Il Fatto Quotidiano

Premier tramortita ora accusa Salvini: “La Lega ha tradito”

- » Giacomo Salvini

“Ma vinci? Sei sicuro?”. Mercoledì pomeriggio, appena sbarcata in Sardegna per il comizio finale della campagna elettorale, Giorgia Meloni aveva già molti dubbi sul risultato finale delle elezioni regionali in Sardegna. Dietro al palco, lei e Giovanni Donzelli ripetevano la stessa domanda a Paolo Truzzu, quel sindaco di Cagliari che la premier ha imposto a Matteo Salvini detronizza­ndo il suo Christian Solinas. Dubbi confermati ieri, man mano che arrivavano i risultati delle sezioni scrutinate. Perché in serata a Palazzo Chigi non avevano più alcuna speranza di vincere: finita, Truzzu ha perso. Una sconfitta simbolica: è la prima batosta elettorale che la premier incassa dopo il trionfo del settembre 2022. Ma anche perché Truzzu, come ricordano in FDI, “faceva parte della generazion­e Atreju: era con noi già

20 anni fa”. Meloni non è più imbattibil­e. Una sensazione che per tutta la giornata avvolge i pensieri dei dirigenti di Fratelli d’italia. Nessuno commenta, tutti invitano alla cautela. Ma l’imperativo è chiaro: mettere in sicurezza il governo, fermando una slavina di dichiarazi­oni che potrebbero creare spaccature nell’esecutivo.

COSÌ NEL GIORNO

più difficile da quando è al governo, la premier convoca Matteo Salvini e Antonio Tajani a Palazzo Chigi. Nell’entourage di Meloni viene sminuito l’impatto del pranzo a base di insalata e polpette parlando di appuntamen­to “concordato da tempo” servito “per rilanciare l’azione di governo”. Ma non è proprio così: il pranzo serve proprio a Meloni per evitare fughe in avanti e possibili spaccature nel governo. Teme soprattutt­o Matteo Salvini che potrebbe rivendicar­e di aver cambiato il suo candidato uscente. Quindi catechizza i suoi vicepremie­r: “Comunque vada, dobbiamo stare uniti”. Linea comunicati­va: “Il governo va avanti, senza alcuna ripercussi­one”. In realtà la premier chiede ai suoi anche di abbassare i toni dello scontro. E pochi minuti dopo in Cdm Salvini l’accontenta subito litigando con Fitto sul decreto Pnrr.

Meloni, nei suoi ragionamen­ti, è furibonda proprio con il suo alleato di governo leghista. A Truzzu infatti manca circa il 4% di voti ottenuti dalle sue liste, un risultato piuttosto inusuale dietro cui non si può celare solo una casualità: c’è stata una strategia di Salvini di boicottare Truzzu e fare campagna solo per la lista della Lega, dicono i fedelissim­i della premier. Un “tradimento” che potrebbe pesare ancora di più nel caso in cui Truzzu dovesse perdere con una forbice inferiore proprio a quel 4%. Il timore che aleggia ai vertici di

FDI è che Salvini possa utilizzare la stessa strategia anche alle prossime regionali in Abruzzo del 10 marzo: i tre leader si ritroveran­no mercoledì prossimo insieme di nuovo sul palco a L’aquila. FDI può esultare fino a un certo punto visto che la lista ha preso il 13,8%, sotto il 20% atteso e dimezzando i voti ottenuti dal partito della premier alle elezioni politiche del 2022.

Dal canto suo Salvini non può esultare perché la lista del Carroccio scende al 3,7% rispetto all’11% del 2019, quasi un quarto, e la metà dei voti di FI. Così il leader leghista non vuole essere il primo a mettere la faccia sulla sconfitta e annulla la partecipaz­ione a Quarta Repubblica di Nicola Porro. Ma respinge le accuse di aver messo in piedi una strategia per il voto disgiunto: per lui, come dimostrere­bbe il caso Vannacci, “c’è un tentativo di avvelenare i pozzi” nel governo e il Carroccio avrebbe “fatto il massimo” in Sardegna e le liste di Lega e PSD’AZ “vengono dallo stesso bacino elettorale” di Truzzu. Inoltre la sconfitta sarebbe soprattutt­o a Cagliari: insomma, è colpa di Truzzu.

E ADESSO?

Oggi ci sarà il primo tavolo sulle amministra­tive dopo la sconfitta e Meloni farà pesare il tradimento a Salvini. Ora il timore è che anche nella sfida dell’abruzzo dove corre il meloniano Marco Marsilio la partita non sia più così in discesa e la Lega potrebbe ripetere lo stesso “scherzetto”. In Basilicata FI prova a blindare l’uscente Vito Bardi in nome della continuità di governo. La Lega invece proverà a sfruttare la debolezza di Meloni per rilanciare sul terzo mandato in nome della credibilit­à dei candidati. Lei intanto non ha ancora deciso se candidarsi ma alla fine, fanno sapere i suoi, lo farà.

PRANZO I DUE VICE CONVOCATI A CHIGI: “STARE UNITI”

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