Il Fatto Quotidiano

Venezia, ticket flop: raddoppier­à

- » Leonardo Bison

Èterminata domenica la sperimenta­zione del “contributo d’accesso” a Venezia, divenuta, per volere della giunta di Luigi Brugnaro, la prima città al mondo a richiedere un pagamento per entrare (dalle 8.30 alle 16, in 29 giorni dell’anno, in questo debutto). Un “successo” secondo la giunta, che già ha detto di voler rendere il ticket struttural­e e alzarlo a 10 euro nel 2025. Un “fallimento” per l’opposizion­e, che promette di eliminarlo in caso di vittoria alle prossime elezioni. Ma com’è andato davvero il ticket, con tante città che si dicono pronte a replicarlo?

In città si stanno scontrando due narrazioni. Una istituzion­ale, che parla di controlli serrati, calo dei visitatori e miglior gestione dei flussi; e una degli oppositori, che denunciano rischi per la privacy (chi non è tenuto a pagare i 5 euro deve registrars­i in un portale per ottenere l’esenzione) e fin da subito hanno parlato di misura inefficace e rischio disneyfica­zione. I pochi dati disponibil­i per ora faticano a dare ragione sia all’uno sia all’altro. I visitatori paganti sono stati più del previsto, dai 23 ai 10 mila al giorno. Ottimo per le casse comunali, visto che erano stati spesi quasi 3 milioni di euro tra steward, totem, campagne informativ­e, portale web: ne sono stati incassati 2,2, molto più dei 700 mila euro previsti. Gli esenti registrati sono stati sempre 80-100 mila al giorno: 25 mila lavoratori, 16 mila studenti, 8 mila proprietar­i di casa o affittuari non residenti, 40-50 mila ospiti nelle strutture ricettive di Venezia (che non devono pagare), 3 mila parenti di veneziani, 5 mila amici di veneziani etc. Le multe sono state zero, in 29 giorni.

Per evitare atti di disobbedie­nza che si prospettav­ano diffusissi­mi e tensioni, la linea è stata quella di fare controlli molto soft: solo chi si mostrava ben disposto veniva controllat­o. Anche i comitati che prometteva­no di fare ricorso alla prima multa (sul regolament­o veneziano è ancora aperta un’istruttori­a del Garante per la privacy, di cui non si conoscono gli esiti) si sono trovati senza materiale per ricorrere. Della necessità di prenotare la visita, che era stata raccontata come ragione primaria dell’introduzio­ne del ticket, non è rimasta traccia: esenzioni e pagamenti venivano fatti sul momento, alla stazione o allo sbarco nelle rive. Di controlli a campione dentro la città non se ne sono visti (questo spiega lo scostament­o tra i registrati come ospiti nelle strutture ricettive, e gli ospiti effettivi, circa 20 mila in più).

Il ticket è diventato una sorta di contributo suggerito. E i turisti hanno pagato ben volentieri: difficile credere che con l’aumento del costo si tireranno indietro. Che questo sistema possa diventare un modello per le città turistiche, difficile crederlo, ma certo non potrà essere una soluzione: di fronte 15 mila visitatori giornalier­i in arrivo da fuori comune, ci sono 110 mila posti letto nelle strutture ricettive.

 ?? ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy