Il Sole 24 Ore

Rajoy tende la mano ai socialisti

Spagna. Il premier uscente riceverà un mandato esplorativ­o dal re ma per un esecutivo, anche di minoranza, serve il via libera di Sanchez Appello ai rivali storici per la stabilità e la governabil­ità del Paese dopo il voto

- Luca Veronese

Nel giorno del Gordo, la lotteria di Natale che quest’ anno in Spagna ha distribuit­o“grassi premi” per 2,2 miliardi di euro, si va delineando­la trattativa a distanza che dovrebbe portare a un nuovo governo entro gennaio.

I popolari con 123 seggi non hanno i numeri per governare da soli ma sono stati il partito più votato. Per questo Mariano Rajoy riceverà dal re Felipe VI un mandato esplorativ­o per mettere assieme una maggioranz­a di 176 deputati sui 350 della Camera: una missione impossibil­e, consideran­do i veti incrociati egli scontri della campagna elettorale. In seconda battuta il capo dei conservato­ri cercherà di formare un governo di minoranza chiedendo almeno l’astensione agli avversari politici: un obiettivo molto difficile ma meno lontano dalla realtà. In entrambi i casi servirà il via libera del Partito socialista (Psoe) di Pedro Sanchez, come partediuna Grosse-Koalitiono­come alleato silenzio.

Molto negativo il giudizio di Moody’s sulla situazione di stallo che si è creata in Spagna. «Il risultato delle elezioni - spiega l’agenzia di rating americana - aumenta l’incertezza politica, mette in dubbio la continuità delle riforme e l’impegno per la riduzione del deficit di bilancio». Sarà difficile formare un nuovo governo e quindi - sottolinea inoltre Moody’s - potrebbe essere necessario il ritorno alle urne.

Le elezioni di domenica scorsa hanno cambiato le regole della politica spagnola. Con un Parlamento frammentat­o come mai in passato nessuno può dire oggi chi sarà il prossimo premier e che maggioranz­a sosterrà il nuovo governo. A guardare i programmi dei partiti non ci sono soluzioni di compromess­o possibili. «La Spagna non può permetters­i una era di incertezza politica. Il Partito popolare ha un mandato e la responsabi­lità per avviare un processo di dialogo», insiste Rajoy tendendo la mano ai partiti «che difendono l’unità della Spagna, il suo ordine costituzio­nale e i suoi impegni europei».

A Bruxelles c’è il timore che l’incertezza politica della Spagna possa compromett­ere anche la crescita del Paese e ostacolare il raggiungim­ento degli obiettivi di risanament­o concordati. E questo nonostante la ripresa economica si stia consolidan­do come ha certificat­o ieri la Banca di Spagna: «L’evoluzione dell’attività nell’ultimo trimestre è stato più favorevole del previsto, il che ci ha spinto a rivede real rialzo il tasso stima todi crescita media annuale del P il 2015 al 3,2%» dal precedente­3,1%, e al 2,8% nel 2016, dal 2,7%, si legge nel rapporto trimestral­e dell’istituto centrale.

I negoziati per il nuovo governo sono destinati a proseguire per settimane. Ciudadanos, il movimento moderato eant i-corruzione di AlbertRi vera, ha datola propria disponibil­itàa« non ostacolare la nascita di un governo popolare con l’ astensione» ma consolo 40 deputati non potrà essere determinan­te.Dalla parte op postagli indignati di Podemos, guidati da Pablo Iglesias, hanno detto chiarament­e che i loro 69 parlamenta­ri non sosterrann­o in alcuna forma un esecutivo popolare. Sarà dunque il Partito socialista, pur sceso ai minimi di sempre con 90 deputati, a decidere se Rajoy guiderà il nuovo governo. Ed è ai socialisti che si rivolge Rajoy nel suo appello per la stabilità e la governabil­ità della Spagna.

Sanchez, una settimana fa, aveva definito «indecente» la candidatur­a di Rajoy alla Moncloa, e i suoi fedelissim­i hanno fatto sapere che i socialisti non aiuteranno Rajoy. Ma la trattativa, per quanto improbabil­e, non sembra essere esclusa del tutto. Tanto che ieri la governatri­ce dell’ Andalusia, Susana Diaz, volto vincente e voce ascoltata dei socialisti, ha deciso di scrivere una lettera a Sanchez chiedendo che venga detto« un rotondo no aRajoy».L’ alternativ­a a Rajoy, per i socialisti e per la Spagna, è una grande alleanza a sinistra con Podemos che riesca a coinvolger­e anche i partiti indipenden­tisti della Catalogna e dei Paesi Baschi. Ma anche questa oggi non è niente più che un’ipotesi.

IL PESO DELL’INCERTEZZA La Banca di Spagna ha alzato al 3,2% le stime di crescita per il 2015, ma lo stallo politico allarma Moody’s: a rischio riforme e risanament­o

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La scelta di Sanchez. Al leader socialista spetta la decisione di allearsi a Popolari o Podemos: o costringer­e il Paese a ritornare alle urne

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