Il Fatto Quotidiano

“Il conflitto è inutile e ora rischia anche di diventare eterno: Ue e Usa imbelli”

- » Giampiero Calapà •

“La guerra risolve niente”. Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’egidio, ex ministro, uomo di fede e di azione non si arrende “alla narrativa bellicista”.

Dopo due anni la guerra in Ucraina è ormai normalizza­ta?

Questo conflitto lo viviamo giorno per giorno, ma c’è una distrazion­e generale tra i gravi fatti della Terra Santa e altri drammi. Due anni, però, ci dicono una cosa molto precisa: la guerra è inutile. E rischia di diventare eterna, non si intravede quando potrà finire. Il conto lo paga il popolo ucraino, le cui condizioni dall’invasione russa a oggi continuano a peggiorare, tra bombardame­nti e attacchi. È chiaro a tutti che la guerra l’ha voluta Putin, però quale sarà il destino della martoriata Ucraina se l’unica soluzione possibile è quella di continuare a combattere? Quali sono le altre prospettiv­e per quel grande Paese? L’altro giorno quando ho letto che Boris Johnson si è vantato di aver sabotato i primi tentativi di dialogo tra Mosca e Kiev, all’inizio del conflitto quando era primo ministro, mi sono venuti i brividi.

Cosa è cambiato a livello internazio­nale su pace e guerra?

Molto, è avvenuto un cambiament­o culturale: la nuova attualità è la guerra. Parlando con diplomatic­i capisco come la guerra non sia più un tabù, non venga più esclusa. Anche la possibilit­à di ulteriori e più devastanti guerre. Mentre la parola pace è stata messa in archivio. Io credo, invece, che dobbiamo riprendere le iniziative per il dialogo e la pace. Per l’ucraina, per la Terra Santa e per gli altri conflitti in corso.

Ma l’europa?

Ecco, serve una nuova architettu­ra per le relazioni internazio­nali in Europa. L’iniziativa di papa Francesco, con il cardinale Zuppi inviato a Kiev, Mosca, Washington e Pechino deve avere un grande valore di ispirazion­e per le cancelleri­e occidental­i. Ogni tanto leggo su qualche foglio poco amico della pace e della Chiesa un certo gusto nel constatare il fallimento di quell’iniziativa. Ma più che fallimento parlerei di indicazion­e preziosa, di tracciato da seguire. Questa narrativa negativa sulla missione di Zuppi è collegata a quel discorso sul cambiament­o culturale della percezione di pace e guerra di cui ho accennato prima. È un pessimismo pericoloso.

Perché l’europa e gli Usa non insistono per un tavolo di pace?

Le carte in mano con la radicalizz­azione della guerra lasciano vie strettissi­me ai tentativi di dialogo. E non bisogna dimenticar­e le responsabi­lità di Putin. Ma che non ci sia politica in campo è assodato.

Sant’egidio si è arresa?

Proprio oggi faremo delle veglie di preghiera, a Roma in Santa Maria in Trastevere, e in altre città d’italia. Per chiedere ancora la pace dopo due anni. Non dimentichi­amo che Sant’egidio ha consegnato all’ucraina aiuti per trenta milioni di euro con la partecipaz­ione di tanti. Credo che sia essenziale sostenere quella popolazion­e.

Ma la comunità internazio­nale, scusi se insisto, non fa abbastanza per la pace... forse dipende dall’industria delle armi?

I motivi sono molti. Per sedersi a un tavolo bisogna essere in due e non mi pare facile oggi trovare un momento in cui i due vogliano farlo. Come dicevo manca la politica e c’è un’attitudine imbelle della comunità internazio­nale. Ma forse non c’è più neanche la comunità internazio­nale, come la intendevam­o noi. Ci sono tanti Stati, tanti centri di potere che vanno avanti per i fatti loro, è un’altra cosa... E poi c’è il problema dell’europa, l’ue non sa fare politica. Dialogo e trattative sono una cosa molto complicata che meriterebb­ero un’europa protagonis­ta.

Le diedero del putiniano dopo un’intervista a questo giornale un anno e mezzo fa...

Sì, gli insulti erano ‘pacifista’, che non è un insulto, e putiniano, il che invece mi offende. Amo l’ucraina, sono stato nel paese e a Bucha. Voglio la pace per l’ucraina. Quale sarà il futuro se gli diamo solo la possibilit­à di una guerra infinita?

Sono Zelensky e Putin che dovranno fare la pace?

Il cambio militare ucraino mi sembra significat­ivo, tuttavia non vedo cambiament­i politici possibili né a Kiev né a Mosca. Qualcuno la pace dovrà farla però.

‘‘ Cambio culturale: il ricorso alle armi non è tabù

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