Nel futuro di Kabul il mercato facile delle anfetamine
Fino a pochi giorni prima del caos infernale generato dal disastroso ritiro dei contingenti Nato, a Kabul, sotto il ponte Pule Sukhta, a pochi km dal quartiere dei palazzi governativi, si ritrovavano ogni giorno centinaia di persone per comprare droga pesante.
Un alto funzionario del programma dell’ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine in Afghanistan, Anhuba Sold, durante questi ultimi anni aveva più volte denunciato che quello della droga è un flagello che le autorità governative erano sempre meno in grado di debellare. “È una battaglia che si combatte tra un mostro armato di ferro e un cavaliere con un coltello di plastica”, sottolineava. Il “ferro” è infatti diventato nel tempo sempre più pericoloso grazie all’aggiunta di una seconda lama: la metanfetamina. La prima, storica, è l’eroina, sintetizzata dall’o pp i o tratto dai bulbi del papavero che cresce ovunque nel sud del Paese. Ma una dose di eroina costa molto di più di una di “crystal met”: l’equivalente di 3 euro contro 45 centesimi. La ragione di questa disparità è dovuta al fatto che il processo per creare la metanfetamina è più economico, a partire dai laboratori che non necessitano di strumentazioni costose e complicate da usare.
MA È STATO QUANDO I TALEBANI
hanno scoperto di poter estrarre la metanfetamina da una pianta locale e non più da sciroppi per la tosse o farmaci dispendiosi che la produzione è decollata. L’efedra, chiamata localmente bandak o oman, è un’erba perenne che si trova in abbondanza lungo i tanti versanti montuosi del Paese. Un tempo era usata per aiutare la legna ad ardere più a lungo o per curare i disturbi renali, ora invece viene raccolta,
imballata ed essiccata, quindi trattata chimicamente per estrarre il principio attivo, ovvero l’efedrina. L’estrazione è un processo relativamente semplice ed economico. “I dati disponibili suggeriscono che l’afghanistan è diventato in breve tempo produttore e fornitore di quantità ingenti di metanfetamina a basso costo grazie all’efedrina”, hanno avvertito i ricercatori dell ’ Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze (Oedt).
Si tratta di un problema che riguarda tutto il mondo, Europa compresa, non solo i tossicodipendenti afghani. Secondo Philip Berry, docente al King’s College e autore di The War on Drugs “se l’industria delle metanfetamine in Afghanistan continua a espandersi, c’è la possibilità che l’europa diventi la destinazione più importante”. Resta da vedere se i talebani, che finora si sono autofinanziati soprattutto con i proventi del mercato di eroina, ora che sono tornati al potere riterranno opportuno continuare a immettere nelle rotte consuete attraverso l’iran, Turchia e Balcani, anche la metanfetamina. Che, nel frattempo, tuttavia ha fatto breccia anche negli altri mercati, dall ’Africa all’australia. Reinsediati a Kabul, i talebani si sono affrettati a dichiarare guerra alla droga per accreditarsi a livello internazionale. Ma se l’economia afghana collasserà sarà inevitabile assistere a un aumento della produzione di metanfetamine e di “portatori” tra i profughi. È uno dei dilemmi più difficili da risolvere per gli occidentali ormai lontani. Il portavoce dei talebani, Zabihullah Mujahid, ieri ha implorato il mondo di continuare a investire in Afghanistan, dopo che la Banca Mondiale, il Fondo Monetario e gli Usa hanno congelato i fondi.