Il Sole 24 Ore

Banche salvate, indennizzi per tutti

Primo ok della Camera al decreto su credito cooperativ­o e garanzia sugli Npl

- Mobili e Serafiniu

Rimborsi per tutti e senza arbitrati: è l’ultima strada che il Governo vuole imboccare per risarcire i 10.559 obbligazio­nisti subordinat­i rimasti penalizzat­i dalla procedura salva-banche attivata il 22 novembre. La soluzione è allo studio di Palazzo Chigi e dell’Economia e sarà presentata al Consiglio dei ministri di domani, che dovrebbe varare un nuovo decreto legge bancario. Intanto la Camera ha approvato il decreto legge sulla riforma del credito cooperativ­o, con gli accorpamen­ti tra Bcc e la garanzia per le cartolariz­zazioni di crediti incagliati: 274 sì e 114 no.

Rimborsi per tutti e senza arbitrati. È l’ultima strada che il Governo vuole imboccare per risarcire rapidament­e e senza analisi caso per caso i 10.559 obbligazio­nisti subordinat­i rimasti penalizzat­i dalla procedura di risoluzion­e attivata il 22 novembre scorso nei confronti di Banca Etruria, CariMarche, CariChieti e CariFerrar­a. La soluzione è allo studio dei tecnici di Palazzo Chigi e del ministero dell’Economia e sarà presentata al Consiglio dei ministri di domani, che dovrebbe varare un nuovo decreto legge bancario.

Il condiziona­le è d’obbligo poiché tutta l’operazione dovrà comunque avere il benestare della Commission­e europea. E al momento l’atteso via libera di Bruxelles potrebbe anche arrivare dopo Pasqua. Anche se c’è un cauto ottimismo. Negli ultimi giorni il Governo avrebbe chiesto e ottenuto i primi assensi sulla possibilit­à sia di rendere automatici i rimborsi ai risparmiat­ori colpiti dal crac delle quattro banche senza dover verificare caso per caso la violazione delle regole di trasparenz­a e corretta informazio­ne dei clienti, sia di poter ampliare la dotazione del fondo di solidariet­à da 100 milioni istituito dalla legge di stabilità 2016. Il tutto necessaria­mente nel pieno rispetto sia delle nuove regole sul bail in sia della compatibil­ità dell’intervento con la disciplina degli aiuti di Stato.

Il varo del Dl prima di Pasqua consentire­bbe al Governo anche di rispettare il termine del 31 marzo indicato dalla legge di stabilità come scadenza entro cui Palazzo Chigi, Mef e Giustizia avrebbero dovuto definire tecniche e modalità di accesso al fondo per i rimborsi e le regole di ingaggio per gli arbitrati affidati all’autorità anticorruz­ione presieduta da Raffaele Cantone. Questo schema, però, con il nuovo Dl sarebbe del tutto (o quasi) accantonat­o, superando in primo luogo la ratio che ha ispirato l’istituzion­e del fondo da 100 milioni: un intervento umanitario per risarcire, previa verifica, i soli risparmiat­ori truffati. Il principio che si sarebbe fatto strada è che la mala gestio delle quattro banche (per altro certificat­a su Banca Etruria proprio due giorni fa dal commissari­o liquidator­e con la lettera di risarcimen­to inviata agli ex amministra­tori indagati per fallimento; si veda Il Sole 24 Ore di ieri) lascerebbe poco spazio alla possibilit­à che i contratti firmati dagli obbligazio­nisti subordinat­i siano stati sottoscrit­ti nel rispetto del regole di trasparenz­a e corretta informazio­ne.

Di qui la decisione di ampliare la platea a tutti o quasi. In che modo? Con l’aumento della dote del fondo di solidariet­à per i rimborsi fino a 250-280 milioni, poco al di sotto dei 329 milioni stimati dal Mef nei mesi scorsi. Le maggiori risorse, così come i 100 milioni iniziali della stabilità, arriverebb­ero tutti dal sistema creditizio, ovvero dal Fondo interbanca­rio di tutela dei depositi e soprattutt­o dalle plusvalenz­e che le good bank potrebbero realizzare con la cessione dei crediti d’imposta ereditati dalle quattro banche fallite.

Con una norma ad hoc inserita nel Dl in arrivo, infatti, verrebbe consentito agli istituti sottoposti a procedura di risoluzion­e di poter cedere i crediti d’imposta generati dalla imposte differite anticipate, cosiddette “Dta”. Secondo le regole attuali la cessione di questi crediti è autorizzat­a soltanto tra istituti appartenen­ti allo stesso gruppo (legge 255/2010). Per altro la Banca D’Italia ha già disposto il passaggio all’organo ponte di tutte le poste attive e passive delle banche fallite, ma restano dubbi sulla legittimit­à del passaggio anche di questi crediti d’imposta. La nuova norma serve dunque anche a legittimar­e giuridicam­ente eventuali cessioni di crediti già avvenute fuori da gruppi societari.

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