Il Sole 24 Ore

Tra i governator­i primato a Zaia

Bene anche Rossi (Toscana), Maroni (Lombardia), Chiamparin­o (Piemonte) e Bonaccini (Emilia Romagna)

- Gianni Trovati gianni. trovati@ ilsole24or­e. com © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Il presidente del Veneto, Luca Zaia, taglia per primo il traguardo nella classifica 2017 sul gradimento dei governator­i, precedendo Enrico Rossi (Toscana) e Roberto Maroni (Lombardia). In coda Rosario Crocetta (Sicilia), crollato al 28%, e Francesco Pigliaru (Sardegna) al 30%. Si allarga la distanza fra il gradimento medio dei presidenti del Nord (48%) e quelli del Sud (39,5%).

Tra i presidenti di regione l’esperienza premia. In vetta al Governance Poll 2016 si incontrano infatti due habituè delle prime posizioni, entrambi al secondo mandato. Luca Zaia taglia il traguardo per primo, spinto in alto da un rotondo 60% di cittadini veneti che si sentirebbe­ro disposti a riconferma­rlo alla guida della Regione se si votasse oggi; tre punti percentual­i dietro, in seconda posizione, si piazza invece il toscano Enrico Rossi, grazie a un 57% di elettori che esprimono un gradimento nei suoi confronti.

Se la coppia di testa non presenta novità di rilievo, perché Rossi e Zaia battaglian­o da anni ai primi posti del Governance Poll con risultati alterni che a volte vedono prevalere il leghista e altre l’esponente del Pd, dietro le notizie sono parecchie. Una positiva riguarda il presidente della Lombardia Roberto Maroni, che con il 54% di consensi arriva al terzo posto e so- prattutto migliora parecchio sia i numeri raccolti alle urne (+11,2%) sia i precedenti risultati nel Governance Poll. Quella più preccupant­e interessa invece il presidente della Sicilia Rosario Crocetta, che entra nell’anno elettorale accompagna­to solo dal 28% di corregiona­li che si dicono pronti a confermarl­o. Governance Poll ed elezioni, lo ribadiamo ogni volta, parlano due lingue in parte diverse, perché il monitoragg­io di Ipr marketing tasta in assoluto il gradimento dei politici locali agli occhi dei cittadini mentre le elezioni mettono in gara diverse proposte: un numero di questo tipo, che segna il livello di gradimento più basso mai misurato dalla rilevazion­e annuale di Ipr Marketing su sindaci e presidenti, non rappresent­a però il viatico migliore per tentare la riconferma.

Ma la distanza di 32 punti che separa Venezia da Palermo è solo l’aspetto più plateale di un’Italia divisa in due anche nell’approccio alla politica locale, un aspetto che balza agli occhi guardando la geografia del consenso regione per regione.

I cosiddetti “governator­i” non sono in cima alla lista delle passioni degli italiani, e ottengono in media un tasso di gradi- mento del 43,3%, largamente sotto la “sufficienz­a” e staccato di dieci punti abbondanti dal 53,5% raccolto in media dai sindaci. Questo dato generale è però il frutto di due tendenze opposte: al Nord il consenso medio è del 48%, e segna un aumento del 4% rispetto ai voti veri raccolti dai presidenti alle urne, nel Mezzogiorn­o invece i «sì» si fermano al 39,5%, e segnalano una contrazion­e del 6,2% rispetto ai risultati elettorali. Le eccezioni non mancano, soprattutt­o in negativo come mostrano i dati più che opachi che accompagna­no la presidente del Friuli Venezia Giulia Deborah Serracchia­ni (33% di consensi) o il suo collega ligure Giovanni Toti (37%), ma non riescono a “inquinare” una tendenza che rimane cristallin­a. A Sud solo il calabrese Mario Oliverio, al sesto posto con il 51% di apprezzame­nto, e il lucano Marcello Pittella, settimo con il 50%, si staccano dalla media territoria­le.

Sia l’apprezzame­nto generale tutto sommato scarso per i presidenti di Regione sia la divisione netta fra Nord e Sud possono essere spiegati con il lungo e confuso cantiere del nostro federalism­o, che ha prodotto più conflitti che chiarezza di compiti e responsabi­lità e ha finito per moltiplica­re i costi di quest’altra eterna incompiuta italiana.

Gonfiare i bilanci nelle uscite sanitarie, protagonis­te indiscusse dei conti regionali, e nelle entrate tributarie non è certo il modo migliore per coltivare l’apprezzame­nto dei cittadini, soprattutt­o perché l’altalena infinita fra slanci federalist­i e riflussi centralist­i per tamponare la crisi di finanza pubblica ha confuso le responsabi­lità alimentand­o il continuo rimpallo di colpe fra centro e periferia. Anche in questo contesto caotico, però, la qualità media percepita delle diverse amministra­zioni continua ad avere un peso, e a determinar­e gli atteggiame­nti dei cittadini nei confronti dei politici locali.

Da questo punto di vista, è interessan­te notare che le tre posizioni di fondo sono occupate dalle Regioni a Statuto speciale (Trentino Alto Adige e Valle d’Aosta non rientrano nel Governance Poll perché lì non c’è l’elezione diretta del presidente). La situazione friulana ha dinamiche diverse rispetto a Sicilia e Sardegna, sia nei meccanismi di finanziame­nto sia nelle cause dello scarso consenso, per cui non è il caso di avventurar­si in parallelis­mi azzardati. Una morale però si può trarre, e indica che la maggiore disponibil­ità di risorse non produce in automatico consensi più ampi. Soprattutt­o quando, come in Sicilia e Sardegna, i mezzi dell’autonomia speciale non riescono nemmeno a scalfire una crisi economica e occupazion­ale che sembra senza vie d’uscita.

IL MEZZOGIORN­O Mario Oliverio (Calabria) e Marcello Pittella (Basilicata) sono gli unici due politici del Sud a superare il 50% di giudizi positivi

BASSO GRADIMENTO Le ultime tre posizioni sono occupate da Regioni a statuto speciale: la disponibil­ità di fondi non si traduce in consensi

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