Meloni apre a Ursula. Fitto, Giorgetti e Tajani spingono
Il giorno decisivo – domani – si avvicina per la conferma di Ursula von der Leyen a presidente della Commissione Europea e la premier italiana Giorgia Meloni di ora in ora sembra più possibilista sull’idea di sostenerla. Magari non apertamente con un “sì” convinto in aula, ma con un’astensione ufficiale dietro cui si potrebbero celare dei voti sotto banco. Questo è il clima generale che ieri si respirava a Palazzo Chigi, nonostante un incontro non del tutto positivo ieri mattina tra von der Leyen e il gruppo dei Conservatori a Bruxelles. Le prossime ore saranno decisive – oggi la premier sarà in Libia e domani, durante la votazione, a Oxford per il vertice della Comunità Politica Europea – e secondo fonti di primo piano del governo, Meloni deciderà solo all’ultimo minuto. Nelle ultime ore ci sarebbero stati ulteriori contatti tra le due, anche se in serata non era ancora arrivata una conferma ufficiale di una telefonata.
MA UN PRIMO
segnale di apertura nei confronti di von der Leyen è arrivato ieri con l’elezione – seppure alla seconda votazione – di Antonella Sberna, europarlamentare di Fratelli d’italia e molto vicina ad Arianna Meloni, a vicepresidente del Parlamento Europeo. Stesso discorso per l’altro rappresentante di Ecr, il ceco Roberts Zile. Dall’accordo è rimasta fuori l’ultradestra dei “Patrioti” di cui fa parte anche la Lega. Un segnale non da poco che è arrivato dopo l’elezione – sostenuta da tutti i partiti della maggioranza di governo – della popolare Roberta Metsola a presidente del Parlamento Europeo. “Per la prima volta un rappresentante della destra italiana viene eletto alla vice presidenza del Parlamento europeo – esultano i meloniani Nicola Procaccini e Carlo Fidanza – Un ruolo di prestigio che consentirà al nostro partito e all’italia di poter rappresentare al meglio le istanze e gli interessi dell’italia in Europa”.
La giornata non era iniziata nel migliore dei modi con von der Leyen che aveva incontrato la delegazione di Ecr a Strasburgo. La più complicata tra i gruppi all’europarlamento: un’ora “intensa” ma “cordiale”, l’ha definita von der Leyen. Nello specifico, se su immigrazione (più investimenti) e agricoltura la presidente della Commissione sembra aver dato a Fratelli d’italia le giuste garanzie per un cambio di passo, diverso sarebbe il discorso per il Green Deal su cui gli europarlamentari Conservatori avrebbero fatto molte domande alla presidente della Commissione, “troppo ideologica”. Von der Leyen però non ha fatto alcun passo indietro confermando l’irreversibilità del Green Deal da cui “non si può tornare indietro” e al massimo promettendo “pragmatismo” sulla carta a Fratelli d’italia. Insomma, poco o nulla scontentando le delegazioni dei Conservatori. Il motivo, spiegano fonti di FDI, è che von der Leyen deve garantirsi i voti di socialisti e Verdi e non può permettersi di perderli alla vigilia della riconferma.
SE MELONI
deciderà solo all’ultimo minuto – anche in base al discorso che la presidente farà giovedì in plenaria – nel governo c’è una divisione tra chi pressa la premier per sostenerla e chi invece le chiede di dire “no”. I governisti sono rappresentati dal ministro Raffaele Fitto che punta a un posto da commissario, dal titolare degli Esteri Antonio Tajani ma anche Francesco Lollobrigida, Ignazio La Russa
e Giancarlo Giorgetti che, da responsabile dell’economia, ha bisogno di una commissione “amica” per evitare che la manovra di fine anno sia lacrime e sangue. Di opposto avviso l’ala dura nel governo rappresentata da Giovanbattista Fazzolari e Matteo Salvini, oltre al capo delegazione di FDI a Bruxelles
Fidanza. Se von der Leyen sarà confermata, poi, la partita del commissario italiano potrebbe chiudersi in 15 giorni: Fitto potrebbe avere la delega al Pnrr e Coesione, oltre alla sburocratizzazione di cui ha parlato von der Leyen durante l’incontro. In bilico la vicepresidenza esecutiva.