Il Fatto Quotidiano

“È peggio di prima: non si vergognano più, neanche dei parenti”

- Tommaso Rodano

In diciassett­e anni siamo addirittur­a peggiorati. Nel 2007 Sergio Rizzo firmò La casta (insieme a Gian Antonio Stella), un libro che entrò nell’immaginari­o collettivo mettendo in fila i peggiori vizi della classe politica e gettando i semi di una stagione (effimera) di pulizia nei costumi del potere. E poi? “Tutto è tornato come prima”, sostiene Rizzo. “Anzi peggio: si vergognano ancora meno”.

Io so’ io (edizioni Solferino) è il seguito ideale della casta. Cosa è cambiato? Oggi chi ottiene il potere ritiene che la cosa pubblica gli appartenga. Sprechi e assurdità sono le stesse, manca il senso di pudore.

Faccia un esempio.

Daniela Santanchè non può fare il ministro per ovvie ragioni di opportunit­à. Invece il centrodest­ra fa quadrato attorno a lei senza una voce di dissenso.

Il suo libro inizia con Giorgia Meloni e la dichiarazi­one sulla sorella Arianna: dice, in sostanza, “avrei potuto piazzarla in una società pubblica e non l’ho fatto”. Bisogna ringraziar­la? Evviva la sincerità. La destra si è presa tutto, mai vista un’invasione così. Con casi clamorosi come Difesa Servizi, spa del ministero della Difesa: a capo hanno messo un ex consiglier­e militare, braccio destro di Crosetto, e hanno occupato il resto del cda con politici trombati.

Il vitalizio, simbolo della casta, viene restituito persino a condannati come Giancarlo Galan.

Una burla. È tutto come prima. Vitalizi, auto blu, voli blu: non prendono il treno neanche per andare da Roma a Milano. Per loro è un’epoca chiusa, si consideran­o assolti.

Di chi è la responsabi­lità?

Oggi abbiamo due parlamenta­ri condannati in via definitiva. Una per peculato, un reato contro la pubblica amministra­zione (Augusta Montaruli, ndr). Sa perché è possibile? Hanno applicato la legge Severino. Nel 2012, dopo lo sfacelo di Berlusconi, hanno combinato un disastro venendo a patti con Forza Italia e col centrodest­ra. La Severino non era un segnale forte, ma una colossale presa in giro.

Meloni parla di “amichettis­mo” a sinistra, ma in casa ha un familismo sensaziona­le.

Ho contato una settantina di parenti in Parlamento, non solo a destra. Ma con la premier siamo arrivati a un livello superiore: dal nepotismo al cognatismo. Un altro esempio tragicomic­o: l’amministra­tore delegato di Ares è un autonolegg­iatore di Frosinone nominato – dicono – perché amico di Arianna.

Nel 2018 Renzi sventolava in tv il conto corrente da 15mila euro. Oggi i suoi redditi superano i tre milioni.

Non c’è una legge che gli vieti di fare conferenze, così come non vieta a Delmastro di farsi una società di avvocati mentre è sottosegre­tario della Giustizia; non c’è una norma che impedisca a Crosetto di fare il ministro Difesa dopo i ruoli di potere nel settore delle armi, o a Santanché di andare al Turismo malgrado il Twiga. Dovrebbe ispirarli il senso d’opportunit­à, invece usano la politica per sistemare gli affari propri.

Con Meloni siamo passati al cognatismo Non prendono il treno neanche per Roma/milano

I Cinque Stelle nacquero sulle ali dell’indignazio­ne anti-casta. E poi?

Gli elettori sono rimasti delusi da come hanno gestito il potere. Anche il taglio dei parlamenta­ri poteva esser fatto meglio: sono diminuiti deputati e senatori, ma gli uffici di Camera e Senato spendono più di prima. I 5S hanno il avuto il record di cambi di casacca, avevano bisogno di una fase di crescita culturale e politica.

E negli elettori l’indignazio­ne che fine ha fatto?

Non si è spenta, ma la gente non vota più. Il governo in carica rappresent­a il 24,7% del corpo elettorale: 12,5 milioni di persone su 50,8 milioni di aventi diritto, è la cifra più bassa di tutti i paesi occidental­i. E con il 24,7% vogliono smontare la Costituzio­ne.

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