Maxi-discarica chimica, nulla di fatto a Crotone: l’eni si è opposta
Il “mostro” è sempre lì a Crotone e si chiama “ex Sin”, un Sito di interesse nazionale che da inizio anni 2000 dev’essere bonificato dall’eni. Un milione di tonnellate di rifiuti interrati frutto di un’illusione durata oltre 70 anni in cui la città calabrese ha creduto di essere la “Torino del Sud”. Una zona industriale grazie all’ex Montedison e alla Pertusola, due stabilimenti che oggi sono un ammasso di zinco, cadmio, piombo, rame, arsenico, amianto. Un pezzo di Calabria dove il solo “primato” è vivere in uno dei luoghi a più alto rischio tumori. A Crotone si muore mentre Eni e governo discutono su dove smaltire i rifiuti da bonificare. Un’ordinanza del ministero dell’ambiente del 2020 obbliga Eni Rewind a smaltire fuori dalla Calabria. Cosa che la multinazionale ha escluso e lo scorso novembre lo ha comunicato al commissario straordinario nominato dal governo, il generale Emilio Errigo. Per Eni, non ci sarebbero in Italia discariche adatte a smaltire tenorm e amianto se non proprio in quella di Crotone, di proprietà degli imprenditori Vrenna.
Venerdì, nella Conferenza di servizi tenuta a Roma, Eni Rewind ha ribadito che non intende arretrare sulla decisione di lasciare i rifiuti in Calabria e ha chiesto una revisione del progetto finalizzata all’abolizione del procedimento autorizzativo unico (Paur) posto nel 2019 dalla Regione. Cosa che Comune ed enti locali cercano di scongiurare. La riunione romana, in sostanza, si è chiusa con un nulla di fatto. I tempi si allungano. Intanto a Crotone si continua a morire.