Padoan: decreto per evitare il bail in
Opposizioni all’attacco ma Berlusconi apre al premier: «Ci siamo su tutto, anche Mps»
pIl decreto banche è stato fatto per evitare il bail in. Così il ministro Padoan in Parlamento. Opposizioni in rivolta ma Silvio Berlusconi apre a Gentiloni: ci siamo su tutto, anche su Mps. E oggi il voto sul decreto. Il governatore Visco ha assicurato il massimo impegno per una soluzione. Intanto la conversione dei bond Mps si ferma a quota 500 milioni.
Il via libera parlamentare ai 20 miliardi di debito aggiuntivo serve a mettere il governo nelle condizioni di evitare i rischi di un bail in che potrebbe produrre «danni incalcolabili sui riparmiatori e sulle imprese che ricevono il credito» dalla banca destinata a finire in risoluzione.
Il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ha spiegato così alle commissioni Bilancio riunite di Camera e Senato la richiesta avanzata dal governo con la relazione decisa nel consiglio dei ministri serale di lunedì. Il sostegno pubblico su Monte dei Paschi e sugli altri istituti che potrebbero essere coinvolti (Padoan non fa nessun nome, ovviamente) rimane «eventuale» nell’ottica ufficiale del governo ribadita dal titolare dell’Economia: i risultati modesti raggiunti finora dalla conversione volontaria dei bond subordinati del Monte (si veda il servizio a pagina 10) e le incertezze che circondano gli altri capitoli dell’opzione privata per Rocca Salimbeni non fanno però che infittire l’attesa dell’ombrello pubblico: il consiglio dei ministri per approvare il decreto dovrebbe arrivare venerdì, ma non si escludono del tutto tempi più rapidi in caso di bisogno.
Prima, però, serve appunto l’ok del Parlamento al nuovo debito, e di questo si è discusso ieri nelle commissioni. La relazione, ha spiegato Padoan, parla di un aumento una tantum del debito «fino a 20 miliardi», cifra che si spiega con un’ottica «precauzionale». Tradotto: non è detto che il governo debba effettivamente utilizzare tutta la dote, che modifica il fabbisogno e il saldo netto da finanziare ma non il percorso di aggiustamento strutturale dei conti pubblici («valutazioni - sottolinea il ministro - condotte in sintonia con la Ue»). Saranno gli eventuali provvedimenti successivi a destinarne una quota a questo o a quell’istituto in difficoltà. Il sistema nel suo complesso, rivendica Padoan, mostra «una tenuta generale», e «non è assolutamente sull’orlo del baratro» (definizione emersa nel dibattito in commissione dalle parti dell’opposizione), ma presenta casi critici che possono aver bisogno dell’aiuto pubblico sul capitale o sulle emissioni di liquidità: due «strumenti standard» in questi casi, secondo Padoan, che oggi non sono a diretta disposizione del governo a causa dell’evoluzione delle regole Ue.
Il riferimento al bail in, come unica alternativa praticabile senza sostegno pubblico straordinario per gli aumenti di capitale necessari a rispettare le soglie della vigilanza ma non attuabili sul mercato, serve al governo anche per rivendicare l’ottica «salva-risparmio» della rete pubblica, come da etichetta usata dal premier Gentiloni. Nel caso del Monte dei Paschi, l’insuccesso del mercato porterebbe con sé il burden sharing a carico degli obbligazionisti subordinati, con la conversione volontaria dei titoli a prezzi più bassi rispetto a quelli riconosciuti dal meccanismo volontario in scadenza oggi. Per i piccoli investitori, però, il decreto dovrebbe mettere in campo strumenti di rimborso, riconosciuti anche dall’Unione europea quando il titolo venduto non corrisponde al profilo di rischio di chi lo ha comprato. Anche su questo punto la “riservatezza” del ministro è dettata dall’esigenza di non intervenire a operazione di mercato aperta, ma anche all’interno di questi binari stretti qualche conferma importante è arrivata: «Le operazioni di salvaguardia del risparmio hanno natura specifica - ha detto il ministro - e per questo non sono entrato nel dettaglio, ma ciò non vuol dire che il problema non si ponga».
Oggi tocca al Parlamento, che in base alle regole sul pareggio di bilancio è chiamato ad approvare la richiesta governativa a maggioranza assoluta dei componenti in entrambi i rami: questa mattina si pronuncia la commissione Bilancio del Senato, poi sarà la volta delle Aule. Tra domani e dopo arriverà il decreto, che il governo ha intenzione di varare anche a prescindere dal casoSiena per risolvere le altre questioni bancarie ancora aperte, che sarà trasmesso «immediatamente» al Parlamento come chiesto dal presidente della commissione Bilancio della Camera Francesco Boccia (Pd).
IL VOTO PARLAMENTARE Dopo il sì della commissione Bilancio della Camera stamattina tocca al Senato poi parola alle assemblee: serve la maggioranza assoluta