Per Onu e Ue l’occasione di uscire dal torpore
Chiedere che almeno un quarto di questi venga accolto anche dagli altri Paesi membri dell’Unione non significa mercanteggiare sull’umanesimo, ma renderlo concretamente possibile. Dall’Europa ci aspettiamo legittimamente di più che un impegno a realizzare una «legislazione per garantire un sistema di trasferimento obbligatorio e automatico in caso di afflusso massiccio» entro la fine dell’anno. Chiediamo che, se non nei confronti dell’umanità miserrima che sta trasformando il Mediterraneo in un gigantesco cimitero, la solidarietà venga fatta valere almeno tra gli Stati membri. Poi ben vengano le riforme dei Trattati e ancor di più gli impegni ad aiutare i Paesi da cui arrivano i migranti economici. Ma intanto è necessario correre ai ripari prima che le cose precipitino ulteriormente.
Lo stesso discorso vale per l’Onu. È sicuramente un passo avanti importante quello di esternalizzare in Niger, e poi magari in Sudan e in Tunisia, i centri temporanei di accoglienza e verifica dell’eleggibilità allo status di rifugiato. Ma l’anarchia libica impone che si cerchi di trovare il modo di tamponare la vera e propria emorragia di fuggitivi che dalle sue coste transita incontrollata, arricchendo cartelli criminali, signori della guerra e organizzazioni terroristiche. Certo, serve l’accordo delle autorità libiche: ma quali? Sarebbe irresponsabile sconfessare il governo di Tobruk (il solo che la comunità internazionale riconosce). Ma occorre pur tener conto che un altro governo a Tripoli esiste. Cercare di metterli d’accordo è l’impresa disperata di Bernardino Leon, ma se ciò non fosse possibile non resterebbe altra strada che il blocco navale unilaterale: un’impresa per cui servono mezzi ingenti (e tanti soldi), ma anche e soprattutto una chiara risoluzione del Consiglio di sicurezza che non lasci spazio ad interpretazioni ambigue. Non vorremmo certo che potesse ripetersi una situazione analoga a quella che vede coinvolti da oltre due anni i due sottufficiali di Marina, Salvatore Girone e Massimiliano La Torre.