I voti «pesanti» dei soci-dipendenti
Un quarto della forza lavoro è azionista: una volta all'anno vota la fiducia sulla strategia e una volta al mese incontra il top management della società per ver ificare l'andamento dei piani
Un miliardo di persone nel mondo utilizza occhiali da vista con lenti Essilor. Questa cifra pazzesca dà pienamente il senso delle dimensioni, del peso, della diffusione del leader mondiale delle lenti correttive.
Un miliardo di persone nel mondo utilizza occhiali da vista con lenti Essilor. Questa cifra pazzesca dà pienamente il senso delle dimensioni, del peso, della diffusione del leader mondiale delle lenti correttive (con circa il 40% del mercato in volume e oltre il 25% in valore, davanti ai tedeschi di Carl Zeiss e ai giapponesi di Hoya) che recentemente si è diversificato, con successo, nelle lenti solari e nelle vendite su internet.
Nato nel 1972 dalla fusione di una ex cooperativa operaia (la Confraternita dei costruttori di occhiali, creata nel 1849 nel Marais parigino, poi diventata Essel e alla quale si deve, nel 1959, l’invenzione delle lenti progressive) e di una società familiare (quella dei fratelli Lissac, costituita nel 1931 e che sempre nel 1959 commercializzò le prime lenti in materiale plastico), il gruppo è cresciuto grazie a una politica di acquisizioni di piccoli (e meno piccoli) concorrenti (mediamente una quindicina all’anno) in almeno metà degli oltre 100 Paesi in cui è ormai presente (con quasi 61mila addetti e 32 impianti produttivi) e a un processo di innovazione continua (di cui proprio le progressive Varilux rappresentano la punta di diamante). Essilor ha cinque laboratori, con oltre 500 ricercatori e investe ogni anno circa 200 milioni in ricerca e sviluppo. Detiene 8mila brevetti nel mondo e nel solo 2015 ne ha depositati 140. Pochi mesi fa è stata confermata, per il sesto anno consecutivo, nella lista Forbes delle cento società più innovative: al sessantaduesimo posto, posizione invariata (mentre Luxottica ha perso 13 posizioni ed è settantottesima).
Dall'ingresso in Borsa, nel 1975, Essilor ha registrato un aumento medio annuo dell’11% del fatturato e del 13% dell’utile. Con un rendimento totale netto per gli azionisti (dividendi compresi) del 18,6 per cento. Sempre all'anno. Ha chiuso il 2015 con ricavi per 6,7 miliardi (+4,6% in crescita organica) e utili per 757 milioni (+17%). La capitalizzazione è risalita a 25 miliardi grazie al balzo dei titoli (+12%) successivo all'annuncio dell'operazione con Luxottica.
Nelle ultime settimane, la so- cietà aveva infatti registrato una flessione in Borsa a seguito del ripetuto «warning» sull'aumento del suo fatturato nel 2016: dal 5% d’inizio anno è stato prima ritoccato al 4,5% e poi al 3,5% (i conti verranno presentati il 17 febbraio). A provocare il rallentamento è il mercato americano, dove la domanda sta frenando, mentre Essilor sta investendo massicciamente sui Paesi emergenti a forte potenziale di sviluppo, in particolare la Cina. Dove su 800 milioni di persone che avrebbero bisogno di una correzione della vista, solo 350 milioni posseggono effettivamente degli occhiali. Ma anche l’India e in generale tutto il Sud-Est asiatico, oltre al Messico e al Sudamerica, Brasile in testa. Mercati con delle prospettive di crescita enormi (si stima che ci siano almeno 2,5 miliardi di persone con difetti im- portanti della vista che non hanno occhiali e invece ne avrebbero bisogno) per un gruppo i cui prezzi dei prodotti in catalogo vanno da 1 a 800 dollari. Mercati dove Essilor finanzia la formazione e poi l'attività di veri e propri missionari dell'oculistica che girano di villaggio in villaggio portando il verbo (e le lenti) del gruppo francese.
Il capitale di Essilor – che dalla fine dell'anno scorso ha optato per il ritorno a una governance duale, con un presidente (Hubert Sagnières) e un amministratore delegato operativo (Laurent Vacherot), entrambi sessantunenni – è detenuto per l'8,2% (e il 14,3% in diritti di voto) dai dipendenti, un quarto dei quali sono azionisti e che per la metà sono riuniti nell'associazione Valoptec (guidata da un cda con 14 persone, tre delle quali siedono nel consiglio del gruppo). Che una volta all'anno vota la fiducia sulla strategia (e sulla politica occupazionale) e una volta al mese incontra il top management della società per verificare l'andamento dei piani concordati.
La scelta della centralità dell’azionariato salariale è stata fatta fin dalla nascita della società, insieme a quella della public company (tutt'ora non ci sono altri azionisti importanti) e alla volontà di garantire un elevatissimo livello di flottante (oggi pari a circa il 95%). I dipendenti soci sono circa 15mila, 8.500 dei quali (con il 7% del capitale) sono riuniti in Valoptec. L'obiettivo di Essilor è quello di arrivare al 50% di dipendenti azionisti, con un maggior equilibrio tra la Francia (che rappresenta ancora la quasi totalità) e gli altri Paesi dove il gruppo è presente.
LA STRUTTURA I dipendenti soci sono circa 15mila, 8.500 dei quali (con il 7% del capitale) sono riuniti nell’associazione Valoptec