S’insedia Putin V: “Più forti Dialogo con l’occidente”
Polemica in Europa sugli ambasciatori presenti dopo l’appello Ue al boicottaggio. Von der Leyen: “Aiuti a Kiev coi beni russi”
Con la faccia annoiata da uomo qualunque, la cravatta porpora e il braccio destro ciondolante, ieri Putin ha attraversato l’enorme sala dorata del Cremlino, ha camminato sul lungo tappeto rosso fino al podio in pompa magna per la sua inagurazja e ha giurato per il suo quinto mandato. Per molti è stato un déjà-vu, una perfetta replica dell’ultimo insediamento del 7 maggio 2018. Anche questa volta era circondato da bandiere e una folla di oltre 2 mila invitati.
IN SALA C’ERA il ministro della Difesa Shoigu, il sindaco di Mosca Sobyanin, il ceceno redivivo Kadyrov, il presidente cubano Diaz Canel, ma soprattutto i soldati russi rientrati dal fronte ucraino che “con la loro scelta – ha detto il presidente – hanno mostrato che il Paese è sulla strada giusta”. C’era Zyuganov, capo del
Partito comunista, e pure l’attore americano Steven Seagal: “Putin è il miglior leader al mondo”. Putin, e ancora Putin, dal 1999: è a lui che “Dio ha affidato il compito di servire la Russia” ha detto il patriarca Kirill ieri nella cattedrale dell’annunciazione. I membri Ue erano stati tutti invitati alla cerimonia dove quasi nessuno alla fine è andato, ma l’ambasciatore francese non è stato l’unico ad accettare. Nonostante l’alto rappresentante Borrell e il gruppo dei Popolari europei abbiano ripetuto fino all’ultimo “la cosa giusta è non partecipare”, presenti al giuramento del quinto insediamento i diplomatici di Grecia, Malta, Cipro, Slovacchia, Ungheria. Rappresentanti di Capitali occidentali contrarie all’invio di fondi militari a Kiev, a cui ora l’ue chiede di inviare almeno beni umanitari prima dell’incontro dei 27, quello in cui si spera di raggiungere un accordo per lo sblocco dei finanziamenti militari, e per il rischioso scongelamento dei profitti sui fondi russi nelle banche Ue, da destinare all’ucraina. Il momento è “difficile”, ma Putin promette ai russi che diventeranno ancora più forti. Giura con “immenso onore, responsabilità e sacro dovere” con la mano sulla Costituzione rossa del 1993, nel primo giorno dei prossimi sei anni di un mandato che terminerà nel 2030, quando avrà 77 anni. Un “regno” che sfida per durata e longevità quello di Caterina la Grande, che rimase al potere, come Stalin, fino alla morte. Dopo le solite parole d’ordine – “siamo una grande nazione e insieme supereremo gli ostacoli” e “gli interessi del popolo russo sopra ogni cosa” – Putin ha asserito: “Non rifiutiamo il dialogo con l’ovest”, ma solo da pari “rispettando i reciproci interessi”. Nessuna allusione alle esercitazioni nucleari annunciate due giorni fa da Mosca, che invece iniziano a sorpresa in Bielorussia. Per ordine del presidente Lukashenko, Minsk testa le armi nucleari tattiche col sistema missilistico Iskander dispiegato dai russi nel 2023. Domani Putin farà un altro discorso per il Giorno della Vittoria. Di nuovo nella piazza Rossa verrà ricordato che “l’operazione speciale è cominciata per proteggere le generazioni future”, dalle minacce Nato, come ha detto ieri il portavoce Peskov.
NON È UNA FESTA
invece quella che inizia a porte chiuse al Cremlino per il rimpasto della squadra governativa. Nessuno ha motivo di dubitare della riconferma del premier tecnocrate Mishustin che probabilmente rimarrà al suo posto. C’è l’ala degli insostituibili per cui è difficile anche solo immaginare un successore, come Sergey Lavrov, ministro degli Esteri negli ultimi 20 anni. Con il recente arresto di Timur Ivanov, viceministro della Difesa, l’ombra lunga della sconfitta potrebbe calare su Shoigu, a capo di un dicastero dove c’è un’altra avanzata in corso, proprio come sul campo di battaglia ucraino, ma è quella dei falchi. Morde l’élite russa la generazione più giovane d’un ventennio dell’attuale vecchia guardia di 70enni, inamovibile. C’è chi scommette sul riavvicinamento di Aleksei Dyumin, ex guardia del corpo del presidente, oggi governatore di Tula. Ma soprattutto sul “figlio di papà” Dmitry Patrushev, già ministro dell’agricoltura. Suo padre è il potentissimo Nikolay, segretario del Consiglio di sicurezza russo.
FEDELTÀ ESERCITAZIONI NUCLEARI ANCHE IN BIELORUSSIA