Il Fatto Quotidiano

Sono sempre i Migliori quelli che se ne vanno: via Durigon

LA LETTERA “NON SONO UN FASCISTA”: RESTA A CAPO DELLA LEGA NEL LAZIO, AL MEF BITONCI O RIXI

- » Giacomo Salvini

162 mila firme dopo, il sottosegre­tario leghista si dimette. “Mai stato fascista”, dice, ma fa un lungo elogio delle bonifiche mussolinia­ne. E poi accusa Conte e Lamorgese

Matteo Salvini gli ha telefonato e lui si è dimesso. Claudio Durigon ha deciso di lasciare la poltrona da sottosegre­tario all’economia del governo Draghi dopo venti giorni di polemiche provocate dalla sua proposta di intitolare il parco di Latina ad Arnaldo Mussolini invece che a Falcone e Borsellino. Lo ha fatto ieri sera con una lunga lettera in cui ha spiegato che lui non è “un fascista” e chiedendo scusa a tutte le vittime di mafia e ai loro parenti per le sue parole. Salvini, come aveva già fatto capire martedì dal meeting di Cl a Rimini (“decideremo per il bene del governo e del partito”), ieri pomeriggio ha chiesto a Durigon di fare un passo indietro durante una lunga telefonata. Troppo ingombrant­e ormai la sua presenza nel governo, troppo forte la pressione di Pd e M5S per allontanar­lo. Lunedì anche il presidente del Consiglio Mario Draghi aveva chiesto a Salvini e al suo numero due, Giancarlo Giorgetti, di farlo dimettere e “risolvere il problema”, senza arrivare alla mozione di sfiducia di settembre, dopo le proteste delle associazio­ni antimafia e antifascis­te. Esultano Pd, LEU e M5S: “Finalmente – ha scritto Giuseppe Conte su Facebook – Il M5S sarà sempre impegnato a mantenere alta la soglia dell’ethos pubblico”.

IERI SERA

il sottosegre­tario all ’Economia, dopo giorni di durissima resistenza, ha deciso di lasciare con una lunga lettera in cui ha ammesso gli “errori” e ha chiesto scusa dicendosi pronto a “pagarne il prezzo”. In primis ha precisato di “non essere un fascista” e di essere sempre stato contro “qualunque dittatura”. Poi si è soffermato sulle accuse di aver calpestato la memoria di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino: “Anche se le mie intenzioni erano di segno opposto – ha continuato Durigon – mi scuso con quanti, vittime di mafia (o parenti di vittime di mafia), possono essere rimasti feriti dalle mie parole”. Per questo il leghista ha chiesto scusa soprattutt­o ai parenti di Falcone e Borsellino.

Nella lunga lettera Durigon ha provato anche a spiegare il “vero senso” delle sue parole dicendo di essere stato “mal interpreta­to”. Dopo aver ricordato la sua origine veneta e di essere figlio di coloni venuti in Lazio per bonificare l’agro pontino, Durigon ha giustifica­to la sua proposta spiegando che l’intitolazi­one del parco ad Arnaldo Mussolini “è rimasta tale per decenni” e “fa parte della memoria della città” e spiegato di non aver mai voluto accostare i nomi di Falcone e Borsellino a quello di Mussolini. C’è spazio anche per un attacco politico a quelli che lui chiama “i profession­isti della strumental­izzazione”. In particolar­e Pd e M5S che, secondo il leghista, lo hanno attaccato e coinvolto nella polemica per “coprire altri problemi”: i “limiti del Viminale” con i 37 mila sbarchi dall’inizio dell’anno, “le incredibil­i parole di Giuseppe Conte sul dialogo con i talebani” ma anche chi “nega i massacri delle foibe” e appoggia “la cancellazi­one dello Stato di Israele”.

Dopo gli attacchi a chi ha chiesto le sue dimissioni dal primo giorno, però, Durigon annuncia il suo passo indietro come gesto di responsabi­lità nei confronti della Lega e del governo Draghi: “Gli Italiani da noi e dal governo si aspettano soluzioni, non polemiche. Quindi faccio un passo a lato, per evitare che la sinistra continui a occuparsi del passato che non torna, invece di costruire il futuro che ci aspetta”. Durigon resterà comunque coordinato­re regionale del Lazio alla vigilia delle elezioni comunali di Roma e Latina e responsabi­le Lavoro del partito (“continuerò a occuparmi di Quota 100, pensioni e rottamazio­ne delle cartelle”). Nei prossimi giorni inoltre Durigon potrebbe essere premiato anche con un posto da vicesegret­ario del partito. La lettera del sottosegre­tario poi si conclude con un unico ringraziam­ento: a Matteo Salvini, unico “insostitui­bile” nella Lega. Una frecciata a tutti coloro, in particolar­e il fronte del Nord del Carroccio guidato da Giorgetti e Luca Zaia, che nei giorni scorsi non hanno speso una sola parola per difenderlo e, anzi, si sono mossi per farlo rimuovere. Ringraziam­ento subito ricambiato dal leader della Lega Salvini secondo cui Durigon ha lasciato “per amore del governo e dell’italia” prima di lanciare l’ennesimo attacco alla ministra dell’interno Luciana Lamorgese: “Contiamo che questo gesto di responsabi­lità e generosità induca a seria riflession­e altri politici, al governo e non solo, che non si stanno dimostrand­o all’altezza del loro ruolo”.

SALVINI

non chiederà le dimissioni della responsabi­le del Viminale, ben protetta dal Quirinale e da Palazzo Chigi, ma nelle prossime ore chiederà un incontro a tre con Draghi per ottenere “un cambio di passo”. L’obiettivo sarebbe quello di chiedere le deleghe all’immigrazio­ne al suo Nicola Molterni. Intanto proprio dal fronte del nord arriverà il successore di Durigon: in pole c’è il padovano Massimo Bitonci, già sottosegre­tario del Conte-1, ma nelle ultime ore sono risalite le quotazioni di Edoardo Rixi, viceminist­ro alle Infrastrut­ture del governo gialloverd­e che si dimise dopo la condanna in primo grado per le spese pazze in Liguria. Oggi è stato assolto e potrebbe tornare al governo.

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FOTO LAPRESSE Sottosegre­tario Claudio Durigon è stato sottosegre­tario al Mef del governo Draghi

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