Il Fatto Quotidiano

Kharkiv: i contadini che sfamarono l’urss sono sfollati e poveri

- » Alessandro Parente KHARKIV (UCRAINA)

Una volta registrati nel centro di prima accoglienz­a di Kharkiv agli sfollati viene assegnato un alloggio. Ci sono diversi edifici nella città adibiti a tale funzione, molti sono attivi dal 2022 e da allora accolgono gli sfollati del fronte. Siamo andati a visitarne uno nella periferia di Kharkiv. Nel cortile un gruppo di adolescent­i ci indica l’entrata. Vengono da Kupiansk e abitano lì da circa un anno. Nell’edificio, Tatyana, l’amministra­trice del centro, ci conduce all’ultimo piano, dove si stanno sistemando le stanze per chi arriverà nei prossimi giorni, tutto il piano è dedicato ai nuovi arrivati.

In una camerata alloggiano tre uomini, sono soli, senza figli, mogli o genitori. “Fino a qualche giorno fa c’era una bomba ogni tanto, non pensavamo di dover partire, poi è diventato insostenib­ile e siamo fuggiti”. raccontano. “Se ci avesse trovato un soldato russo ci avrebbe ucciso sul colpo”. Sedute su un letto ad accarezzar­e un gattino ci sono due donne anziane, sono due sorelle di Vovchansk. Una di loro non riesce a parlare, guarda fuori e piange. L’altra ci racconta di come siano riuscite a fuggire, nell’auto di un vicino con tutto quello che sono riuscite a prendere sul momento. Un drone le ha seguite per tutto il tempo e fortunatam­ente non ha attaccato. “Abbiamo abbandonat­o la casa di tutta la vita e con lei tutte le capre, i polli e le anatre”, racconta. “Avevamo preso in prestito un orto da un amico, abbiamo piantato cipolle, aglio, pomodori, patate. Così anche se c’era la guerra potevamo mangiare, non ci mancava niente. A casa avevamo una meraviglio­sa aiuola, stava fiorendo magnificam­ente, ora tutto è distrutto”, aggiungono. “Ci propongono di andare in Finlandia, in Polonia, in Germania. Ma noi siamo radicate qui, abbiamo 70 anni, non andremo da nessuna parte, vogliamo tornare alla nostra terra”. La condizione

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