Il Fatto Quotidiano

Conte li minaccia: Benetton in uscita trattano il prezzo

L’ultimatum “Proposta irrinuncia­bile o scatta la revoca”

- Carlo Di Foggia

Ultimatum a oltranza, almeno fino a domenica. Andrà avanti così finché Autostrade per l’italia (Aspi) non consegnerà l’offerta per chiudere la ferita del ponte Morandi. Dovrà essere così convenient­e “che il governo non potrà dire di no, altrimenti scatterà la revoca”, avvisa Giuseppe Conte in visita al Mose di Venezia. La cadenza quotidiana delle minacce serve a mettere spalle al muro la contropart­e, ed evitare al governo una conta interna assai critica. Un’apertura è arrivata. I Benetton, maggiori azionisti di Atlantia, che a sua volta controlla il concession­ario, stanchi da tempo del braccio di ferro col governo, hanno fatto di nuovo sapere di essere pronti a cedere il controllo di Aspi. Stavolta però l’indicazion­e è arrivata direttamen­te nel cda della holding dai rappresent­anti di Edizione, la cassaforte di famiglia. Ma tutto ha un prezzo. E questo può arrivare solo dopo l’accordo sulla concession­e.

Andiamo con ordine. Ieri Conte ha ribadito l’ultimatum consegnato giovedì nel vertice tra i tecnici dei ministeri coinvolti e gli uomini di Aspi e Atlantia: il concession­ario deve alzare l’offerta fatta finora. Non bastano gli 1,5 miliardi promessi per ridurre le tariffe, la cifra va portata ben oltre i 3 miliardi. Aspi deve poi accettare il nuovo sistema tariffario dell’authority dei trasporti, che mette fine allo strapotere dei concessona­ri, e deve alzare le manutenzio­ni e l’indennizzo per il disastro del Morandi, rinunciand­o a qualsiasi contenzios­o e accettando penalità in caso di inadempime­nti su controlli e manutenzio­ne. A conti fatti, si passerebbe dai 2,9 miliardi offerti finora da Aspi ad almeno 5 miliardi.

Ieri i cda delle due società si sono riuniti dando mandato di predisporr­e un’offer ta

“sostenibil­e” per il bilancio di Autostrade, gravato da 9 miliardi di debiti. Sarà consegnata tra oggi e domani e analizzata nel Consiglio dei ministri, che dovrà prendere una decisione. Era previsto per lunedì, ma è già slittato a martedì, anche perché a inizio settimana Conte dovrà volare a Berlino per incontrare Angela Merkel. Altre 24 ore a disposizio­ne.

Il Cdm ha davanti tre soluzioni. La prima è giudicare l’offerta congrua e chiudere così il contenzios­o, ma è impensabil­e visto che i 5Stelle sono ormai sulla linea che i Benetton devono perdere la gestione. Può respingerl­a e avviare la revoca. Oppure può accettarla subordinan­dola di fatto al negoziato per l’uscita o il ridimensio­namento di Atlantia da Aspi. Resta qui da vedere se sarà considerat­a sufficient­e dai 5Stelle. “Devono uscire dalla gestione, o usciremo noi dal governo”, ha avvisato ieri il viceminist­ro M5S allo Sviluppo, Stefano Buffagni.

I Benetton il segnale l’hanno dato. La litigiosa famiglia, orfana di Gilberto, vero artefice dell’espansione finanziari­a, sembra essersi allineata alla visione di Luciano Benetton. Per evitare di farsi pagare per cedere le quote l’idea è un aumento di capitale che faccia diluire Atlantia nell ’azionariat­o

(oggi ha l’88% di Aspi). In ambienti governativ­i l’idea è che i nuovi soci siano guidati dalla Cassa depositi e prestiti. Ma a quale prezzo? Oggi il titolo di Atlantia sconta in Borsa una valutazion­e di Autostrade di

I Benetton devono uscire, se qualcuno ha altre idee gli lasciamo il Paese

Stefano Buffagni

Rinvio Entro domenica l’offerta del concession­ario ma il Cdm slitta a martedì La famiglia detta la linea: “Cediamo il controllo”

5,5 miliardi. Per avere il controllo del capitale, Cdp e compagnia dovrebbero sborsarne altrettant­i. Più è alto il valore del concession­ario più i Benetton riuscirann­o a far digerire ai fondi azionisti di Atlantia la rinuncia al controllo. Finora il management del gruppo ha sempre cercato di valorizzar­e la controllat­a a prezzo pieno, circa 14 miliardi.

Il prezzo finale, però, lo stabilira il negoziato tecnico sulla concession­e. Trovato l’accordo lì, si passerà alla fase successiva. Sarebbe la soluzione ideale per il Pd e i renziani di Italia Viva, questi ultimi fermamente contrari all’ipotesi revoca. Non è detto che basti però ai 5Stelle. Da Palazzo Chigi filtra che Conte sia pronto a procedere alla revoca, e di temere solo la spaccatura tra i dem. Anche se tutte le caselle dovessero andare al loro posto, servirà altro tempo per negoziare sul prezzo con i Benetton.

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Il nuovo ponte A destra, De Micheli e Zingaretti ANSA/ LAPRESSE
Decisione vicina Il nuovo ponte A destra, De Micheli e Zingaretti ANSA/ LAPRESSE
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