La partita delle tlc si decide a fine maggio
Tutto a fine maggio, o quasi. Tra un paio di settimane saranno più chiare le dinamiche di riassetto delle tlc nostrane. Vivendi, lo ha detto ieri il ceo Arnaud de Puyfontaine, dovrebbe chiudere l’operazione Gvt a fine mese, e con il passaggio della rete brasiliana a Telefonica il gruppo presieduto da Vincent Bolloré riceverà in pagamento anche quell’8,3% di Telecom Italia che ne farà il primo singolo socio, destinato nelle intenzioni a salire al 15% (secondo alcuni l’arrotondamento sarebbe già stato opzionato con derivati) per esercitare il ruolo di «azionista di riferimento» dichiarato dallo stesso Bolloré. Quello che succederà dopo è ancora da scrivere. De Puyfontaine ha confermato in sostanza che la priorità in Italia è Telecom e se il gruppo entrerà anche in Mediaset Premium «è presto per dirlo», ma comunque Vivendi seguirà da vicino l'evoluzione della pay-tv.
A fine mese - anche se non si tratta di una scadenza contrattuale - dovrebbe essere possibile tirare le fila sui negoziati in corso tra Metroweb e Vodafone, con Wind che sta valutando se entrare nella compagnia e anche qui la risposta dovrebbe arrivare per fine maggio. L’obiettivo è la definizione di un piano industriale, dal quale si verificherà la portata del progetto. Che, comunque, difficilmente sarà alternativo a quello proposto - e rifiutato dal socio pubblico di Metroweb, Fsi-Cdp - da Telecom che prospettava di cablare insieme 250 città entro il 2020. Non c’è spazio, a detta di tutti, per una concorrenza infrastrutturale tra più reti in fibra parallele, quando ancora è da provare il ritorno economico su campioni molto più ristretti. E, che siano pubbliche o private, le imprese non possono che seguire la logica del profitto.
Non chiuderà invece a fine mese, ma presumibilmente entro l’estate, il negoziato russo-cinese per una fusione tra Wind e 3 Italia che, secondo le indiscrezioni raccolte da Bloomberg, starebbe avanzando. Ammesso che vada in porto, si tratterebbe della prima operazione di consolidamento del settore in Italia. L’effetto, difficilmente quantificabile, è però qualitativamente atteso da analisti e operatori come benefico perchè porrebbe fine a una lunga stagione di eccessiva pressione sui prezzi.
In questo contesto c’è il ribadito interesse del Governo a spingere sulla banda ultralarga. «I tempi previsti sono quelli della normativa europea, il 2020 è l'obiettivo massimo. Noi non entriamo nel merito dei piani industriali neanche di aziende pubbliche come Enel, ma la banda la portiamo dappertutto, soprattutto al Sud», ha detto ieri il premier Matteo Renzi a Repubblica tv.
Enel (ma anche Fs e Terna) si è resa disponibile a far passare da “casa sua” la fibra ottica: ove possibile, ne deriverebbero risparmi di costi, maggior facilità a raggiungere le zone impervie, e il gigante elettrico ne guadagnerebbe in termini di compensi per la “servitù di passaggio” e di vantaggi come utilizzatore in proprio. Salvo sorprese, non dovrebbe esserci un ritorno di fiamma sulle tlc.
Il quadro è ancora difficile da disegnare, ma è da escludere che le diverse iniziative in cantiere possano sfociare in un maxicondominio con la partecipazione di Telecom: nessun consiglio potrebbe ipotecare il futuro di quello che comunque è ancora il quarto gruppo italiano per ricavi e occupazione. Certo per un incumbent - che in questo caso all’estero ha ormai solo il Brasile - avere rapporti difficili (o non averne del tutto) col proprio Governo non è proprio il massimo.