Energia, lavoro, controlli: nuovi favori agli armatori
Il feeling fra governo e armatori italiani non conosce pause. L’ultimo colpo della lobby navale è il niet dell’italia, con Cipro, Grecia e Malta, alla proposta di revisione della Direttiva sulla tassazione dell’energia (Etd) formulata dalla presidenza belga del Consiglio dell’ue. È la riforma (parte del Green Deal europeo) per applicare le accise anche ai carburanti fossili del trasporto marittimo. Poiché si tratta di materia erariale serviva l’unanimità in Consiglio. Col fragile pretesto che le deroghe previste dai belgi avrebbero favorito gli armatori nordeuropei, quelli italiani hanno ottenuto il no del governo sapendo che, con l’imminente presidenza ungherese al Consiglio, prima del 2025 non se ne riparlerà. Per il giubilo di chi naviga a tutta nafta fra le coste Ue del Mediterraneo, dai big delle crociere come Msc e Costa ai traghetti di Grimaldi, Gnv e Moby agli specialisti delle isole minori come Caronte&tourist e Alilauro.
MA LA PRESA della lobby navale sul governo del “prima gli italiani” si manifesta anche nelle politiche occupazionali. Passata la deroga per imbarcare personale extracomunitario sottopagato pure sui traghetti in servizio nazionale, ora tocca alle navi fino a 3 mila tonnellate di stazza lorda, in sostanza le piccole navi cisterna adibite al trasporto costiero di carburanti e prodotti chimici e petroliferi (con Eni primo cliente). Anche in questo caso il pretesto è la “grave carenza di marittimi italiani ed europei” abilitati al ruolo di comandante o direttore di macchina. E anche in questo caso non si pensa nemmeno ad agire sul salario. L’idea alla base del decreto in gestazione al ministero delle Infrastrutture e dei trasporti è un’altra: d’ora in poi anche i marittimi con qualifiche inferiori potranno assurgere a questi ruoli sostenendo una sola semplice prova, previa richiesta alla Capitaneria. A presentarla, però – questo il bello – non sarà il lavoratore, ma l’azienda, che potrà quindi obbligarlo a un esame e all’assunzione di funzioni di comando senza che nulla si dica sugli effetti contrattuali dell’eventuale “promozione”.
Dopo la detassazione dei ricavi da gioco d’azzardo, strenna a Costa Crociere, è intanto già legge un’altra richiesta degli ar
GLI AMICI A CHIGI SERIE DI NORME SU RICHIESTA DEL SETTORE
matori. Le ispezioni in materia di sicurezza marittima previste dalle convenzioni internazionali non saranno più appannaggio delle Capitanerie, ma saranno delegate agli “organismi riconosciuti”. Cioè alle società di classifica private (Rina, Bureau Veritas, Lloyd Register, etc.), di cui gli armatori sono clienti e che operano in concorrenza. Non esattamente un incentivo al rigore ispettivo che organismi statali dovrebbero invece garantire.
Il tutto mentre la bandiera mercantile italiana è finita con altri gloriosi vessilli quali Curaçao e Togo nella lista “alto rischio” della Guardia Costiera Usa a causa di tre fermi di navi decisi nel 2022 per irregolarità varie, con conseguente aumento della frequenza di controlli per le nostre navi nei porti Usa. Al di là degli slogan, l’onore del tricolore a Palazzo Chigi vale evidentemente meno dei desiderata di chi lo inalbera a poppa delle sue navi.