USA E FRANCIA, VIOLENZA NEI CAMPUS. BIDEN TIRA DRITTO
Dalla Columbia a Parigi Insorge anche l’ateneo di Los Angeles: la polizia spara proiettili di gomma A Science Po sospesi i finanziamenti finché non smette la protesta
“Gli americani hanno diritto di protesta. Non hanno diritto di causare il caos”. Joe Biden è intervenuto per la prima volta sulle proteste nelle università Usa e ha cercato di fare una cosa molto difficile. Tutelare il diritto alla libera espressione, la possibilità degli studenti di manifestare contro la guerra israeliana a Gaza, mantenendo però il “governo della legge”, evitando che i campus diventino motori di caos e antisemitismo. “Non siamo un Paese autoritario, dove le voci di dissenso sono silenziate – ha detto Biden – ma siamo una società civile dove l’ordine deve alla fine prevalere”. “La protesta violenta non è protetta dalla legge”, ha spiegato Biden, che ha aggiunto che non verranno tollerati “vandalismo, occupazioni, ale zioni per forzare la chiusura di classi e cerimonie di laurea”. Sull’antisemitismo, il presidente ha spiegato che “non deve avere spazio nei campus americani”.
DOPO AVER
negato che le proteste gli faranno cambiare idea sulla guerra a Gaza, Biden ha concluso rigettando la richiesta repubblicana di mandare la Guardia Nazionale. La Casa Bianca ha organizzato in tutta fretta la conferenza stampa del presidente. La pressione, della politica e della società civile, stava infatti diventando troppo forte e il silenzio del presidente troppo rumoroso. Da un lato, i repubblicani approfittano delmanifestazioni per attaccare l’amministrazione. L’accusa è quella di “fomentare l’antisemitismo” e di permettere che i campus “precipitino nella tirannia e nell’anarchia”, come ha detto Stephen Miller, consigliere ombra di Donald Trump. Mike Johnson, lo speaker repubblicano della Camera, sotto attacco da parte della destra del suo partito per aver fatto passare i finanziamenti militari all’ucraina, ha cercato di riunire il partito sotto la sua guida facendo passare una legge che adotta la definizione di antisemitismo dell’international Holocaust Remembrance Alliance, quindi come “deumanizzazione, demonizzazione o
accuse stereotipate agli ebrei o al potere degli ebrei come gruppo”. La misura è passata con 320 voti a favore e 91 contrari (tra questi, 70 democratici e 21 repubblicani). Dall’altro lato, di fronte all’allargarsi ormai a macchia d’olio delle proteste e degli interventi delle polizie nei campus, Biden non poteva appunto far mancare la sua voce. È però improbabile che il suo appello, focalizzato in particolare sulla necessità di evitare caos, senza peraltro riconoscere alcun errore nella gestione della crisi a Gaza, riesca davvero a placare le proteste. Nelle ultime 24 ore occupazioni e interventi della polizia sono continuati in molte università. Ci sono stati scontri e arresti a Fordham University, alla University of Texas a Dallas, al Dartmouth College in New Hampshire, alla Tulane University di New Orleans. La polizia è entrata nella biblioteca di Portland State. La situazione resta tesa a Columbia, nonostante la presenza degli agenti in università. Diversi dimostranti hanno espresso la volontà di rioccupare.
MOLTI PROFESSORI chiedono intanto le dimissioni della presidente Nemat Shafik, che ha consentito la presenza di agenti armati dell’antiterrorismo nell’area del campus. L’evento più drammatico è stato sicuramente quello di University of California at Los Angeles. Gli agenti sono entrati nel campus in tenuta antisommossa. Hanno sfondato le barricate erette dagli studenti, abbattuto le tende, manganellato, ammanettato e portato via decine di manifestanti. Dopo meno di due ore, sul prato del campus restavano cumuli di legno, rifiuti, brandelli di stoffa delle tende.
La mobilitazione pro-palestina si allarga anche in Francia. Dopo quella nel prestigioso istituto di Sciences Po, a Parigi, con l’occupazione di venerdì scorso da parte di alcune centinaia di giovani con cori e striscioni di sostegno a Gaza, si è estesa poi anche alla Sorbona e a altre università in tutto il Paese. Nei giorni scorsi è stata la volta della sede di Sciences Po a Tolosa e di molti Istituti di studi politici, gli Iep, di Lione, Rennes, Strasburgo. Ieri gli studenti hanno improvvisato un sit-in nella piazza della Sorbona, a Parigi, dove la polizia era già intervenuta il primo maggio per sgomberare le tende installate: “L’evacuazione come mezzo di repressione studentesca, per impedirci di parlare e di manifestare il nostro disaccordo, è una vergogna”, hanno denunciato gli studenti. Sempre ieri, la direzione di Sciences Po a Lille ha deciso di chiudere l’istituto dopo un tentativo di occupazione all’alba. Gli studenti chiedono che gli atenei prendano pubblicamente posizione contro la guerra di Israele a Gaza e che mettano fine a ogni forma di collaborazione con le università israeliane. Chiedono anche il ritiro dai Cda degli atenei delle aziende che considerano “complici” del governo di Tel Aviv, tra cui L’oréal e Thalès. A queste richieste la ministra dell’istruzione superiore, Sylvie Retailleau, ha risposto con un secco no: “È escluso che le università prendano una posizione istituzionale sul conflitto in Medio Oriente”. Il discorso del governo si è fatto più duro: “Non ci sarà mai diritto alle occupazioni e mai tolleranza nei confronti dell’azione di una minoranza pericolosa”, ha detto a sua volta il premier Gabriel Attal. La Retailleau ha quindi chiesto ai rettori di “garantire il mantenimento dell’ordine pubblico” nelle loro facoltà, autorizzandoli a utilizzare “tutti i poteri che sono loro conferiti dal Codice dell’istruzione”. Al tempo stesso ha chiesto anche che venga garantita “la pluralità delle espressioni” negli atenei e mantenuti “i dibattiti, nel rispetto della legge”. Nel frattempo la presidente della regione di Parigi, Valérie Pécresse, esponente di destra, ha deciso di “sospendere” i finanziamenti a Sciences Po “fino a che non sarà tornata la calma”. L’union étudiante, il principale sindacato nelle facoltà francesi, ha lanciato un appello in tutta la Francia per manifestare “contro la repressione e per la pace a Gaza”.
LA POLITICA ANTISEMITISMO SÌ ALLA LEGGE IL GOP SOFFIA SUL FUOCO