacturing 2025 (CM2025, in sigla), infatti, seleziona una decina di settori, mettendo in palio centinaia di miliardi di euro di finanziamenti sotto forma di sovvenzioni, fondi e altri canali di supporto.
Da sola, la Cina non potrà portare a termine questo immane lavoro, ha bisogno di interagire con aziende straniere e qui si incastra la promessa di Li Keqiang. Apriremo le porte agli stranieri e la parola magica sarà CM2025.
Ci sarà da fidarsi delle partenership innescate dal programma cinese?
La Camera di commercio europea in Cina ieri ha lanciato un report dedicato a CM2025 e in cui si evidenziano anche rischi, oltre che potenzialità.
Lo ha sottolineato il presidente Joerg Wuttke, quando ha notato che se gli investimenti cinesi in R&D sono un’ottima cosa, mentre non altrettanto si potrebbe dire per il metodo usato che ha già creato grossi problemi sia per l’economia cinese sia per le imprese europee.
Intanto c’è una forte pressione sul versante transfer technologies in cambio di un accesso al mercato a breve ter- mine mentre nel campo della robotica industriale i sussidi governativi stanno già contribuendo alla sovraccapacità anche in questo campo e nel settore delle tecnologie dell’informazione imprese europee stanno subendo restrizioni all’accesso al mercato.
Il governo cinese, in altri termini, è determinato a mantenere un ruolo di primo piano nel guidare l’economia. “Innovazione indigena”, pertanto, è un termine che si ritrova in molteplici documenti di pianificazione relativi a CM2025, legato al concetto di autosufficienza.
« La Camera europea ritiene che tutte le società dovrebbero ricevere parità di trattamento in base al diritto cinese, indipendentemente dalla loro nazionalità», commenta Joerg Wuttke.
Il sostegno dello Stato offerto dai governi centrali e locali per CM2025 rischia di innescare ancora una volta sovraccapacità industriale in dosi massicce, come è successo in passato con le industrie dell’acciaio e dei pannelli solari, eccesso di capacità che correrebbe il rischio di creare nuove, e aggravando quelle esistenti, tensioni con i partner commerciali internazionali della Cina.
Questo sarebbe ancora meno auspicabile in un momento in cui il supporto per la globalizzazione economica e del libero scambio si trova ad affrontare la crescente opposizione in alcuni ambienti politici e non solo cinesi.
Nel breve e medio termine, CM2025 presenta comunque interessanti opportunità per alcune aziende europee di poter svolgere un ruolo importante.
Numerose aziende europee hanno già stabilito partnership con aziende cinesi a questo proposito, per fornire la tecnologia e le competenze per le aree coperte dal programma CM2025.
Sussidi, protezionismo, nuove pressioni sul commercio estero legate al trasferimento di tecnologia di base; l’acquisizione di aziende con tecnologia avanzata in Europa, spesso con il sostegno di fondi di investimento statali; la creazione di sempre più grandi imprese statali posizionate come campioni nazionali. Ebbene, secondo la Camera europea sono questi i veri ostacoli di CM2025, gli elementi dai quali le aziende europee dovranno guardarsi.
CONTROINDICAZIONI Il sostegno dello Stato rischia di innescare ancora una volta sovraccapacità industriale in alcuni settori, come era avvenuto nei pannelli solari