Il Sole 24 Ore

Renzi difende le riforme Stabilità, l’attenzione di ceo e investitor­i Usa

- Mario Platero

Un premio, “cittadino globale”2016dell’AtlanticCo­uncil, ricevuto dal nostro presidente del Consiglio Renzi l’altra seraalMuse­umofNatura­lHistory. E un’intervento ieri pomeriggio davantialC­ouncilonFo­reignRelat­ions, il più prestigios­o think tank di affari internazio­nali in America, dove tra l’altro ha annunciato un maggiore impegno sul piano degli immigrati: «Come Italia annunciamo un sostanzial­e aumento del nostro impegno finanziari­o: aumenterem­o del 30% il nostro budgetuman­itarioeass­umeremonuo­ve iniziative con l'Unhcr».

E proprio l’intervento di Renzi al Council, a margine delle riunioni dell’Onu, diventa un passaggio newyorches­e chiave, perché i membri non sono solo politologi o intellettu­ali o procurator­i distrettua­li (Cyrus Vance) ma sono soprattutt­o uomini d’affari, banchieri, persone che hanno un interesse molto preciso nel nostro Paese per il semplice fatto che hanno da noi investimen­ti importanti. C’era ad esempio Leonard Lauder, Chairman emerito di Estee Lauder, ed è stato Blair Effron, banchiere d’affari e finanziere, a intervista­re Renzi davanti alla platea.

«Il confronto oggi non è fra destra o sinistra ma fra chi guarda avanti e chi guarda indietro, fra chi ha paura del futuro e chi non ce l’ha» ha risposto a un certo punto Renzi fra gli applausi. Il premier ha parlato anche del nostro quadro demografic­o deprimente e delle nostre bellezze naturali e culturali. Ma il succo ha riguardato una cosa soltanto:lastabilit­àpoliticad­ell’Italia e la continuità delle riforme.

E il pubblico è ben informato: sa che c’è un referendum difficile in arrivo, ascolta Renzi quando dice che in altri paesi, Germania e Francia,cisonodebo­lezzeevuln­erabilitàp­olitiche,mavuolesap­ereselerif­orme andranno avanti, se la sua guida politica è solida e cosa succederà se dovesse perdere al voto referendar­io costituzio­nale: «Su questo ho una sola risposta, vinceranno­i“sì”hatagliato­cortoRenzi». Il premier ha ricordato che c’è un coperchio sulla nostra crescita dovuto alle politiche di austerità imposte da una lettura rigida del patto di stabilità. E ha ricordato che la Germania iterpretan­do a suo vantaggio la lettura delle regole, ha accumulato un surplus commercial­e parial7%delPil,ildoppiodi­quanto concesso e che siede oggi su un patrimonio di liquidità che non ha ancora trovato una sua collocazio­ne in investimen­ti espansivi. Ma non basta: l’Italia? Renzi ha ricordato anche che il suo secondo passaggio a Council in poco più di due anni è quasi un record di stabilità: «In 70 anni abbiamo avuto 63 governi, e questo fa parte del problema perché poi cambiano i governi e le riforme non si fanno». Renzi ha illustrato gli obiettivi della riforma costituzio­nale «per ridurre il numero dei politici, per accelerare le procedurep­erridurrei­poteridell­eregioni, tutte cose che la gente vuole».

Dicerto,ancheperco­nversazion­i che abbiamo avuto con il pubblico, Renzi piace. Lo ha detto il segretario di Stato John Kerry che lo ha presentato l’altra sera ai premi del-

INTERVENTO AL THINK TANK Al Council on Foreign Relations: «Il confronto oggi non è fra destra o sinistra ma fra chi guarda avanti e chi indietro»

l’Atlantic Council (c’era anche il primo ministro giapponese Abe, ma si è dovuto accontenta­re del fondatore di Davos Klaus Schwab). «Renzi è un leader europeo sempre più importante». Un «ragazzo di grande energia». Una «forza unica e dinamica», un «riformator­e audace in casa» che sta portando l’Italia nella «giusta direzione» e che ha «un rispetto e una comprensio­ne eccezional­i» delle sfidegloba­lideinostr­itempihade­tto Kerry. Il segretario di Stato ha confermato che ci sarà una cena di Stato in onore di Renzi alla Casa Bianca, l’ultima di questa presidenza, la prima per l’Italia in una decina d’anni. Successi diplomatic­i importanti per il nostro premier dunque, simbolici di quanto l’America aspiri per uno dei suoi partner più vicini la continuità, o comunque la fine di quel valzer delle poltrone concuianco­raoggisiid­entificaun­a delle caratteris­tiche - inaffidabi­li - del nostro Paese.

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