La Consulta boccia la Spazzacorrotti: “Pena troppo alta”
La Corte costituzionale ha bocciato uno dei punti della legge Spazzacorrotti, che nel 2019 ha previsto l’aumento della pena minima per il reato di appropriazione indebita da 15 giorni a 2 anni. Per la Consulta, “il brusco innalzamento” della pena “è sprovvisto di qualsiasi plausibile giustificazione”. È vero, ha spiegato, che il legislatore gode di ampia discrezionalità “nella definizione della propria politica criminale, e in particolare nella determinazione delle pene applicabili a chi abbia commesso reati”, ma quella discrezionalità “non equivale ad arbitrio”. La Corte ricostruisce anche la finalità della legge a firma dell’ex ministro Alfonso Bonafede: “Combattere in modo più efficace la corruzione”. Ed è in questo contesto, ha osservato, che è stato deciso l’aumento anche della pena minima, ritenendo il legislatore che “l’appropriazione indebita di somme societarie può essere in concreto funzionale rispetto a successive pratiche corruttive”. Ma questo – prosegue la Corte – “può spiegare la scelta del legislatore di innalzare la pena massima” da 3 a 5 anni, “resta però del tutto oscura la ragione” per cui ha innalzato la pena minima “a fronte del dato di comune esperienza, che il delitto di appropriazione indebita comprende condotte di disvalore assai differenziato: produttive ora di danni assai rilevanti alle persone offese, ora di pregiudizi patrimoniali in definitiva modesti”. Come quello per cui il Tribunale di Firenze si è rivolto alla Consulta: deve giudicare un imputato di un’appropriazione indebita da 200 euro.