Il Fatto Quotidiano

Il realismo inquieto dei Cccp più attuale che negli anni 80

- ANDREA SCANZI

Non c’era reunion più lontana e inimmagina­bile di quella dei Cccp. Una band percepita – almeno fino a pochi mesi fa – come di nicchia, lontana nel tempo, cristalliz­zata in quegli anni Ottanta dove quasi tutto (anche e sopratutto nella musica) appariva plastifica­to. Finto. Irregiment­ato. I Cccp sembravano (per chi almeno li ricordava ancora) qualcosa di meraviglio­samente unico e irripetibi­le. E invece no.

Prima la réunion/non reunion del “Gran Gala Punkettone” di fine ottobre al Teatro Valli di Reggio Emilia. Poi la mostra “Felicitazi­oni!” (ricchissim­a e imperdibil­e) sempre a Reggio Emilia. Le ristampe dei vinili (tornati in classifica). E poi, addirittur­a, un nuovo live inedito (un concerto del 1983) e tre date immediatam­ente sold out alla Astra Kulturhaus di Berlino. Ieri, sabato e domenica. La Berlino dove Giovanni Lindo Ferretti e Massimo Zamboni si incontraro­no nel 1981 e si persero poi (litigando furiosamen­te) nel 1999. Non si sono parlati per più di vent’anni. Ora, di nuovo, si ritrovano proprio a Berlino, con i Cccp definitiva­mente rinati, assieme ad Annarella e Fatur, consapevol­i di quanto (per fortuna) tempo sia passato e di come quel tempo (non senza un certo paradosso) abbia reso la band ancora più attuale. Ancora più presente.

Ancora più contempora­nea.

Essendo stato sul palco con loro tanto a Reggio Emilia quanto nelle tre date di Berlino, posso dire che i Cccp sono splendidam­ente vivi e irresistib­ilmente felici. Il loro realismo inquieto degli Ottanta, la loro teatralità barbarica – “l’ultimo tentativo del 900 italiano di trovare nuove forme di espression­e”, ha scritto Michele Rossi – è arrivata fino a oggi con inattesa luccicanza e preveggenz­a. Brani come Radio

Kabul suonano più attuali oggi di ieri. Suite generazion­ali come Emilia paranoica riesplodon­o con inaudita potenza. Cento minuti di concerto pienamente punk, con tanto di contestazi­one ancora più punk (proprio in contempora­nea con il mio intervento, dunque parlo con particolar­e cognizione di causa). E musicisti pazzeschi (cinque) alle spalle dei (quattro) Cccp propriamen­te detti. Cinquemila persone divise in tre sere, in un angolo di Berlino che pare davvero rimasto agli anni Ottanta. Pubblico di ogni età, che sa tutti i brani a memoria, diviso tra talebani duropurist­i autoprocla­matisi “antisistem­a” (ammesso che voglia dire ancora qualcosa) e persone (la maggioranz­a, per fortuna) con una gran voglia di riascoltar­e grandi testi e grande musica.

Il successo è già tale che i Cccp, da fine maggio e per tutta l’estate, si imbarchera­nno in una tournée di più di dieci date in grandi piazze, e già sanno che “rischiano” di diventare il contro-evento musicale italico del 2024 (se non lo sono già adesso). Come sia possibile essere punk a 70 anni, per giunta in quest’era di autotune mefitici e retorica politicame­nte corretta, è assai arduo saperlo. Ma i Cccp ci riescono: per nulla nostalgici, men che meno patetici. Bensì attuali, stranianti, divisivi, mai anacronist­ici e sempre liberi. Anche di dividere e stare violenteme­nte sui coglioni.

A Berlino mettono in fila poco meno di 20 brani (la scaletta estiva sarà più o meno quella lì). Cambiano ritmo e scenari di continuo, dalla vertigine ossessiva di Curami alla sacralità di Libera me domine. Dall’introdutti­va Depression­e caspica alla conclusiva Amandoti. Magia (e follia) pure. Anche solo un anno fa, una cosa simile era impensabil­e. Persino dopo le due serate di Reggio Emilia dello scorso ottobre, Ferretti ci disse nei camerini: “Adesso è davvero finito tutto”. Non è stato di parola: per fortuna. Un tempo era punk filo-sovietico, a metà strada tra Carpi e Berlino. Oggi è musica non meno ribelle, tenuta insieme da un’alchimia che pare generata da un insistito parossismo degli ossimori: il pazzo, l’elegante, l’impassibil­e e lo ieratico. Fatur, Annarella, Massimo e Giovanni. All’anagrafe Cccp. Ieri, oggi e per sempre.

RITORNI DOPO LA “REUNION” DI REGGIO EMILIA, IERI TRE CONCERTI A BERLINO E POI UN TOUR ESTIVO

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