Conte li minaccia: Benetton in uscita trattano il prezzo
L’ultimatum “Proposta irrinunciabile o scatta la revoca”
Ultimatum a oltranza, almeno fino a domenica. Andrà avanti così finché Autostrade per l’italia (Aspi) non consegnerà l’offerta per chiudere la ferita del ponte Morandi. Dovrà essere così conveniente “che il governo non potrà dire di no, altrimenti scatterà la revoca”, avvisa Giuseppe Conte in visita al Mose di Venezia. La cadenza quotidiana delle minacce serve a mettere spalle al muro la controparte, ed evitare al governo una conta interna assai critica. Un’apertura è arrivata. I Benetton, maggiori azionisti di Atlantia, che a sua volta controlla il concessionario, stanchi da tempo del braccio di ferro col governo, hanno fatto di nuovo sapere di essere pronti a cedere il controllo di Aspi. Stavolta però l’indicazione è arrivata direttamente nel cda della holding dai rappresentanti di Edizione, la cassaforte di famiglia. Ma tutto ha un prezzo. E questo può arrivare solo dopo l’accordo sulla concessione.
Andiamo con ordine. Ieri Conte ha ribadito l’ultimatum consegnato giovedì nel vertice tra i tecnici dei ministeri coinvolti e gli uomini di Aspi e Atlantia: il concessionario deve alzare l’offerta fatta finora. Non bastano gli 1,5 miliardi promessi per ridurre le tariffe, la cifra va portata ben oltre i 3 miliardi. Aspi deve poi accettare il nuovo sistema tariffario dell’authority dei trasporti, che mette fine allo strapotere dei concessonari, e deve alzare le manutenzioni e l’indennizzo per il disastro del Morandi, rinunciando a qualsiasi contenzioso e accettando penalità in caso di inadempimenti su controlli e manutenzione. A conti fatti, si passerebbe dai 2,9 miliardi offerti finora da Aspi ad almeno 5 miliardi.
Ieri i cda delle due società si sono riuniti dando mandato di predisporre un’offer ta
“sostenibile” per il bilancio di Autostrade, gravato da 9 miliardi di debiti. Sarà consegnata tra oggi e domani e analizzata nel Consiglio dei ministri, che dovrà prendere una decisione. Era previsto per lunedì, ma è già slittato a martedì, anche perché a inizio settimana Conte dovrà volare a Berlino per incontrare Angela Merkel. Altre 24 ore a disposizione.
Il Cdm ha davanti tre soluzioni. La prima è giudicare l’offerta congrua e chiudere così il contenzioso, ma è impensabile visto che i 5Stelle sono ormai sulla linea che i Benetton devono perdere la gestione. Può respingerla e avviare la revoca. Oppure può accettarla subordinandola di fatto al negoziato per l’uscita o il ridimensionamento di Atlantia da Aspi. Resta qui da vedere se sarà considerata sufficiente dai 5Stelle. “Devono uscire dalla gestione, o usciremo noi dal governo”, ha avvisato ieri il viceministro M5S allo Sviluppo, Stefano Buffagni.
I Benetton il segnale l’hanno dato. La litigiosa famiglia, orfana di Gilberto, vero artefice dell’espansione finanziaria, sembra essersi allineata alla visione di Luciano Benetton. Per evitare di farsi pagare per cedere le quote l’idea è un aumento di capitale che faccia diluire Atlantia nell ’azionariato
(oggi ha l’88% di Aspi). In ambienti governativi l’idea è che i nuovi soci siano guidati dalla Cassa depositi e prestiti. Ma a quale prezzo? Oggi il titolo di Atlantia sconta in Borsa una valutazione di Autostrade di
I Benetton devono uscire, se qualcuno ha altre idee gli lasciamo il Paese
Stefano Buffagni
Rinvio Entro domenica l’offerta del concessionario ma il Cdm slitta a martedì La famiglia detta la linea: “Cediamo il controllo”
5,5 miliardi. Per avere il controllo del capitale, Cdp e compagnia dovrebbero sborsarne altrettanti. Più è alto il valore del concessionario più i Benetton riusciranno a far digerire ai fondi azionisti di Atlantia la rinuncia al controllo. Finora il management del gruppo ha sempre cercato di valorizzare la controllata a prezzo pieno, circa 14 miliardi.
Il prezzo finale, però, lo stabilira il negoziato tecnico sulla concessione. Trovato l’accordo lì, si passerà alla fase successiva. Sarebbe la soluzione ideale per il Pd e i renziani di Italia Viva, questi ultimi fermamente contrari all’ipotesi revoca. Non è detto che basti però ai 5Stelle. Da Palazzo Chigi filtra che Conte sia pronto a procedere alla revoca, e di temere solo la spaccatura tra i dem. Anche se tutte le caselle dovessero andare al loro posto, servirà altro tempo per negoziare sul prezzo con i Benetton.