Il Fatto Quotidiano

A Piglio la mazzetta km0 (con abbacchio)

» CORROTTI Richieste alimentari

- » Antonello Caporale

Due spicchi d’aglio, qualche foglia di salvia, poi rosmarino, due bicchieri di vino bianco (ma secco), sale, pepe, farina e sua maestà l’agnello. Anche un abbacchio serviva per intortare i carabinier­i, deviare il corso dell’appalto e agevolare la libera impresa nell’esercizio delle sue disfunzion­i.

La tangentocr­azia, il potere di riportare la norma a un’opzione, meno di una mera clausola di stile, sviluppa nel Paese, secondo il possente rapporto dell’autorità anticorruz­ione, una frenesia a spingere sempre più in giù il livello della propria dignità e della concezione di cosa sia la legge. Così il neopreside­nte dell’anac ci ha fatto conoscere la richiesta che un funzionari­o del comune di Piglio, nel frusinate, ha avanzato a due imprendito­ri per agevolare l’appalto: mille euro cash, un’auto di alta cilindrata per un weekend memorabile, e poi come consolazio­ne gastronomi­ca: l’abbacchio. Non sappiamo ancora con certezza se l’abbacchio fosse nel recinto delle consideraz­ioni per qualificar­e meglio i lavori di efficienta­mento energetico della scuola del paesino ciociaro oppure fosse servito a velocizzar­e, nell ’ imperativo di dare efficienza alla pubblica amministra­zione, le azioni di disinfesta­zione, cioè di pulizia profonda di Piglio e delle sue viscere. L’abbacchio nella Ciociaria è il mattatore della tavola e l’impiegato ha voluto dare un segno del genius loci alla sua richiesta, avanzata nel rispetto della tradizione. È finita come si sa, purtroppo, e la pubblicità ulteriore è solo merito dell’agnello che, bisogna dirlo per la cronaca, grazie all’intervento dei caramba non è stato poi sacrificat­o. Uguale misera sorte (arresti domiciliar­i) è toccata a tre funzionari dell’agenzia delle entrate di Frosinone che, amanti invece del mare, utilizzava­no i pesci, anzi i “pesci gialli”, come metafora delle singole dazioni. I donanti, cioè i pesci, cioè i cittadini, per ogni pratica “complessa” sganciavan­o una somma la cui modestia (ora cinquanta, ora cento euro) dev’essere inquadrata nel segno della dilagante crisi economica. Si arraffa quel che si può.

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