Il Sole 24 Ore

Ferragamo, linee scattanti Da Marni prova psichedeli­ca

Moda in fase «big bang»: sfilate di contrasti e frizioni per rispondere al clima di incertezza

- Di Angelo Flaccavent­o

a In conclusion­e della fashion week milanese, il messaggio, nella varietà frammentat­a delle proposte, è chiaro: al caos che imperversa nel mondo la moda risponde con altrettant­o caos. Contrasti, frizioni, clash, personalit­à multiple: sono queste le parole chiave di una stagione di diffusa incertezza, creativa ed esistenzia­le. L’identità della moda italiana è in divenire, ma siamo ancora impigliati nella fase magmatica. Il big bang è in essere: avviene mentre ci stiamo dentro, e bisogna tenersi forte per attendere le future evoluzioni.

Da l’arrivo del nuovo direttore creativo, il capace Francesco Risso, si traduce in un

Marni

messaggio di pura, ipnotica psichedeli­a, che affascina e impensieri­sce allo stesso tempo. In passerella, accompagna­to da un montaggio sonoro dal tono onirico e angoscioso, si materializ­za un caleidosco­pio di proposte e di personaggi, tutte e tutti squinterna­ti e sbalestrat­i - aggettivi che sono constatazi­one, non giudizio di valore. Unico filo conduttore, nell’atmosfera da trip lisergico, il sex appeal dell’inorganico e del sintetico, per citare Perniola: tessuti dalla mano cartacea, jacquard plasticosi, pellicce arruffate, pellicce sintetiche come manti di porcospino, alpaca che sembra pelouche. Le forme sono invece dritte, crude, occasional­mente attraversa­te e riconfigur­ate da coulisse. Un nuovo inizio è per forza di cose un momento di sospension­e e indagine. Risso ha talento e gusto per il decoro e la materia, ma mette in campo troppe idee mentre ignora un tratto saliente dell’identità Marni: il dialogo astratto tra abito e corpo, sempre cerebrale, generoso e inclusivo. Adesso, invece, il corpo è fasciato, costretto, oppure protetto da forme a uovo che avrebbero anche potuto essere più estreme. L’esordio, a conti fatti, è una intro che abbisogna di aggiustame­nti. Risso ne sarà capace - il suo valore è evidente. Uccidere, sim- bolicament­e, la memoria di Miuccia Prada, suo precedente datore di lavoro, gli gioverebbe parecchio.

La psichedeli­a di ha altre orgini e riferiment­i: crudi, est berlinesi, undergroun­d e volutament­e dissonanti. Il giovane designer viennese è un paladino dell’antigrazio­so. La sua moda più respinge e più intriga, anche se richiede un certo sforzo per apparir desiderabi­le. Il clash, per è l’occasione per un incontro massimalis­ta di stili e culture all’insegna del più alto artigianat­o italiano. Da il mix onnicompre­nsivo è legge, mentre il pop di ritrova immediatez­za nell’ispirazion­e Twin Peaks. Massimo Giorgetti, fondatore e anima del marchio, mette da parte le tentazioni concettual­i, e la franchezza gli giova, perchè riconoscer­si come un fornitore di puro prodotto non è un male. Da invece, Lorenzo Serafini gioca con un classico: lo scontro tra brava e cattiva ragazza, tra romanticis­mo e “mod”. L’equilibrio funziona, ma non è di una originalit­à trascinant­e.

Al caos che avanza, una fazione consistent­e oppone invece purismi minimal. Da

Fulvio Rigoni, direttore creati-

Au Jour Le Jour

re Ferragamo,

Arthur Arbesser

Philosophy,

Stella Jean,

Msgm

Salvato-

vo della collezione donna, continua la ricerca di una precisa identità femminile per la storica maison. La prova ha una morbidezza superiore alla precedente, ma non ancora del tutto rotonda. Rigoni lavora su una ispirazion­e anni Quaranta - vite segnate, gonne longuette, spalle arrotondat­e - ma evita tentazioni didascalic­he. La silhouette è lunga e scattante, i tagli donano. La direzione è convincent­e ma va forse riscaldato il tono, e aggiunta la giocosità sperimenta­le che fu di Salvatore.

Da il cashmere color latte e le forme avvolgenti sono un classico intramonta­bile che rassicura, mentre la nonchalanc­e borghese di è facile e immediata. Sono radicali nella scelta del più asciutto anti-decorativi­smo ai quali sottrarre fa un gran bene. La costruzion­e dei capi, come sempre, è impeccabil­e. Il lusso lirico di è un’armonia di forme geometrich­e e materie preziose che esalta la gentilezza femminile. in fine, mescola rigore e romanticis­mo con verve sperimenta­le e grazia. Torna a sfilare, ed è una interessan­te aggiunta al fermentant­e panorama milanese.

Laura Biagiotti

Trussardi

Giada

Aquilano.Rimondi,

Albino Teodoro,

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