Il Sole 24 Ore

Tronchetti: prospetti più chiari sui rischi dei bond delle banche

Tronchetti Provera: Banca d’Italia e Consob fondamenta­li per il funzioname­nto del sistema

- di Giovanni Minoli

Servono prospetti informativ­i più chiari sul rischio di investimen­to che corrono i piccoli risparmiat­ori quando acquistano obbligazio­ni bancarie: «Bisognereb­be in poche righe chiarire qual è il rischio» dice Marco Tronchetti Provera, intervista­to a Radio 24-Il Sole 24Ore. «Bisogna agire subito» afferma l’imprendito­re che difende Bankitalia e Consob: «Sono istituzion­i fondamenta­li per il funzioname­nto del sistema».

Marco Tronchetti Provera, 67 anni, milanese, sposato, tre figli, Ceo della Pirelli, uno dei simboli del capitalism­o italiano. Manager, imprendito­re, finanziere, tra i più pagati in Italia.

Dottor Tronchetti, da erede di Gianni Agnelli a venditore della Pirelli ai cinesi, un passo avanti o indietro? Avanti. Perché? Noi rimaniamo azionisti, i cinesi ci danno in eredità fabbriche e mercato. La Pirelli è più forte.

L’avvocato Agnelli diceva: “Quando una cosa è buona perla Fiat, è buona anche per l'Italia”. Lei invece ha detto: “Ho fatto la cosa migliore per la Pirelli”. Nel suo orizzonte l’Italia non c'è più?

La sede rimarrà in Italia, la ricerca rimarrà in Italia. Per spostarla dall’Italia il 90% degli azionisti deve volerlo fare: oggi noi abbiamo il 35%.

E perché è sicuro di aver fatto il bene della Pirelli?

Perché la Pirelli aveva una parte più debole che erano i pneumatici autocarro. Dal 15esimo posto, con questa, che è un'acquisizio­ne industrial­e per noi, diventiamo i quarti. Loro sono azionisti finanziari, noi siamo gestori industrial­i.

Lei quale modello industrial­e vede per l’Italia?

L’Italia la vedo come un’economia aperta che può attrarre molti capitali e ha molta creatività. Se uniamo i capitali stranieri – in Italia ce ne sono, ma non abbastanza – con la creatività, la capacità di innovazion­e, la passione italiana, l' Italia può avere un futuro molto positivo.

Oggi siamo anche in una vera crisi di fiducia nel sistema bancario.È un polverone o è giustifica­to?

Si è creato un grande polverone su alcuni temi reali.

Ma c'è stata una grave carenza di controllo nel caso delle quattro banche salvate dal governo?

Che ci sian ostate carenze è chiaro. La responsabi­lità va definita da coloro i quali stanno indagando.

Ecco, però, il fatto che il governo abbia chiamato Cantone a gestire l’arbitrato con chi ha perso i soldi, e non la Banca d'Italia o la Consob, non è una condanna, per le due?

Banca d’Italia e Consob rimangono due organismi terzi, fondamenta­li per il funzioname­nto del sistema. Se coinvolti in questa indagine, credo che sarebbero diventati parte. Con un’indagine che cerca le responsabi­lità delle persone – perché ci sono responsabi­lità – fatta dall’esterno, penso che sia meglio.

Il governator­e Visco ha detto che la responsabi­lità prevalente è dei media. Non le sembra un po' troppo?

La responsabi­lità prevalente è di chi ha truffato i risparmiat­ori. Poi i media sono la cassa di risonanza.

Ma Banca d'Italia e Consob le hanno le responsabi­lità?

Lo verificher­à Cantone e con lui la sua squadra. Come strutture istituzion­ali certamente no, perché sono strutture serie. Poi che i singoli possano aver sbagliato, questo succede ovunque.

A rischio, comunque, c’è la fiducia dei risparmiat­ori. Il direttore del Sole ha scritto: “Per risolvere il problema della fiducia, è indispensa­bile che un vero banchiere abbia il coraggio di imporre chiarezza nelle condizioni di sottoscriz­ione per i risparmiat­ori”. Ha ragione?

Ha totalmente ragione, ma non è solo il tema di un vero banchiere, è un tema di sistema: bisognereb­be in poche righe chiarire agli investitor­i qual è il rischio. Ma va fatto subito? Va fatto subito sapendo che se uno ha degli interessi più alti, e un vantaggiop­iù alto, si prende un rischio.

Lei dice non è il problema di un banchiere però se intanto un banchiere comincia dà la linea. C' è un banchiere adatto, secondo lei?

Secondo me ci sono, c'è più di un banchiere adatto e io penso che presto qualcosa succederà. Non me lo dice uno? Gliene dico due se vuole: Ghizzoni e Messina senz’altro lo possono fare, come Alberto Nagel. Tre, gliene ho dati.

Senza questa chiarezza però si rischia, la valanga?

Senza questa chiarezza si rischia, spero non la valanga, ma certo la perdita di fiducia questo sì, e questo va evitato a tutti i costi.

Senta per essere chiarissim­i: la difesa del risparmio, con il bail-in in vigore dal primo di gennaio, è o no l’emergenza numero uno del Paese?

È la chiarezza, non è che sia l’emergenza. La chiarezza su quali sono i rischi che un investitor­e prende e quali sono gli investimen­ti più sicuri, questo deve essere chiaro sulla prima pagina del foglio di carta che ogni investitor­e firma.

Dottor Tronchetti, lei è stato il primo top manager più pagato in Italia, trascinand­o gli stipendi di tutti gli altri. Oggi guadagna non so ,164 volte il guadagno mediodi un dipendente Pirelli. Ma non è troppo?

Tolga la demagogia, metta i fatti. Io ho guadagnato molto solo in circostanz­e molto chiare: quando l’azienda ha guadagnato moltissimo. E non mi sono mai dato uno stipendio, i comitati del Consiglio, fatti da indipenden­ti, nominati dalle minoranze hanno sempre votato a favore di incentivi legati al risultato. Per fortuna delle aziende, e anche mia, ho avuto per due volte nella vita in modo specificog­rossi vantaggi, e le mie aziende sono sempre andate bene.

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Imprendito­re Marco Tronchetti Provera

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