• Ranieri Migliori, non disturbare
Chiediamo scusa se abbiamo irritato Draghi, rovinandone l’a plomb internazionale, con la nostra insistenza per la cacciata del sottosegretario Durigon. Il quale dimettendosi ha tenuto a sottolineare di non essere fascista, da cui discende che il desiderio da lui espresso di una intitolazione di un parco di Latina al fratello tangentista di Mussolini era evidentemente l’espressione di una stima per i tangentisti, oppure – vista la concomitante sottrazione del parco alla memoria di Falcone e Borsellino – di un’antipatia per i giudici ammazzati dalla mafia; e capite che se è così è tutta un’altra storia.
Comunque, tutto è bene quel che finisce bene: Draghi non è più “infastidito” dalle proteste degli antifascisti, ormai considerati alla stregua di rompicoglioni, sabotatori dell’ottimo governo per delle piccolezze; Durigon verrà promosso da Salvini nel partito per il bel gesto compiuto e, apprendiamo dai giornali informati, ora nel governo ci sarà un bel repulisti. Di fascisti e/o simpatizzanti dei mafiosi stragisti? No, ma che andate a pensare! Di Lamorgese e Conte, persone sì estranee alla vicenda, ma invise a Salvini.
C’è da dire che Durigon ha potuto galleggiare per 22 giorni sul limo della sua frase abietta perché quest’ultima si situa in una intercapedine che vede i liberali – tra i quali gli ormai caricaturali esponenti di Italia viva, fieri di comunicare alla nazione che non avrebbero votato la sfiducia al sottosegretario voluta da Pd, M5S e LEU – schierati dalla parte della “libertà d’espressione” qualunque essa sia, contro la dittatura del politicamente corretto e della cancel culture che priva la famiglia Mussolini del suo posto nella Storia e nei parchi dell’agro Pontino. (Lamaglia stavolta si è allargata troppo, ma vedrete che presto qualcun altro ci infilerà il dito, specie perché di Durigon sono pieni i partiti: complimenti al Pd di Bologna che invita alla Festa dell’unità un deputato di FDI che nel tempo libero si veste da nazista).
Ma il punto è un altro: “Claudio Durigon certamente non è un fascista”, assicura il Corriere ; anzi, ha avuto il merito di portare alla luce il vero problema: “la non definitiva cicatrizzazione delle ferite seguite al Ventennio e alla Guerra Mondiale”. Non è lui che è fascista, siamo noi che non cicatrizziamo bene.
Sul fronte mafia, Durigon ha la bontà di spiegare a chi aveva capito male che “i due magistrati sono non solo due figure eroiche, ma anche dei modelli di etica, di civismo, di senso dello Stato”, perciò la prima cosa da fare per onorarli è togliere il loro nome da targhe, strade, parchi per metterci quelli di gerarchi fascisti. Segue l’immancabile “omaggio alla bonifica dell’agro Pontino”, un classico del genere “il Duce ha fatto anche cose buone”, messaggio criptato ben noto in certi ambienti che significa “tranquilli, sono lo stesso fesso di prima”. In questa temperie culturale si situa la placida naturalezza con cui i giornali riferiscono che ora, in cambio delle dimissioni di Durigon, si dovrebbe dimettere Lamorgese da ministra dell’interno o, meglio ancora Conte, che non avendo incarichi di governo si dovrà dimettere da capo dei 5Stelle, da avvocato, da professore o da pugliese. Però il metodo è affascinante: tu infarcisci il governo, che è di fauna composita, di ceffi impresentabili che ti vergogneresti a portare in pizzeria, i quali sparano enormità incostituzionali appena ne hanno l’occasione; se qualcuno protesta, contrariando molto Draghi che è per il quieto vivere, li fai dimettere, chiedendo in cambio la testa di gente che non c’entra niente ma che ti sta sul gozzo. Potenzialmente puoi crearti un governo su misura, di destra purissima, nel caso questo non lo fosse abbastanza (i fascisti dichiarati ancora non sono ammessi, ma la zona grigia è percorribile). Ma cos’è, politica o racket?
PARADOSSI
C’È LA NOIA DI DRAGHI, POI SALVINI CHE CHIEDE LA TESTA DELLA LAMORGESE