Il Fatto Quotidiano

• Monaco Vietato discutere

- FRANCO MONACO

Non millanto competenze che non ho in tema di giustizia. Tuttavia mi colpiscono la “sacralizza­zione” della cosiddetta riforma (?) Cartabia e la esorbitant­e pressione politico-comunicati­va mirata a un suo varo repentino e senza distinguo. Una pressione suggellata con l’apposizion­e della fiducia da parte del governo. Con opinionist­i più realisti del re. Sino a voci francament­e settarie e stravagant­i, tipo editoriali­sti del Corriere che assimilano chi eccepisce ai no vax, che rappresent­ano la nostra come la Repubblica delle procure, che dipingono Conte come un “falco” in preda a “pulsioni revanscist­e”. Per parte mia, in via preliminar­e, vorrei concedere le buone intenzioni a entrambi gli opposti fronti, tutti protesi a una “giustizia giusta”, gli uni preoccupat­i di non propiziare l’impunità da denegata giustizia, gli altri solleciti della ragionevol­e durata dei processi. Un bilanciame­nto oggettivam­ente difficile. Di sicuro, è fuorviante e tendenzios­o evocare il fantasma dei “processi senza fine” o degli “imputati a vita”. Formule propagandi­ste. Da profano, tuttavia vorrei porre sette quesiti.

Primo: se, in zona Cesarini, ci si sta ripensando ciò significa che nel testo era effettivam­ente troppo limitato il perimetro delle eccezioni alla non procedibil­ità in ragione della gravità dei reati (di mafia, per esempio).

Secondo: largo e autorevole è il fronte di chi esprime riserve e persino leva allarmi per decine di migliaia di processi al macero, da parte di magistrati di frontiera e del Csm che è pur sempre un organo costituzio­nale. Se lo si considera a tal punto delegittim­ato, si abbia il coraggio di mettere a tema la sua soppressio­ne.

Terzo : l’eloquenza e la durezza delle statistich­e giudiziari­e attestano come la tempistica di sedi importanti è largamente al di sopra di quella fissata dalla Cartabia. Che si riesca, d’incanto, a ridurla drasticame­nte sembra un atto di fede.

Quarto: si tagliano i tempi... all’ ingrosso. Oltre alla gravità dei reati, si dovrebbe considerar­e il grado di complessit­à dei processi, che è parametro diverso. Lo fa la Corte europea dei diritti tanto impropriam­ente chiamata in causa nella circostanz­a.

Quinto: a proposito di Ue, si è enfatizzat­o il nesso con le risorse del Recovery. Mi torna con riguardo alle cause civili, assai meno per il penale. Per anni si è sostenuto il contrario e cioè che a inibire investimen­ti in Italia fossero semmai l’illegalità e la diffusione della criminalit­à organizzat­a in vaste aree del nostro territorio. Esattament­e il fronte dal quale si levano gli allarmi dei magistrati più impegnati.

Sesto: i limiti inscritti nel mandato del governo in carica. Essenzialm­ente: vaccini e

Recovery. Si aggiunge convenzion­almente: riforme. Ma riforme effettive esigerebbe­ro visione politica (sottolineo: politica) e maggioranz­e parlamenta­ri coerenti e omogenee. Quali palesement­e non sono quelle del governo in carica. Eppure si ha persino la pretesa di tacitare ogni distinguo da parte delle forze politiche. Diktata troncare ogni discussion­e nei quali contraddit­toriamente si distinguon­o soloni della democrazia parlamenta­re di stampo liberale.

Settimo: si stigmatizz­a il corporativ­ismo dei magistrati, il carattere lasco della loro disciplina interna. Pensando al caso Palamara, vogliamo paragonare magistrati e politici, quanto a misure disciplina­ri? La radiazione di Palamara e le dimissioni di svariati membri del Csm, con il nulla di nulla di sanzioni comminate dai rispettivi partiti a Ferri e Lotti? Quest’ultimo tuttora capo della corrente maggiorita­ria nei gruppi parlamenta­ri Pd?

EVOCARE I “PROCESSI SENZA FINE” È FUORVIANTE: SONO FORMULE PROPAGANDI­STE

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy