“È peggio di prima: non si vergognano più, neanche dei parenti”
In diciassette anni siamo addirittura peggiorati. Nel 2007 Sergio Rizzo firmò La casta (insieme a Gian Antonio Stella), un libro che entrò nell’immaginario collettivo mettendo in fila i peggiori vizi della classe politica e gettando i semi di una stagione (effimera) di pulizia nei costumi del potere. E poi? “Tutto è tornato come prima”, sostiene Rizzo. “Anzi peggio: si vergognano ancora meno”.
Io so’ io (edizioni Solferino) è il seguito ideale della casta. Cosa è cambiato? Oggi chi ottiene il potere ritiene che la cosa pubblica gli appartenga. Sprechi e assurdità sono le stesse, manca il senso di pudore.
Faccia un esempio.
Daniela Santanchè non può fare il ministro per ovvie ragioni di opportunità. Invece il centrodestra fa quadrato attorno a lei senza una voce di dissenso.
Il suo libro inizia con Giorgia Meloni e la dichiarazione sulla sorella Arianna: dice, in sostanza, “avrei potuto piazzarla in una società pubblica e non l’ho fatto”. Bisogna ringraziarla? Evviva la sincerità. La destra si è presa tutto, mai vista un’invasione così. Con casi clamorosi come Difesa Servizi, spa del ministero della Difesa: a capo hanno messo un ex consigliere militare, braccio destro di Crosetto, e hanno occupato il resto del cda con politici trombati.
Il vitalizio, simbolo della casta, viene restituito persino a condannati come Giancarlo Galan.
Una burla. È tutto come prima. Vitalizi, auto blu, voli blu: non prendono il treno neanche per andare da Roma a Milano. Per loro è un’epoca chiusa, si considerano assolti.
Di chi è la responsabilità?
Oggi abbiamo due parlamentari condannati in via definitiva. Una per peculato, un reato contro la pubblica amministrazione (Augusta Montaruli, ndr). Sa perché è possibile? Hanno applicato la legge Severino. Nel 2012, dopo lo sfacelo di Berlusconi, hanno combinato un disastro venendo a patti con Forza Italia e col centrodestra. La Severino non era un segnale forte, ma una colossale presa in giro.
Meloni parla di “amichettismo” a sinistra, ma in casa ha un familismo sensazionale.
Ho contato una settantina di parenti in Parlamento, non solo a destra. Ma con la premier siamo arrivati a un livello superiore: dal nepotismo al cognatismo. Un altro esempio tragicomico: l’amministratore delegato di Ares è un autonoleggiatore di Frosinone nominato – dicono – perché amico di Arianna.
Nel 2018 Renzi sventolava in tv il conto corrente da 15mila euro. Oggi i suoi redditi superano i tre milioni.
Non c’è una legge che gli vieti di fare conferenze, così come non vieta a Delmastro di farsi una società di avvocati mentre è sottosegretario della Giustizia; non c’è una norma che impedisca a Crosetto di fare il ministro Difesa dopo i ruoli di potere nel settore delle armi, o a Santanché di andare al Turismo malgrado il Twiga. Dovrebbe ispirarli il senso d’opportunità, invece usano la politica per sistemare gli affari propri.
Con Meloni siamo passati al cognatismo Non prendono il treno neanche per Roma/milano
I Cinque Stelle nacquero sulle ali dell’indignazione anti-casta. E poi?
Gli elettori sono rimasti delusi da come hanno gestito il potere. Anche il taglio dei parlamentari poteva esser fatto meglio: sono diminuiti deputati e senatori, ma gli uffici di Camera e Senato spendono più di prima. I 5S hanno il avuto il record di cambi di casacca, avevano bisogno di una fase di crescita culturale e politica.
E negli elettori l’indignazione che fine ha fatto?
Non si è spenta, ma la gente non vota più. Il governo in carica rappresenta il 24,7% del corpo elettorale: 12,5 milioni di persone su 50,8 milioni di aventi diritto, è la cifra più bassa di tutti i paesi occidentali. E con il 24,7% vogliono smontare la Costituzione.