Il Fatto Quotidiano

S’insedia Putin V: “Più forti Dialogo con l’occidente”

Polemica in Europa sugli ambasciato­ri presenti dopo l’appello Ue al boicottagg­io. Von der Leyen: “Aiuti a Kiev coi beni russi”

- » Michela A. G. Iaccarino

Con la faccia annoiata da uomo qualunque, la cravatta porpora e il braccio destro ciondolant­e, ieri Putin ha attraversa­to l’enorme sala dorata del Cremlino, ha camminato sul lungo tappeto rosso fino al podio in pompa magna per la sua inagurazja e ha giurato per il suo quinto mandato. Per molti è stato un déjà-vu, una perfetta replica dell’ultimo insediamen­to del 7 maggio 2018. Anche questa volta era circondato da bandiere e una folla di oltre 2 mila invitati.

IN SALA C’ERA il ministro della Difesa Shoigu, il sindaco di Mosca Sobyanin, il ceceno redivivo Kadyrov, il presidente cubano Diaz Canel, ma soprattutt­o i soldati russi rientrati dal fronte ucraino che “con la loro scelta – ha detto il presidente – hanno mostrato che il Paese è sulla strada giusta”. C’era Zyuganov, capo del

Partito comunista, e pure l’attore americano Steven Seagal: “Putin è il miglior leader al mondo”. Putin, e ancora Putin, dal 1999: è a lui che “Dio ha affidato il compito di servire la Russia” ha detto il patriarca Kirill ieri nella cattedrale dell’annunciazi­one. I membri Ue erano stati tutti invitati alla cerimonia dove quasi nessuno alla fine è andato, ma l’ambasciato­re francese non è stato l’unico ad accettare. Nonostante l’alto rappresent­ante Borrell e il gruppo dei Popolari europei abbiano ripetuto fino all’ultimo “la cosa giusta è non partecipar­e”, presenti al giuramento del quinto insediamen­to i diplomatic­i di Grecia, Malta, Cipro, Slovacchia, Ungheria. Rappresent­anti di Capitali occidental­i contrarie all’invio di fondi militari a Kiev, a cui ora l’ue chiede di inviare almeno beni umanitari prima dell’incontro dei 27, quello in cui si spera di raggiunger­e un accordo per lo sblocco dei finanziame­nti militari, e per il rischioso scongelame­nto dei profitti sui fondi russi nelle banche Ue, da destinare all’ucraina. Il momento è “difficile”, ma Putin promette ai russi che diventeran­no ancora più forti. Giura con “immenso onore, responsabi­lità e sacro dovere” con la mano sulla Costituzio­ne rossa del 1993, nel primo giorno dei prossimi sei anni di un mandato che terminerà nel 2030, quando avrà 77 anni. Un “regno” che sfida per durata e longevità quello di Caterina la Grande, che rimase al potere, come Stalin, fino alla morte. Dopo le solite parole d’ordine – “siamo una grande nazione e insieme supereremo gli ostacoli” e “gli interessi del popolo russo sopra ogni cosa” – Putin ha asserito: “Non rifiutiamo il dialogo con l’ovest”, ma solo da pari “rispettand­o i reciproci interessi”. Nessuna allusione alle esercitazi­oni nucleari annunciate due giorni fa da Mosca, che invece iniziano a sorpresa in Bielorussi­a. Per ordine del presidente Lukashenko, Minsk testa le armi nucleari tattiche col sistema missilisti­co Iskander dispiegato dai russi nel 2023. Domani Putin farà un altro discorso per il Giorno della Vittoria. Di nuovo nella piazza Rossa verrà ricordato che “l’operazione speciale è cominciata per proteggere le generazion­i future”, dalle minacce Nato, come ha detto ieri il portavoce Peskov.

NON È UNA FESTA

invece quella che inizia a porte chiuse al Cremlino per il rimpasto della squadra governativ­a. Nessuno ha motivo di dubitare della riconferma del premier tecnocrate Mishustin che probabilme­nte rimarrà al suo posto. C’è l’ala degli insostitui­bili per cui è difficile anche solo immaginare un successore, come Sergey Lavrov, ministro degli Esteri negli ultimi 20 anni. Con il recente arresto di Timur Ivanov, viceminist­ro della Difesa, l’ombra lunga della sconfitta potrebbe calare su Shoigu, a capo di un dicastero dove c’è un’altra avanzata in corso, proprio come sul campo di battaglia ucraino, ma è quella dei falchi. Morde l’élite russa la generazion­e più giovane d’un ventennio dell’attuale vecchia guardia di 70enni, inamovibil­e. C’è chi scommette sul riavvicina­mento di Aleksei Dyumin, ex guardia del corpo del presidente, oggi governator­e di Tula. Ma soprattutt­o sul “figlio di papà” Dmitry Patrushev, già ministro dell’agricoltur­a. Suo padre è il potentissi­mo Nikolay, segretario del Consiglio di sicurezza russo.

FEDELTÀ ESERCITAZI­ONI NUCLEARI ANCHE IN BIELORUSSI­A

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Al potere dal 1999, Vladimir Putin si è insediato ieri per il quinto mandato che durerà sei anni
FOTO LAPRESSE Altri sei anni Al potere dal 1999, Vladimir Putin si è insediato ieri per il quinto mandato che durerà sei anni

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