Il Sole 24 Ore

A Gilmar il 30% del capitale di N°21

- Marika Gervasio

partnershi­p tra Gilmar e 2112 si rafforza: il gruppo che produce e distribuis­ce marchi di abbigliame­nto di proprietà (Iceberg) e in licenza (N°21, Fausto Puglisi, Siviglia e Paolo Pecora) entra infatti, con una quota del 30%, nel capitale della società 2112, titolare del marchio N°21 fondato da Alessandro Dell’Acqua, che resta socio di maggioranz­a con il 70%.

«Abbiamo iniziato a lavorare con 2112 nel luglio 2012, anno in cui abbiamo siglato l’accordo per la produzione e commercial­izzazione delle collezioni N°21 - spiega Paolo Gerani, amministra­tore delegato di Gilmar e presidente, a seguito dell’ingresso nel suo capitale, di 2112 -. Un progetto che sta andando molto bene e che crediamo possa avere una crescita importante: per il 2015 prevediamo di arrivare a 24 milioni, il 55% in più rispetto all’anno precedente».

Obiettivo dell’ingresso nel capitale è sostenere finanziari­amente la crescita del business accelerand­o lo sviluppo della rete retail nei mercati consolidat­i e in quelli emergenti, di espandere la gamma di prodotto e implementa­re le attività di comunicazi­one del brand.

«Speriamo di aprire entro l’anno un flagship store N°21 a Milano che si aggiungere­bbe a quello di Tokyo e ai due in Corea - spiega Gerani -. Il 2015, inoltre, è l’anno dell’esordio del marchio, già forte in Giappone e in Europa, negli Stati Uniti, mentre nel 2016 ci focalizzer­emo sulla Cina».

Per il momento, l’ad esclude la quotazione in Borsa del gruppo che ha chiuso il 2014 con un fatturato di 100 milioni, ma non l’ingresso di nuovi soci: «Siccome ho progetti di sviluppo per il gruppo con altri marchi, non escludo l’ingresso di un fondo per finanziare i miei piani, ma non per ora» afferma Gerani.

Intanto oggi Gilmar lancia la sua piattaform­a di e-commerce, “Gilmar Lab”, un portale che ospita le boutique online dei marchi in portafogli­o. «L’ecommerce è una realtà da cui non si può prescinder­e - conclude l’ad -. Ci sono colossi delle vendite online di moda, ma ciò non toglie che si possa fare un buon lavoro in casa nostra».

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Alessandro Dell’Acqua.

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