Agi, alla protesta contro la vendita manifesta tutto il centrosinistra
Per la redazione di Agi ieri era il quinto giorno di sciopero. I giornalisti della seconda agenzia di stampa del Paese l’hanno iniziato insieme, in un sit-in di protesta di fronte al Pantheon, nel centro di Roma. Il motivo è lo stesso: il probabile passaggio di mano dell’agenzia, che l’eni sta per vendere ad Antonio Angelucci, deputato leghista (ma di rito meloniano), ras delle cliniche private e grande editore filogovernativo con Libero, Il Giornale e Il Tempo. I giornalisti di Agi rischiano di essere trasformati in un service per i quotidiani del suo gruppo. Negli scarni comunicati ufficiali, Eni ripete che l’agi è oggetto di una trattativa “non esclusiva”, ma la verità è che non ci sono altre offerte: l’affare con Angelucci può essere bloccato solo da una sollevazione dell’opinione pubblica e del mondo politico.
Nel centrosinistra per ora la soglia di attenzione è alta: al sit-in del Pantheon hanno partecipato il Pd (una delegazione guidata da Sandro Ruotolo e Giuseppe Provenzano), Giuseppe Conte, Carlo Calenda, Riccardo Magi di +Europa, Fratoianni e Bonelli di Avs e un applauditissimo Pier Luigi Bersani. L’ex ministro dello Sviluppo economico è da giorni il più duro nella condanna dell’operazione: “È un segnale ungherese, in spregio a ogni logica di conflitto di interessi, ma anche a un comune senso del pudore”. Conte ha ipotizzato una gara pubblica per vendere l’agi in modo trasparente e ha chiamato in causa Mario Sechi, ex direttore dell’agenzia ed ex capoufficio stampa di Meloni, considerato il deus ex machina della trattativa: “Se è lui il regista, ci metta la faccia”.