LA CATENA DI ERRORI DAL
La domanda è semplice. Come è stato possibile che un ventenne anonimo di Bethel Park, Pennsylvania, sia potuto salire sul tetto di un edificio a meno di 150 metri da Donald Trump e puntargli contro un fucile Ar-15, mirando alla testa e mancandolo di un centimetro? Il rischio zero è impossibile, in un Paese in cui chiunque può detenere un’arma d’assalto. Ma a tre giorni dall’attentato a Donald Trump è chiaro che questo specifico rischio era prevedibile. Thomas Matthew Crooks non avrebbe dovuto essere su quel tetto. E l’america vuole sapere cosa non ha funzionato e chi ha sbagliato, in quella che è ritenuta la “falla di sicurezza” più grave dell’attentato a Ronald Reagan del 1981, e che forse ha già segnato l’esito delle presidenziali di novembre.
IL PIANO CHI DOVEVA INTERVENIRE
In carica o meno, la sicurezza di presidenti, vicepresidenti e famiglie è affidata al Secret service, agenzia del governo federale controllata dal Dipartimento della Sicurezza Interna (Dhs). Il Secret service sabato era in forze con cecchini e agenti in mezzo alla folla. Come in tutti gli eventi pubblici, aveva predisposto settimane prima un piano di sicurezza coordinandosi con la polizia locale. Come ha detto il portavoce dell’agenzia Anthony Guglielmi, ieri a Nbc news , è “pratica comune nei raduni all’aperto” che la scorta presidenziale prenda in gestione il perimetro più vicino all’obiettivo, mentre alle forze locali sia affidata la zona più esterna. La contea di Butler aveva messo a disposizione la sua Emergency Unit, come riferito dal procuratore distrettuale Richard Goldinger. Quattro le squadre di cecchini, due di federali e due della polizia locale.
IL TETTO A CHI SPETTAVA LA COMPETENZA
Citando fonti dall’inchiesta Fbi, la Cnn, ha rivelato che secondo il piano di sicurezza approntato per il comizio di Butler, il tetto da cui ha sparato Crooks era fuori dal perimetro di competenza del Secret service. Non solo, la cima dell’edificio, un laboratorio di ricerca sul vetro, era chiaramente segnalato come “potenzialmente vulnerabile”. “Qualcuno avrebbe dovuto essere sul tetto o mettere in sicurezza l’edificio in modo che nessuno potesse salire sul tetto”, ha detto alla Nbc un ex agente dei servizi segreti in pensione. Secondo le fonti della Cnn, era stato stabilito che una delle due squadre di cecchini locali avrebbe dovuto “coprire” quel punto. Dopo l’attentato, però, a neutralizzare Crooks sono stati i cecchini del Secret service, secondo la ricostruzione.
IL RIMPALLO LA SUPERVISIONE ERA DEL SECRET SERVICE
Il portavoce del Secret service Guglielmi ha ammesso con Nbc che i suoi uomini non avevano perlustrato l’edificio dove si è appostato l’attentatore, perché era un compito affidato alle forze dell’ordine locali. Nessuno sembra averlo fatto. Ma la task force di sicurezza di Trump avrebbe dovuto accertarsi che tutte le aree del perimetro di sicurezza fossero sotto controllo. “Per me, l’intera faccenda era sotto la giurisdizione del Secret service”, ha dichiarato il procuratore distrettuale di Butler. “Erano loro a gestire il raduno, erano più in alto nella gerarchia”. Ma come ha sottolineato con Nbc Anthony Cangelosi, ex agente della sicurezza di John Kerry nel 2004 e oggi docente a New York: “Non si lascia alla polizia locale la discrezionalità di ciò che si deve fare”. È stato un “errore tremendo” non assicurarsi che ci fosse qualcuno su quel tetto, anche secondo Jim Cavanaugh, agente speciale in pensione del Bureau of Alcohol, Tobacco, Firearms and Explosives. Le indagini non hanno ancora accertato se il nodo è stata l’incompetenza o un ritardo di comunicazione. Un partecipante ha detto all’associated Press che un agente di polizia locale avrebbe provato a salire sul tetto con una scala, ma Crooks gli avrebbe puntato il fucile contro e poi si sarebbe girato per sparare su Trump. Crooks era stato avvistato dagli astanti minuti prima di entrare in azione.
LA RISPOSTA L’AZIONE DEI CECCHINI
È stata smentita l’idea che il cecchino che ha ucciso Crooks lo avesse già nel mirino prima dell’attentato. In un video di quei momenti si vede l’agente spostare la posizione del treppiede del fucile per prendere la mira. Inoltre, prima di sparare i cecchini devono accertarsi che la persona che ha nel mirino sia davvero una minaccia e avere il via libera. I secondi necessari a identificare l’arma che aveva Crooks possono essere stati sufficienti a consentirgli di aprire il fuoco.
LE ARMI L’ANALISI DEGLI AUDIO DA PARTE DEGLI ESPERTI
Due specialisti forensi dell’università del Colorado, Catalin Grogras e Cole Whitecotton, hanno detto alla Cnn che le loro indagini acustiche confermano che l’attentatore era a circa 120 metri da Trump, e aggiungono di aver udito tre diversi “impulsi acustici”, ossia tre armi per i nove colpi sparati sabato. I primi tre sarebbero riferibili a un’arma (l’ar-15 di Crooks), i cinque successivi a un’altra e un ultimo scoppio a una terza, quella del cecchino che ha ucciso il giovane.
Non vorrebbe dire che l’attentatore aveva due armi, ma che avrebbe sparato almeno tre colpi, mentre gli altri spari sarebbero delle forze di sicurezza.
LE INCHIESTE DA QUELLA DELL’FBI AL CONGRESSO
Oltre all’inchiesta bipartisan al Congresso annunciata da Joe Biden, i repubblicani hanno rilanciato i dubbi sull’indipendenza di giudizio dell’fbi e vogliono mettere sotto la lente i vertici delle agenzie di sicurezza interna. Il capo della Homeland security Alejandro Mayorkas ha smentito che il suo dipartimento avrebbe ridotto la sicurezza a Trump negli ultimi mesi e negato ulteriori uomini come richiesto dal suo staff. Nel mirino c’è soprattutto Kimberly Cheatle, la direttrice del Secret service, che riferirà al congresso il 22 luglio. Cheatle è una figura di fiducia di Biden, nominata ad agosto 2022 dopo aver servito per 25 anni ed essersi occupata della sicurezza personale del presidente quando era vice di Obama. Nel 2019 aveva lasciato l’agenzia governativa per passare alla sicurezza privata, lavorando per Pepsico. Cheatle ieri ha elogiato la risposta “rapida” dei cecchini e ha garantito “piena” collaborazione alle indagini del Congresso.