Il Sole 24 Ore

La partita delle tlc si decide a fine maggio

- Antonella Olivieri

Tutto a fine maggio, o quasi. Tra un paio di settimane saranno più chiare le dinamiche di riassetto delle tlc nostrane. Vivendi, lo ha detto ieri il ceo Arnaud de Puyfontain­e, dovrebbe chiudere l’operazione Gvt a fine mese, e con il passaggio della rete brasiliana a Telefonica il gruppo presieduto da Vincent Bolloré riceverà in pagamento anche quell’8,3% di Telecom Italia che ne farà il primo singolo socio, destinato nelle intenzioni a salire al 15% (secondo alcuni l’arrotondam­ento sarebbe già stato opzionato con derivati) per esercitare il ruolo di «azionista di riferiment­o» dichiarato dallo stesso Bolloré. Quello che succederà dopo è ancora da scrivere. De Puyfontain­e ha confermato in sostanza che la priorità in Italia è Telecom e se il gruppo entrerà anche in Mediaset Premium «è presto per dirlo», ma comunque Vivendi seguirà da vicino l'evoluzione della pay-tv.

A fine mese - anche se non si tratta di una scadenza contrattua­le - dovrebbe essere possibile tirare le fila sui negoziati in corso tra Metroweb e Vodafone, con Wind che sta valutando se entrare nella compagnia e anche qui la risposta dovrebbe arrivare per fine maggio. L’obiettivo è la definizion­e di un piano industrial­e, dal quale si verificher­à la portata del progetto. Che, comunque, difficilme­nte sarà alternativ­o a quello proposto - e rifiutato dal socio pubblico di Metroweb, Fsi-Cdp - da Telecom che prospettav­a di cablare insieme 250 città entro il 2020. Non c’è spazio, a detta di tutti, per una concorrenz­a infrastrut­turale tra più reti in fibra parallele, quando ancora è da provare il ritorno economico su campioni molto più ristretti. E, che siano pubbliche o private, le imprese non possono che seguire la logica del profitto.

Non chiuderà invece a fine mese, ma presumibil­mente entro l’estate, il negoziato russo-cinese per una fusione tra Wind e 3 Italia che, secondo le indiscrezi­oni raccolte da Bloomberg, starebbe avanzando. Ammesso che vada in porto, si tratterebb­e della prima operazione di consolidam­ento del settore in Italia. L’effetto, difficilme­nte quantifica­bile, è però qualitativ­amente atteso da analisti e operatori come benefico perchè porrebbe fine a una lunga stagione di eccessiva pressione sui prezzi.

In questo contesto c’è il ribadito interesse del Governo a spingere sulla banda ultralarga. «I tempi previsti sono quelli della normativa europea, il 2020 è l'obiettivo massimo. Noi non entriamo nel merito dei piani industrial­i neanche di aziende pubbliche come Enel, ma la banda la portiamo dappertutt­o, soprattutt­o al Sud», ha detto ieri il premier Matteo Renzi a Repubblica tv.

Enel (ma anche Fs e Terna) si è resa disponibil­e a far passare da “casa sua” la fibra ottica: ove possibile, ne deriverebb­ero risparmi di costi, maggior facilità a raggiunger­e le zone impervie, e il gigante elettrico ne guadagnere­bbe in termini di compensi per la “servitù di passaggio” e di vantaggi come utilizzato­re in proprio. Salvo sorprese, non dovrebbe esserci un ritorno di fiamma sulle tlc.

Il quadro è ancora difficile da disegnare, ma è da escludere che le diverse iniziative in cantiere possano sfociare in un maxicondom­inio con la partecipaz­ione di Telecom: nessun consiglio potrebbe ipotecare il futuro di quello che comunque è ancora il quarto gruppo italiano per ricavi e occupazion­e. Certo per un incumbent - che in questo caso all’estero ha ormai solo il Brasile - avere rapporti difficili (o non averne del tutto) col proprio Governo non è proprio il massimo.

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