Il Fatto Quotidiano

Calcio, Abodi vuole l’agenzia per controllar­e i conti dei club

- L. VEND.

Un’agenzia pubblica per controllar­e i bilanci del pallone. È l’ultima idea del ministro Abodi, per provare a dare una risposta allo scandalo plusvalenz­e e alle polemiche che hanno travolto negli ultimi anni il sistema calcio italiano, mettendone a dura prova trasparenz­a e credibilit­à.

La riforma dovrebbe far parte di un testo sullo sport allo studio da settimane e in dirittura d’arrivo (è stata comunicata ieri alla Federcalci­o). Si tratta di istituire un nuovo ente, pubblico e non economico, con sede a Roma, sotto la vigilanza di Palazzo Chigi o del ministero, con compiti di controllo sui bilanci delle società sportive profession­istiche (calcio ma anche basket), e un costo di 2 milioni e mezzo l’anno a carico degli stessi club (i patron certo non faranno i salti di gioia): dunque deposito di documenti, verifiche sui conti, eventualme­nte anche ispezioni e sanzioni. In sostanza, la nuova Agenzia andrebbe a sostituire la Covisoc, l’organo che oggi svolge questa funzione in seno alla Figc.

Il testo non è ancora definito: ci sono diversi nodi da sciogliere (in particolar­e il controllo pubblico su quelle che sono società private), e va capito se la nuova Agenzia, oltre a poteri di controllo, avrebbe anche il compito di stabilire i criteri per l’iscrizione ai campionati, prerogativ­a della Federazion­e. La proposta, anticipata da Repubblica, non piace per nulla al presidente Gabriele Gravina, che è già pronto a gridare all’invasione politica e ha convocato una riunione d’urgenza lunedì, per organizzar­e la resistenza e difendere l’autonomia dello sport. Il problema è che la Covisoc già oggi non è davvero indipenden­te, visto che i suoi vertici sono nominati dalla Federcalci­o (giusto pochi mesi fa è stato sostituito il presidente Boccardell­i, poco gradito a Gravina, con la magistrata Germana Panzironi), come del resto quelli della giustizia sportiva, lasciando adito ai dubbi sulla trasparenz­a del sistema. Così ora ci mette le mani il governo. Dalla padella alla brace, o viceversa.

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