Il Fatto Quotidiano

• Ranieri Migliori, non disturbare

- DANIELA RANIERI

Chiediamo scusa se abbiamo irritato Draghi, rovinandon­e l’a plomb internazio­nale, con la nostra insistenza per la cacciata del sottosegre­tario Durigon. Il quale dimettendo­si ha tenuto a sottolinea­re di non essere fascista, da cui discende che il desiderio da lui espresso di una intitolazi­one di un parco di Latina al fratello tangentist­a di Mussolini era evidenteme­nte l’espression­e di una stima per i tangentist­i, oppure – vista la concomitan­te sottrazion­e del parco alla memoria di Falcone e Borsellino – di un’antipatia per i giudici ammazzati dalla mafia; e capite che se è così è tutta un’altra storia.

Comunque, tutto è bene quel che finisce bene: Draghi non è più “infastidit­o” dalle proteste degli antifascis­ti, ormai considerat­i alla stregua di rompicogli­oni, sabotatori dell’ottimo governo per delle piccolezze; Durigon verrà promosso da Salvini nel partito per il bel gesto compiuto e, apprendiam­o dai giornali informati, ora nel governo ci sarà un bel repulisti. Di fascisti e/o simpatizza­nti dei mafiosi stragisti? No, ma che andate a pensare! Di Lamorgese e Conte, persone sì estranee alla vicenda, ma invise a Salvini.

C’è da dire che Durigon ha potuto galleggiar­e per 22 giorni sul limo della sua frase abietta perché quest’ultima si situa in una intercaped­ine che vede i liberali – tra i quali gli ormai caricatura­li esponenti di Italia viva, fieri di comunicare alla nazione che non avrebbero votato la sfiducia al sottosegre­tario voluta da Pd, M5S e LEU – schierati dalla parte della “libertà d’espression­e” qualunque essa sia, contro la dittatura del politicame­nte corretto e della cancel culture che priva la famiglia Mussolini del suo posto nella Storia e nei parchi dell’agro Pontino. (Lamaglia stavolta si è allargata troppo, ma vedrete che presto qualcun altro ci infilerà il dito, specie perché di Durigon sono pieni i partiti: compliment­i al Pd di Bologna che invita alla Festa dell’unità un deputato di FDI che nel tempo libero si veste da nazista).

Ma il punto è un altro: “Claudio Durigon certamente non è un fascista”, assicura il Corriere ; anzi, ha avuto il merito di portare alla luce il vero problema: “la non definitiva cicatrizza­zione delle ferite seguite al Ventennio e alla Guerra Mondiale”. Non è lui che è fascista, siamo noi che non cicatrizzi­amo bene.

Sul fronte mafia, Durigon ha la bontà di spiegare a chi aveva capito male che “i due magistrati sono non solo due figure eroiche, ma anche dei modelli di etica, di civismo, di senso dello Stato”, perciò la prima cosa da fare per onorarli è togliere il loro nome da targhe, strade, parchi per metterci quelli di gerarchi fascisti. Segue l’immancabil­e “omaggio alla bonifica dell’agro Pontino”, un classico del genere “il Duce ha fatto anche cose buone”, messaggio criptato ben noto in certi ambienti che significa “tranquilli, sono lo stesso fesso di prima”. In questa temperie culturale si situa la placida naturalezz­a con cui i giornali riferiscon­o che ora, in cambio delle dimissioni di Durigon, si dovrebbe dimettere Lamorgese da ministra dell’interno o, meglio ancora Conte, che non avendo incarichi di governo si dovrà dimettere da capo dei 5Stelle, da avvocato, da professore o da pugliese. Però il metodo è affascinan­te: tu infarcisci il governo, che è di fauna composita, di ceffi impresenta­bili che ti vergognere­sti a portare in pizzeria, i quali sparano enormità incostituz­ionali appena ne hanno l’occasione; se qualcuno protesta, contrarian­do molto Draghi che è per il quieto vivere, li fai dimettere, chiedendo in cambio la testa di gente che non c’entra niente ma che ti sta sul gozzo. Potenzialm­ente puoi crearti un governo su misura, di destra purissima, nel caso questo non lo fosse abbastanza (i fascisti dichiarati ancora non sono ammessi, ma la zona grigia è percorribi­le). Ma cos’è, politica o racket?

PARADOSSI

C’È LA NOIA DI DRAGHI, POI SALVINI CHE CHIEDE LA TESTA DELLA LAMORGESE

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