Il Fatto Quotidiano

TROPPO CALIFANO PER UN SOLO FILM

- NANNI DELBECCHI

✱SE LA CUMBIA della noia ha spopolato a Sanremo ci sarà un perché, e certo che c’è, siamo in linea non solo con il televoto di Sanremo ma anche con lo spirito del tempo. Tutto il resto è noia: questa invece resta una verità universale, come perfino Rai1 ha confermato mandando in onda lunedì la fiction Io Califano, con Leo Gassmann alla sua prima prova d’attore. Prova non facile. Se c’è un osso duro per le fiction, quello è proprio Franco Califano. Per quanto riconosciu­to come un grande artista, un santino classico da prima serata non si poteva fare, il Califfo non è Mameli, dove il fotoromanz­o sovranista viene da sé. Tutto il resto è noia è l’inno nazionale del disincanto, e il suo autore era allergico all’ipocrisia. Così si è pensato di risolverla con un fumeggiato a presa rapida che arriva fino agli anni 80, una puntata e via, proprio ora che una serie in 12 episodi non si nega nessuno.

Il matrimonio con la giovane moglie sposata cinque minuti prima, e cinque minuti dopo abbandonat­a al paesello con la figlia; Mita Medici che cinque minuti prima lo convince a farsi accompagna­re a casa (sembrerebb­e più probabile il contrario) e cinque minuti dopo lui che rompe in trattoria senza nemmeno alzarsi da tavola (ma poi ci ripensa per tutta la vita: flashback e ralenti come se piovesse); l’incontro con Ornella Vanoni viene via con cinque minuti di duetto al pianoforte; la camorra che lo incastra cinque minuti dopo lo sgarro fatto a don Raffaele; il pubblico ministero che lo sbatte in galera ma si commuove e ci ripensa cinque minuti dopo aver letto le sue poesie... Come sempre più spesso accade, tutto si regge sulle spalle del protagonis­ta. Leo Gassmann esagera con il romanesco stile libero, ao,’ ma che davero?, con le camicie spalancate sul petto villoso e con i Ray Ban fumeggiati. Ha lavorato sulla voce con risultati apprezzabi­li, ma resta pur sempre un cantante che diventa un attore che interpreta un cantante, e qui c’è la vera morale della favola. Viviamo tempi tali e quali: abbiamo di tutto, di più, ma ci mancano gli originali. E tutto il resto è fiction.

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