Confiscata la casa pagata dall’indagato alla finta «ex»
Via libera al sequestro finalizzato alla confisca per equivalente dell’immobile intestato alla moglie se l’acquisto è avvenuto con denaro del marito indagato per frode tributaria. La Cassazione (sentenza 35202) respinge un ricorso contro il no alla richiesta di riesame di un decreto di sequestro del Giudice per le indagini preliminari. Nel mirino era finito un immobile della ricorrente, che risultava separata dal marito indagato per una frode commessa dalla società della quale era titolare.
Secondo la donna l’ordinanza impugnata era basata sulla presunzione che fossero fittizi il trasferimento o l’intestazione, anche a titolo oneroso effettuati, in favore del coniuge, del convivente o dei parenti entro il sesto grado, nei due anni precedenti la proposta della misura di prevenzione ( Dlgs 159/2011 articolo 26 comma 2) .
Per la Cassazione anche se è vero in linea di principio che la presunzione di fittizietà, in quanto fondata su un dato normativo che riguarda le misure di prevenzione, non può essere estesa alle misure cautelari reali in materia tributaria, è altrettanto indiscutibile che nell’ordinanza ci sono tutti gli elementi indicativi dell’attribuibilità dell’immobile al marito. La separazione tra i due era formale come risultava da diverse circostanze: entrambi risiedevano nel principato di Monaco e avevano interessi economici comuni “sopravvissuti” alla separazione. Ma soprattutto la ricorrente non aveva le disponibilità per comprare una casa le cui rate erano state pagate con bonifici disposti dal marito o da altre società coinvolte nella frode. Per finire l’acquisto sarebbe avvenuto con i soldi dell’indagato.