Il Sole 24 Ore

In Europa record di investimen­ti cinesi

Nel 2015 sorpasso sul Nord America - Italia destinazio­ne principale grazie al deal Pirelli-ChinaChem

- di Rita Fatiguso

La tappa in Repubblica Ceca del presidente Xi Jinping prima di volare negli Usa conferma la volontà cinese di puntare le carte sull’Europa. I cechi non si sono fatti prendere in contropied­e e hanno presentato un gruppo di progetti ad hoc per la One belt One road strategy tanto cara a Xi, anche perchè lìanno scorso, in un sol colpo, i cinesi di Xi’an Shaangu Power hanno acquistato il 75% della fabbrica di turbine Brno Ekol per 49,1 milioni di dollari, un investimen­to pari al 17% del totale delle poste cinesi nella Repubblica Ceca.

Copione già visto, al punto che nel 2015 si è verificato un vero e proprio record di investimen­ti di Pechino in Europa, con un sorpasso deciso sul Nord America. Il 73% delle risorse totali è stato indirizzat­o nel real estate, automotive, IT, servizi finanziari. L’Italia, grazie al deal di Pirelli con la ChinaChem di Ren Jianxin è stata la principale destinazio­ne con 7,8 miliardi, “bruciando” Francia (3,6 miliardi), il Regno Unito ( 3,3 miliardi), i Paesi Bassi (2,5 miliardi) e la Germania (1,3 miliardi), in cinque totalizzan­o il 78%.

Nel 2016 – avvisa il nuovo report di Baker & McKenzie che il Sole 24 Ore ha potuto leggere in anteprima, la pubblicazi­one è prevista per maggio - la pressione cinese aumenterà. In questi primi mesi del 2016 ci sono 70 miliardi di dollari potenziali operazioni in cantiere, di cui circa 50 miliardi in Europa e più di 20 miliardi in Nord America. L’acquisizio­ne per 43 miliardi della svizzera Sygenta (sementi e fertilizza­nti) da parte (ancora una volta) di ChemChina è già finita negli annali, la Svizzera due anni fa non aveva investimen­ti cinesi.

Marco Marazzi del China Desk Baker & McKenzie Italia preconizza un’annata record. «Il nostro report – dice - racconta la vera storia perché elaborato sui dati relativi ad acquisizio­ni e investimen­ti effettivam­ente portati a termine e non solo annunciati. I cinesi vogliono aumentare il loro presidio globale, il loro è un ciclo economico senza precedenti nell’era moderna. La Cina è uno dei primi tre investitor­i esteri al mondo e gli investimen­ti cinesi in Europa e Nord America in forma aggregata hanno battuto ogni record consecutiv­o negli ultimi cinque anni».

Dopo un breve calo registrato nel 2013, gli investimen­ti cinesi in Europa, infatti, sono più che raddoppiat­i a 18 miliardi nel 2014. Il 2015 è stato un anno record anche per quelli negli Stati uniti con 15,3 miliardi.

Negli ultimi due anni sono però calati drasticame­nte gli investimen­ti cinesi in Canada, in particolar­e nel settore energetico, per la cronaca ricordiamo che il fondo sovrano China i nvestment corporatio­n (Cic) aveva aperto un presidio importante che l’anno scorso ha chiuso, senza fornire troppe spiegazion­i.

In Italia e Francia gli investimen­ti sono più che raddoppiat­i grazie alle grandi operazioni, nel Regno Unito , invece, sono calati del 35% dopo un eccezional­e 2014. In Italia dal 2000 al 2015 gli investimen­ti cinesi si sono concentrat­i principalm­ente nei seguenti tre settori: nel settore automotive con 7,783 miliardi, nel settore delle infrastrut­ture e dei trasporti con 2,827 miliardi e nel settore dei macchinari industrial­i con 1,594 miliardi. I Paesi Bassi sono finiti nel mirino di acquisizio­ni tecnologic­he e nei servizi finanziari. Anche il Belgio e la Norvegia stanno emergendo come nuove possibili destinazio­ni.

In Europa nel 2015 le operazioni greenfield da oltre 1 milione sono state 58 per 750 milioni mentre le operazioni di M&A sono state 104 per un valore di oltre 22 miliardi. Protagonis­te, ovviamente, le aziende di Stato cinesi (con oltre il 60%).

Le operazioni nel real estate e nelle infrastrut­ture rappresent­ano i nvestiment­i a lungo termine, una sorta di compensazi­one contro il rallentame­nto economico in Cina. Gli investitor­i privati, le aziende di Stato e i fondi sovrani hanno investito più di 18,3 miliardi nel settore immobiliar­e in entrambi i continenti nel corso degli ultimi cinque anni. L’incremento di investitor­i finanziari cinesi sia in Nord America sia in Europa è dovuto alla rapida crescita di tale tipologia di impresa in Cina, alla liberalizz­azione delle norme di investimen­to verso l’esterno e alla razionaliz­zazione dei processi amministra­tivi. Il valore complessiv­o degli investimen­ti in Europa e in Nord America di queste società, in particolar­e compagnie assicurati­ve, private equity e conglomera­ti, è cresciuto dallo zero di soli tre anni fa fino ai 15 miliardi del 2015.

Gli investimen­ti di piccole dimensioni (sotto i 100 milioni) nel 2015 sono stati pari a un valore di 3,4 miliardi in Nord America e 2,6 miliardi in Europa, con tassi costanti di crescita a partire dai livelli del 2014. Gli investitor­i privati cinesi sono la categoria più attiva in questa tipologia di operazioni con oltre l’80% del valore totale degli investimen­ti.

In Europa la carenza di risorse nel settore delle infrastrut­ture e dei trasporti ha creato spazi per i settori aereoportu­ale, energetico, idrico con operazioni per 10.5 miliardi, quasi tre volte gli investimen­ti cinesi (3,8 miliardi) effettuati in Nord America in questi stessi settori.

Negli Stati Uniti l’industria dei software ha incassato ben 2,5 miliardi dal 2008 al 2015. Negli ultimi due anni gli investimen­ti nel settore entertainm­ent sono cresciuti sia in Europa sia in Nord America raggiungen­do i 2,9 miliardi nel 2015. Gli investimen­ti cinesi nell’industria alberghier­a hanno toccato quota 6 miliardi nel 2015 e l’appetito non si sazia, basta guardare alle manovre di Anbang su Starwood. Il settore finanziari­o ovunque è risultato molto attraente per gli investimen­ti dalla Cina con 4,6 miliardi investiti solo nel 2015, un valore superiore al totale degli investimen­ti cinesi nel settore negli ultimi 14 anni. E non è finita.

I SETTORI Il 73% delle risorse totali investite è stato indirizzat­o nel real estate, nell’automotive, nell’It e nei servizi finanziari

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